ItaliaOggi, 28 ottobre 2022
Il governo secondo Dago. Intervista
«Il governo Meloni si fa 5 anni. La debolezza dei due alleati minori della coalizione, Salvini e Berlusconi, è la sua forza. Alla fine dovranno digerire la Meloni e possono fare un po’ di scena ma non più di tanto. Anche perché Mattarella non scherza, gli piazza un bel governo tecnico. E loro sono finiti». Roberto D’Agostino, giornalista poliedrico, fondatore di Dagospia, il sito di retroscena di politica e affari, dice chiaro e tondo: «Tutte le discussioni, le alzate di testa servono a fare ammuina. Il tetto al contante a 10mila euro? Ma no, la Meloni lo mette a 3 mila».
Domanda. Facciamo un primo bilancio. Intanto, il presidente o la presidente Meloni?
Risposta. E chi se ne frega, viviamo in una società fluida, in cui ciascuno sceglie il genere che gli pare. Io se domani mi sveglio e mi sento Samantha con l’h nessuno mi può rompere. Se Giorgia Meloni si vuole far chiamare «il presidente» facesse pure.
D. La sinistra ne fa una questione di difesa delle battaglie femministe.
R. Da sinistra stanno sparando cazzate.
D. Ci hanno fatto una parte del dibattito dentro e fuori il palazzo in occasione della fiducia al governo…
R. Robe che fanno solo infuriare la gente. Qui vogliono sapere se il figlio troverà lavoro, se ce la fanno a pagare le bollette. Queste discussioni sui generi interessano quattro gatti che pensano di rappresentare il Paese, alla gente non frega niente.
D. La Meloni ha detto che alzerà il tetto del denaro contante, la Lega ha chiesto a 10 mila euro. Questo frega o no?
R. Questa è la proposta del famoso leghista no euro Alberto Bagnai. Oggi il tetto è a 2 mila, a gennaio dovrebbe andare a mille. La Meloni vuole avere l’asse con Matteo Salvini per limitare Forza Italia e quindi ha aperto a rivedere il tetto. Ma finirà che sarà di 3 mila euro.
D. Perché 3mila?
R. Perché lo so, è una mia informazione. La Meloni deve destreggiarsi tra i due picchiatelli che le stanno di lato, i due vicepremier, deve fare un po’ di equilibrismi, cedere qualcosa, salvo trovare subito i contrappesi per ribilanciare tutto. Ma di ciccia lei non concede nulla. E lo vedrete sulla flat tax e sulle pensioni: i soldi non ci stanno.
D. Forza Italia ha provocato una mezza crisi ancora prima del giuramento del governo.
R. Ma dove va Forza Italia. Doveva avere la Giustizia e non l’ha avuta, la Sanità e zero, ha avuto Antonio Tajani agli Esteri, che con Licia Ronzulli non è che vada d’amore e d’accordo. Gilberto Pichetto Fratin all’Ambiente e sicurezza energetica, che deve portarsi come consulente il ministro che c’era prima lui, Roberto Cingolani. E poi gli altri, tutti ministeri minori. Tutta scena.
D. Che vita avrà il governo? Le impuntature di Berlusconi, le fughe in avanti di Salvini...
R. La forza di questo governo è proprio la sua debolezza. Questi si fanno 5 anni. La Meloni ha il 26%, Salvini ha l’8% e meno Berlusconi. I due alleati minori da soli dove vanno senza Fratelli d’Italia? Ora stando al governo hanno la forza del potere, se scherzano Sergio Mattarella gli piazza subito un bel governo tecnico e sono finiti. Salvini ha mezza Lega contro, Veneto e Friuli non hanno un ministro al governo. Ora ha pure la grana della Lombardia, perché Letizia Moratti con la sua lista fa il 20%, ha Beppe Sala che l’appoggia e pure Azione. Se il Pd non fa sciocchezze, Salvini perde la sua regione. Se sta al governo ha potere, poi dove va.
D. Salvini ha scucito ministeri di peso.
R. Sull’economia ha Giancarlo Giorgetti, perché la Meloni pensava avrebbe avuto la copertura di Mario Draghi che invece non ci pensa proprio.
D. Con Giorgetti il draghiano?
R. Quando si è trattato di decidere se far cadere o meno l’esecutivo, Giorgetti si è subito riallineato a Salvini. E queste cose l’ex presidente Bce se le lega al dito.
D. Salvini ha le Infrastrutture.
R. Ma non gestirà i fondi del Pnrr ed è limitato dai poteri della Guardia costiera e del Ministero del Mare. Insomma, la Meloni quando concede qualcosa prevede sempre contrappesi.
D. Che succederà a Forza Italia?
R. Fin quando c’è Berlusconi restano dove stanno, e il Cavaliere sarà affidabile anche perché ci sono i figli a vigilare, e hanno il loro peso, ed è tornato in campo anche Gianni Letta. Poi Forza Italia si sfalderà, qualcuno con Salvini, qualcuno con Matteo Renzi, la maggioranza di FI salirà sul carro del vincitore, su Fratelli d’Italia.
D. Insomma, che ci aspetta?
R. Ci saranno un po’ di provocazioni, alcune concessioni. Ma i due alleati minori abbasseranno le penne. Ripeto, non possono fare diversamente, non hanno alternative. Con chi si alleano? Con chi fanno un nuovo governo? Il Pd è in coma profondo, morso ai fianchi dal M5s, c’è Renzi, ma ha il 6 per cento da dividere con Carlo Calenda. La Meloni ha il coltello dalla parte del manico.
D. Che leader è la Meloni?
R. È una tosta. Bisogna vederla ora sui fatti, per esempio che fa sulle partecipate, che nomine fa. E sulla sua squadra deve stare attenta, e riconoscere di chi si può fidare, tenendo conto anche dell’opportunità, che nella politica ha la sua importanza. Tutto il resto è ammuina che serve a fare i giornali.