La Stampa, 27 ottobre 2022
La musica scritta dall’algoritmo
Echi di Bach, qualche tocco tipico di Mozart e Beethoven, sonorità più vicine alla contemporaneità. L’impatto è forte e suggestivo, potrebbe sembrare una partitura normalissima – e in parte lo è –, se non fosse per il fatto che a realizzarla è stata l’Intelligenza Artificiale. «Lili», sonata digitale per trio con pianoforte, elettronica e digital playback costruita sotto la guida di Andrea Chenna, verrà eseguita in prima assoluta sabato al Teatro Vittoria di Torino in uno spettacolo unico, tra note, parole e immagini, interamente firmato da una macchina. A interpretare la pagina sarà il Trio Debussy, con Piergiorgio Rosso al violino, Francesca Gosio al violoncello e Antonio Valentino al pianoforte.
«È un progetto originale perché la composizione è stata commissionata all’Intelligenza Artificiale, mentre l’esecuzione a dei musicisti – spiega Antonio Valentino, pianista, docente e direttore artistico dell’Unione Musicale, che organizza la stagione che ospita il concerto –. A svilupparlo è stato Andrea Chenna, oboista, compositore e artista eclettico, che ha dato in pasto a un cervellone una serie di dati e, una volta elaborati, sono diventati note».
«Ho allenato la macchina – dice Chenna – fornendole centinaia di dati da analizzare, centinaia di composizioni. La macchina ha compiuto un’analisi statistica e ha imparato da sola come scrivere una melodia di alcune battute. Per ora il risultato prodotto è breve perché le capacità di calcolo sono limitate, ma intravvedo nel prossimo futuro rapidi sviluppi».
L’applicazione dell’Intelligenza Artificiale in campo musicale ha da sempre incuriosito gli artisti e parecchi sono stati gli esperimenti, anche perché la musica è l’arte più idonea all’analisi dei big data, in quanto basata su informazioni matematiche. Però, nonostante una macchina sia in grado di realizzare composizioni simili a quelle umane, difficilmente si avvierà a sostituire la creatività degli esseri in carne e ossa. «Non credo accadrà, soprattutto dal punto di vista esecutivo – prosegue –. Non riesco a immaginare un futuro in cui la gente andrà a un concerto per sentire delle macchine eseguire della musica composta da loro. Noi musicisti, quando suoniamo, diamo un’inflessione pressoché infinita del timbro del suono ed è impossibile da ingabbiare matematicamente, quindi questo aspetto non sarà mai delegato a un freddo calcolatore. Invece, avviene già da tempo che i computer scrivano brani di musica funzionale, ovvero per pubblicità, teatro, film e soprattutto videogiochi, le cui melodie sono già al 90% elaborate artificialmente».
Il fattore umano è discriminante proprio per quanto riguarda l’interpretazione, nel concerto di sabato affidata a un trio tra i più prestigiosi. «L’Intelligenza Artificiale compone senza preoccuparsi dei problemi che uno strumentista potrebbe incontrare – aggiunge ancora –. Come ad esempio potrebbe capitare a un passaggio talmente veloce da non essere eseguibile fisicamente, cosa che un compositore non arriverebbe mai a fare, poiché saprebbe a priori della sua impossibilità. L’aspetto interessante è che pensiamo che la musica richiami emozioni impresse dal compositore che l’interprete fa rivivere nel momento in cui la esegue. In questo caso, invece, il processo è completamente diverso: la macchina ha scritto in maniera iper-razionale la musica e tutta la parte emotiva viene delegata agli umani. È un cambio di prospettiva radicale».
La sfida tra il compositore-macchina e il compositore-umano è dunque iniziata, al pubblico l’ardua sentenza. «"Lili” è una sonata piacevole e originale – conclude Valentino –. È assolutamente godibile, anche da chi non è abituato né all’ascolto della classica né a quello di altri generi come rock e jazz. È ibrida, sta nel mezzo e questo è il suo fascino». fine:FNCCAS