La Stampa, 29 ottobre 2022
I re della tecnologia bruciano 580 miliardi in Borsa
Una crisi generale. Causata dal crollo del mercato pubblicitario. Aggravata dall’inflazione e dalle tensioni internazionali. Ma che di fatto colpisce tutti i grandi colossi tecnologici. Nessuno escluso. Tutte le società hi-tech che hanno goduto di una crescita oltre ogni attesa dallo scoppio della pandemia in poi stanno subendo l’impatto di un quadro economico cambiato. Il rallentamento della pubblicità online registrato nei primi mesi dell’anno è diventato ancora più marcato nel secondo semestre. Il boom dei tecnologici è finito, commentano unanimi gli analisti di Wall Street. Gli investitori delle prime cinque società tecnologiche per capitalizzazione (Amazon, Meta, Alphabet, Microsoft e Apple), hanno perso complessivamente circa 580 miliardi negli ultimi due giorni di contrattazioni in borsa. Alphabet, la holding di Google, ha dato il via alla settimana nera del settore. Il fatturato cresciuto meno delle attese (+6% rispetto al +41% di anno fa) e la flessione del giro di affari di Youtube (-2%) hanno certificato che il quadro è cambiato. Nella burrasca è finito anche Zuckerberg con Meta. Due delle tre trimestrali del 2022 hanno registrato un calo inatteso. E la prossima sarà dello stesso tono. Il titolo ha perso quasi tre quarti del proprio valore rispetto ai mille miliardi di dollari toccati solo un anno fa. Ma il calo non riguarda solo i business legati alla pubblicità. Microsoft ha perso il 9,5% in due sedute nonostante i risultati parlino di affari in crescita. Microsoft stima un fatturato tra i 52,35 e i 53,35 miliardi di dollari. Ma i timori degli investitori sono rivolti soprattutto al futuro, alla possibilità che la società guidata da Satya Nadella venda meno prodotti. arc.roc. —