La Stampa, 27 ottobre 2022
I porti d’Europa nelle mani dei cinesi
Si è concluso con un compromesso il primo tempo della partita tra Berlino e Pechino per il controllo della gestione di uno dei quattro terminal del porto di Amburgo, il più piccolo. Sarebbe l’undicesimo porto in Europa a vedere la partecipazione del colosso di Stato della navigazione Cosco (China Ocean Shipping Company) nelle società portuali in Europa e nel Mediterraneo. La società cinese voleva acquistare attraverso una sua controllata il 35% della società di gestione del terminal Tollerort di Amburgo dalla società tedesca Hhl per 65 milioni di euro. Un terminal, che pur nella sua modestia, mobilita comunque 1,1 milioni di container ogni anno. Ma una legge in vigore in Germania non consente a società straniere di acquistare quote superiori al 25% senza avere luce verde dai ministeri competenti. Luce verde che è mancata. Sei ministeri si sono espressi in modo contrario, sollevando una bufera sulla stampa tedesca, anche perché la cancelleria – presieduta dall’ex sindaco di Amburgo – premeva per un accordo in ogni caso, soprattutto alla vigilia del primo viaggio in Cina di Olaf Scholz a inizio novembre. Le preoccupazioni del ministero dell’Economia tedesco erano legate ad un coinvolgimento crescente della Germania nella nuova Via della Seta «con il rischio che infrastrutture sotto l’influenza della Cina non fossero disponibili in caso di conflitto o crisi» riporta un documento del ministero. Anche la Commissione Ue aveva espresso perplessità per il timore che informazioni sensibili potessero arrivare in mani non proprio neutrali. Dopo giorni di polemiche l’anelato compromesso interno alla maggioranza è arrivato. Il governo federale consentirà che la controllata di Cosco acquisti il 24,9% della società tedesca, senza raggiungere la maggioranza di blocco. Ma l’esito della partita è ancora da scrivere. Berlino finora ha fatto i conti senza l’oste: Cosco. La società cinese ha replicato ieri che «non c’è alcuna garanzia che la transazione verrà effettuata». Non solo. Mentre era in via di risoluzione politica il caso di Amburgo, la società cinese ha formalizzato la sua uscita dalla partecipazione del 30% nella società di investimento del terminal di Duisburg Gateway, ora in costruzione. Un’opera da 100 milioni di euro per 235.000 metri quadri. Una tempistica che è pura coincidenza? Duisburg è il più importante snodo intermodale della via della Seta in Europa, uno dei punti di scambio dove arrivano su treno i container dalla Cina per poi essere smistati nelle chiatte sul Reno o via trasporto su gomma. Ma la guerra in Ucraina ha alterato gli equilibri e rallentato i traffici, se una volta si parlava di 50 treni merci alla settimana dalla Cina, ora sono una trentina. La presenza cinese, si diceva, è diffusa. L’esempio più eclatante è il porto del Pireo dove Cosco è entrata nel 2009 e nel tempo ha raggiunto il 67% delle quote della società di gestione del porto, dove ha anche un suo terminal che possiede al 100%. Quando è entrato al Pireo il porto greco era al 20 esimo posto in Europa, ora è il quarto. Ad Anversa la sua quota di Cosco è del 20%, a Rotterdam ha oltre il 17% del Euromax-Terminal, a Bilbao il 39% del Terminal Csp, a Valencia il 51%, a Vado Ligure ha una «quota di minoranza» nel Terminal Apm.