La Stampa, 27 ottobre 2022
Il suicidio Tory secondo Nick Hornby
Un secolo fa, nell’estate del 2022, quando divenne palese che Liz Truss avrebbe ottenuto la vittoria nella sfida per la leadership del partito conservatore, feci un pronostico. Dissi, con l’aria fiduciosa di uno che se ne intende un po’ di politica, che sarebbe stata destituita dal suo stesso partito prima delle elezioni generali del 2024. L’inutilità di Truss non era soltanto visibile e percepibile, ma ben nota. Pochi mesi fa Matthew Parris, ex parlamentare conservatore, ha scritto di lei sul «Times» in questi termini: «Non ha niente che valga qualcosa, niente aldilà di una traballante fiducia in sé stessa che risulta quasi affascinante nel suo ingenuo disprezzo per le forze della gravità politica». Ad agosto aveva scritto: «È fuori di testa. Non può funzionare». Con il senno di poi, il mio pronostico secondo cui non sarebbe sopravvissuta fino al 2024 è stato come dire alla gente che domani pioverà un po’ o che in questa stagione il Bayern Monaco presumibilmente finirà in cima alla classifica della Bundesliga. Mi sento in imbarazzo per la mia mancanza di profondità.
Liz Truss è una donna che, quando era studentessa e liberal-democratica, invocò l’abolizione della monarchia. (Su YouTube c’è ancora una clip nella quale la si può ascoltare. Si tratta di un filmato molto breve, sufficiente però a vederla inciampare nelle parole, squittire e fare un uso improprio del termine «ironico».) Nel 2016, ci diceva di votare «remain» nel referendum sull’adesione all’Ue, prima di rendersi conto, una volta usciti dall’Ue, che di fatto credeva fermamente nel «leave». Tutto il caos sconvolgente degli ultimi anni, naturalmente, affonda le sue radici nella Brexit, e non solo perché è stata un disastro politico ed economico dal quale potremmo non riprenderci mai, ma anche perché da quando Johnson è diventato premier ogni singolo membro del governo ha dovuto dimostrarsi convinto sostenitore del progetto Brexit, in quanto in caso contrario sarebbe stato etichettato come traditore. Ormai, è abbastanza evidente che i politici devono essere davvero pazzi o molto stupidi per credere che la Brexit ci porterà qualcosa di diverso dalla vergogna e dalla rovina. Tuttavia, pazzia e stupidità sono proprio ciò di cui un parlamentare ha bisogno per ottenere il suo posto di lavoro: quelle sono le uniche qualifiche accettabili. Non sto facendo retorica: sto dicendo qualcosa di assolutamente vero. Per insegnare è indispensabile avere un diploma. Per guidare un camion è indispensabile la patente di guida. Per diventare ministro, invece, devi credere, o fingere di credere (ovviamente i più furbi fanno finta) che l’isolamento economico ci porterà benessere economico. I deputati conservatori più intelligenti e onesti – ce n’erano e ce ne sono ancora – sono stati tutti relegati nell’oscurità più remota, dove trascorrono il tempo a complottare e sparare a zero o a rassegnare le dimissioni.
Eppure, nemmeno la maggioranza di questi deputati conservatori era convinta da Truss. Nel primo round per l’elezione del capo del partito – al quale potevano prendere parte soltanto i deputati Tory – Liz Truss ha ottenuto cinquanta voti su 357 possibili. (In fondo a tutti, con 18 preferenze, è finito Jeremy Hunt, colui che guida oggi la nostra economia. Lo detestavano tutti. E lo detestano ancora adesso.) Anche nell’ultima tornata – quando Liz Truss è riuscita a raccogliere attorno a sé una coalizione di dissennati e di deboli – ha perso contro Rishi Sunak. Sunak, però, ha poi dovuto comunicare qualcosa ai membri del partito conservatore – non soltanto i deputati – e il suo messaggio era il seguente: «Siamo nei guai. Non abbiamo soldi. Dobbiamo essere molto prudenti». I membri del partito conservatore hanno quindi preferito la “Grande Idea” di Liz Truss: «Faremo finta che la Brexit, la guerra in Ucraina e la pandemia non siano mai accadute. Taglieremo le tasse ai ricchi e daremo alle banche più soldi». Questo, hanno pensato i membri del partito conservatore, era un messaggio di gran lunga più lieto di quello di Sunak, e quindi l’hanno eletta. Sapete bene come è andata a finire.
Piccolo inciso sui membri del partito conservatore: perlopiù sono uomini – il 71 per cento, secondo un’analisi del 2019. Perlopiù vivono nel prospero sud dell’Inghilterra. Più della metà di loro crede nella pena di morte per i reati più gravi. Un gran numero di loro, forse il 13 per cento, ha detto addio al partito quando David Cameron ha legalizzato le unioni tra persone dello stesso sesso. Ebbene: esistono più o meno 150 mila conservatori di questo tipo. Liz Truss è diventata prima ministra con il 57 per cento dei voti degli iscritti. In altre parole, quindi, un Paese di quasi settanta milioni di abitanti è stato guidato per 44 giorni da qualcuno di grottescamente inadatto al ruolo soltanto perché settanta-ottantamila persone – più o meno il numero di coloro che seguono una partita di calcio del Manchester United – ha pensato che potesse farcela. Il mandato che Truss ha ricevuto per appiccare il fuoco alla sterlina e ridurla in cenere è stato questo.
Io non odio il mio Paese. Adoro i nostri registi e i nostri scrittori, i nostri musicisti e i nostri pittori, la Bbc e questa generazione di appassionanti giovani calciatori, la nostra satira, i nostri intellettuali e la nostra storia di dissenso. In questo momento, però, provo vergogna e, per associazione, mi sento rovinato. Se mai ci fosse una consolazione, sarebbe questa: nelle ultimissime settimane il partito conservatore si è autodistrutto. Che liberazione! Peccato, però, che i parlamentari non ci permettano di andare alle urne, perché a quel punto si ritroverebbero disoccupati – in una situazione particolarmente difficile per molti di loro, del tutto inoccupabili.
Tra due o tre anni nei giochi a quiz dei pub ci si chiederà: «Chi era primo ministro quando è morta la regina?» E le squadre in gioco ne discuteranno, ricorrendo forse all’aiuto di Google. Mi domando quanti nomi si faranno… come minimo tre, ma potrebbero essercene ancora di più. (Alcuni di questi pagliacci adesso suggeriscono seriamente che Boris Johnson potrebbe essere la risposta ai nostri problemi, ma Johnson è sotto inchiesta per aver mentito al parlamento e potrebbe dover rassegnare le dimissioni assai presto.) Se, per ipotesi, Elisabetta II fosse morta tragicamente giovane, a parlare alla nazione sarebbe stato Churchill. Se fosse morta intorno alla mezza età, lo avrebbero fatto Thatcher o Blair. Invece, le è capitata Liz Truss. Non sono un sostenitore della monarchia, ma la regina meritava di meglio.