Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  ottobre 28 Venerdì calendario

Sbarchi cresciuti del 50%

«In Italia, come in qualsiasi altro Stato serio, non si entra illegalmente, si entra solo attraverso i decreti flussi». Giorgia Meloni lo aveva già messo in chiaro nel suo discorso programmatico alla Camera dei deputati. Per cui, ora che la partita è ufficialmente nelle mani del neo ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, inizia il lavoro con cui il governo ha in mente di arginare gli sbarchi. Del resto i numeri sembrano imporre un intervento dato che dall’inizio del 2022 al 26 ottobre, specie da Libia, Tunisia e Turchia, sono già arrivati nella Penisola 79.647 migranti, con ben 2.044 «eventi di sbarco» come li definisce il Viminale, in aumento di oltre il 50% rispetto allo stesso periodo del 2021. Cifre che se da un lato sono il risultato dell’analisi compiuta dal primo Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza presieduto ieri dal ministro, alla presenza dell’ammiraglio Cavo Dragone (Capo di Stato maggiore della Difesa) e dei vertici di tutte le forze di polizia del Paese. Dall’altro, l’aumento del 50% degli sbarchi, ha anche già indirizzato le azioni di Piantedosi che, come primo atto politico, ha ordinato nei giorni scorsi lo stop della Ocean Viking e Humanity 1, le due unità delle rispettive Ong (organizzazioni non governative) che operano nel Mediterraneo. Un intervento che proprio il ministro ha commentato chiarendo come «frenare le partenze significa anche limitare le morti in mare che mi ripugnano e che vedo ormai quasi non fanno più notizia». Posizioni che hanno strappato l’atteso assenso del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: «Idee chiare, bene così».
I PERCORSI
Nel corso del vertice di ieri, è stato anche fatto il punto sulle rotte più utilizzate dagli scafisti per consentire l’ingresso in Italia ai migranti. La prima porta di accesso verso l’Italia resta la Libia che, con «il protrarsi della situazione di instabilità interna», ha visto crescere la spinta migratoria del 75,83% rispetto all’anno scorso. In aumento anche il flusso proveniente dalla Tunisia che, al 26 ottobre, registra un + 25,96% rispetto 2021.
Non solo le rotte marittime. Ad aumentare nel corso dell’ultimo anno sono stati anche i flussi migratori in arrivo dalla Turchia (per cui principalmente via terra, attraverso i Balcani), che segnano un +43,02%. Al contrario, secondo i dati pubblicati dal Viminale, sono in lieve calo gli arrivi dall’Algeria (di solito diretti in Sardegna), con un meno 7,12%.
Numeri che per Piantedosi impongono «l’esigenza di avviare iniziative a livello europeo e i Paesi di origine e transito dei migranti per una gestione comune del fenomeno migratorio che consenta di governare i flussi attraverso il rafforzamento dei canali di ingresso legali, che tengano conto, nella ripartizione delle quote riservate ai singoli Stati, dell’impegno da questi profuso nel contrasto alla immigrazione illegale». Ovvero, tornando alle parole utilizzate dalla premier: «Recuperare la proposta originaria della missione navale Sophia dell’Unione europea che nella terza fase prevista, e mai attuata, prevedeva proprio il blocco delle partenze dei barconi dal Nordafrica».
In altri termini, per porre un argine agli arrivi estirpando alla radice le strutture che gestiscono il traffico nel Mediterraneo, il governo sta ragionando sul riattivare quella missione militare dell’Unione europea avviata nel 2015 contro cui, nel 2020, l’allora ministro dell’Interno Salvini si è scagliato.
A rendere particolarmente freddo il Capitano leghista è infatti la seconda fase della missione comunitaria, e cioè il salvataggio dei migranti fermati in mare, con il successivo sbarco in Italia. In ogni caso perché «la terza fase» veda la luce, individuando i centri di controllo dei trafficanti e distruggendoli, sarà necessario ottenere la collaborazione delle autorità libiche. Un obiettivo tutt’altro che semplice da raggiungere considerata l’instabilità che regna sovrana nel Paese e lo stop imposto da Mario Draghi alle missioni di addestramento degli agenti libici durante il conflitto scatenato in Ucraina dalla Russia.