Corriere della Sera, 27 ottobre 2022
Emma Bonino parla della ministra Roccella
Emma Bonino, come vede il destino dei diritti civili con questo governo?
«Non vedo nessuna luce».
Molti di questi diritti sono in capo al ministero della Famiglia, della Natalità e delle Pari opportunità che è stato affidato a Eugenia Roccella. Lei la conosce, vero?
«L’ho conosciuta negli anni Settanta quando faceva le battaglie con i Radicali».
Avete fatto battaglie insieme?
«No. Tra l’altro lei era molto più politicizzata di me. Militava nel Movimento di liberazione della donna, creato all’interno del Partito radicale, nel tempo in cui io arrivavo a Roma dalla provincia con la fissazione dell’aborto clandestino».
Anche la ministra Roccella ha fatto le battaglie per l’aborto. E adesso continua a dirsi femminista...
«Per fortuna il femminismo non è un sindacato».
Che cosa vuole dire?
«Ognuna ha il suo progetto di vita. Comunque, qualsiasi siano le sfaccettature del femminismo, hanno tutte una caratteristica comune: la tutela dei diritti delle donne, a cominciare da quello dell’aborto. Una caratteristica che mi pare che Eugenia Roccella proprio non abbia. Però voglio dire una cosa».
Che cosa?
«Non apprezzo per niente gli attacchi personali a lei: è semplicemente fedele interprete della presidente Giorgia Meloni. Quello che fa più scandalo è che da una giovinezza radicale sia passata a una maturità conservatrice, per non dire reazionaria».
Pensa che si occuperà della famiglia tradizionale tenendo fuori tutte le altre famiglie?
«Sì, nel suo ministero la signora Roccella ha già cominciato a parlare di famiglia al singolare. Del resto, come Meloni, lei pensa che la famiglia sia fatta da una mamma e un papà, magari con due pupi, meglio se un maschio e una femmina».
Nel 2016 Roccella si battè per fare un referendum per abolire le unioni civili. Teme che possa agire in qualche modo su quel fronte?
«Temo che i nuovi diritti civili verranno messi in un cassetto e che se ne riparlerà in un’altra epoca».
Meloni ha detto che non toccherà i diritti esistenti.
Aborto, famiglia, migranti... Temo che i nuovi diritti civili verranno messi in un cassetto
e se ne riparlerà in un’altra epoca
«Sì, appunto, questo vuol dire che si tornerà indietro. Mi sono sgolata per anni a dire che i diritti civili sono una cosa fragile, che vanno coltivati, curati, difesi e promossi ogni giorno perché se no una bella mattina ti svegli e non li hai più. E questo è quello che sta succedendo».
Anche per la legge 194? È stato detto in tutti i modi che non verrà toccata.
«Ma non c’è bisogno di dire di non cambiare la legge in Parlamento. Si può svuotarla di contenuti e renderla di fatto inapplicabile. Poi rimarranno fermi tutti gli altri diritti come lo Ius scholae, figuriamoci l’eutanasia, la cannabis neanche a dirlo. E poi sono molto spaventata per i diritti dei migranti».
Che cosa la spaventa?
«La dichiarazione di Giorgia Meloni sugli hotspot in Libia. Non capisco: la scelta su chi può venire o non venire la fanno i libici? Oppure mandiamo noi del personale? E questo personale chi lo protegge? Mi sembra solo un pericoloso slogan. Non dobbiamo stare zitti».
Che cosa fare?
«Penso a una mobilitazione della società civile. Non dobbiamo stare zitti e dire che va bene così. I diritti civili sono stati un po’ trascurati dalla società che si è ridotta a risolverli da sé».
Che cosa vuole dire?
«Chi ha i soldi può andare a far valere i suoi diritti all’estero, dove già esistono: ad esempio, in Svizzera per il suicidio assistito. Per la procreazione assistita a Barcellona o a Londra».
Torniamo agli anni Settanta. Eugenia Roccella era una leader radicale?
«Stava in quel gruppo del Movimento di liberazione della donna. Non l’ho mai pensata come una leader».
Era legata a Marco Pannella?
«Marco era molto legato a suo padre Franco».
Da quanto non la sente?
«Non l’ho mai più sentita da allora».
Vorrebbe dirle qualcosa?
«Non ho niente da dirle».