Corriere della Sera, 27 ottobre 2022
I dati sugli omicidi stradali
Ogni giorno in Italia le polizie locali denunciano più di un guidatore per omicidio stradale e quasi nove per lesioni gravi. A dirlo è l’Associazione nazionale Comuni d’Italia (Anci) che ha analizzato l’attività svolta fra il 25 marzo 2016 – data in cui è entrata in vigore la nuova legge – e il 2021 in 93 città capoluogo dai vigili urbani «che rilevano la maggioranza degli scontri con morti e feriti avvenuti nel nostro Paese». Il bilancio è di 2.455 conducenti indagati per il reato più grave, che può aprire le porte del carcere sino a 18 anni, e di 18.882 per lesioni stradali.
Nella classifica delle città con oltre 150 mila abitanti, c’è Roma al primo posto per numero di indagati per omicidio stradale (574 fascicoli), seguono Napoli (137) e Torino (121). Milano guida invece la graduatoria quanto a indagati per lesioni stradali (3.858), ovvero con feriti con prognosi superiori a 40 giorni, al secondo e terzo posto ci sono Roma (3.516) e Firenze (1.914).
Il dossier sfata anche alcuni luoghi comuni: l’omicidio stradale non è un reato commesso solo da ubriachi e/o drogati. Anzi: i casi in cui è contestata l’aggravante dell’ebbrezza alcolica sono 160 (6,5% del totale), mentre sono sotto inchiesta o processo anche per uso di sostanze stupefacenti prima di mettersi al volante 135 persone (5,5%).
«Quando si sa di un guidatore indagato per omicidio stradale si pensa subito che sia stato trovato al volante in stato alterato – spiega Luigi Altamura, referente Anci per le polizie locali e comandante a Verona —. Questo forse è un modo per allontanare l’idea che chiunque possa distrarsi alla guida o passare con il “rosso” oppure andare ad alta velocità e uccidere: proprio queste, invece, sono le principali cause di incidenti gravi. Spesso durante le indagini scopriamo poi che i responsabili avevano l’auto con revisione scaduta, pneumatici lisci o fari che illuminano come candele. L’alcol certamente contribuisce a provocare incidenti gravi, ma interessa una percentuale esigua di indagati».
Un capitolo a parte meritano i «pirati della strada»: ne sono stati fermati 183, ai quali è stata poi contestata anche l’omissione di soccorso. È un fenomeno che interessa soprattutto le grandi città: 57 episodi a Roma e 12 a Milano. «In questi casi scopriamo poi che l’auto non era assicurata, era intestata a prestanomi oppure i conducenti avevano la patente sospesa, revocata o mai conseguita – dice Altamura —. Il fenomeno non è calato eppure li individuiamo quasi tutti. Però in questi sei anni ci sono state meno vittime: 3.282 nel 2016, 2.875 l’anno scorso. Si può fare ancora di più aggiungendo un’aggravante per chi è sorpreso alla guida con lo smartphone. Servirebbero poi più fondi per specialisti di infortunistica, ricostruzione 3D e altri agenti sulle strade». Sul versante giudiziario, spiegano dall’Anci, «la stragrande maggioranza dei procedimenti penali finisce in udienza preliminare con la richiesta degli imputati di un rito alternativo con riduzione della pena. Grazie ai rilievi tempestivi in caso di incidente, c’è un calo dei tempi delle sentenze».