La Stampa, 27 ottobre 2022
Vaccini, la destra revisionista
Sulla gestione dell’emergenza Covid si va verso una commissione d’inchiesta, che ora tutti sembrano volere, dal centrodestra al Pd, passando per il Terzo polo. Solo che mentre Lega (che propone una Bicamerale) e Fdi puntano il dito contro i presunti ritardi del Conte II nell’assumere le iniziative di contrasto al virus, i Dem vogliono mettere sul banco degli imputati le regioni di centrodestra, colpevoli a loro dire di aver remato contro le necessarie misure restrittive.
«Questa commissione sarebbe dovuta nascere la scorsa legislatura – sottolinea il ministro per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani – Matteo Renzi l’aveva annunciata, ma poi non se ne è fatto nulla con la campagna elettorale. Io penso che potrebbe anche essere che la guidi un esponente dell’opposizione». Una dichiarazione che suona come un assist a Italia viva che aveva espresso «grande soddisfazione» per l’intenzione di Fdi di istituire la commissione. Il leader di Iv al momento fa un passo indietro: «Vediamo se, dove e come la fanno, per paradosso avrebbe una sua logica anche se a guidarla fosse un esponente di Fdi, uno che era all’opposizione nella scorsa legislatura». L’alleato Carlo Calenda ne minimizza la portata, dicendo «può essere utile, ma senza colpevolizzare Conte per poi voltare pagina».
Non solo con i precedenti governi, ma anche con gli organismi tecnico-scientifici, come Iss e Cts, è sembrata prendersela Giorgia Meloni nel suo discorso bis al Senato. «Riconosciamo il valore della scienza, certo – ha detto la premier – per questo non la scambiamo con la religione. Quel che contestavamo delle scelte prese da precedenti governi è che non ci fossero evidenze scientifiche alla base di alcuni provvedimenti. Non c’erano certezze che i vaccini facessero bene ai ragazzi di 12 anni, ma li abbiamo vaccinati, quando tutti erano d’accordo che a loro facesse bene lo sport, ma gli abbiamo impedito di farlo. Abbiamo impedito una cosa sulla quale c’erano certezze e obbligato a un’altra, la vaccinazione, sulla quale non c’erano evidenze scientifiche». Parole nel segno della discontinuità nella gestione dell’epidemia, che sembrano escludere un ritorno a forme di restrizione anche nel caso il virus dovesse rialzare la testa. Tanto che al ministero della Salute c’è chi dà le ore contate alla quarantena per i positivi asintomatici.
Un cambio di rotta che parte da una diversa interpretazione delle strategie adottate in passato, anche se centrodestra e Pd, da punti di vista opposti, mirano entrambi a una commissione bicamerale. Il testo presentato ieri dalla Lega, primo firmatario il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, prevede infatti che la commissione sia composta da venti senatori e da un egual numero di deputati. A sorpresa l’apertura è arrivata dal fronte opposto, ma Francesco Boccia ha rilanciato: «Facciamola pure la bicamerale d’inchiesta, ma allora si parli di tutto, anche della responsabilità delle Regioni del Nord». Tanto per far capire che alla fine l’indagine potrebbe ritorcersi paradossalmente contro i partiti di maggioranza. Anche perché mentre in Parlamento si discute su come far luce sull’azione di contrasto alla pandemia, le procure di Bergamo, Milano e Pavia vanno avanti con le inchieste giudiziarie. E uno dei fascicoli milanesi coinvolge proprio il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, mentre la consulenza alla procura di Bergamo è stata firmata dal microbiologo Andrea Crisanti, ora senatore Pd.
Nella proposta leghista, che non dispiace a Forza Italia e Fdi, l’attenzione si concentra invece soprattutto sui primi mesi del 2020 quando, secondo i firmatari, le informazioni provenienti dalla Cina facevano già a inizio anno prevedere il peggio. Nonostante questo, il governo non bloccò gli ingressi indiretti dalla Cina e «non risulta sia stato fatto nulla nel mese di gennaio 2020 per quanto riguarda gli approvvigionamenti di mascherine, guanti, camici e visiere di protezione». Né ci si sarebbe mossi per potenziare le terapie intensive. Oltre che indagare su eventuali carenze della fase iniziale di contrasto alla pandemia la Commissione dovrebbe poi «verificare la qualità e il prezzo dei dispositivi di protezione individuale e medici».
Tutte cose che si ritrovano anche nella proposta di legge targata Fdi presentata due giorni fa, che allarga però lo spettro dell’indagine anche ai mali strutturali del nostro servizio sanitario nazionale. Compresa «la disomogeneità dei provvedimenti adottati dalle Regioni», frutto di quel federalismo sanitario che piace invece tanto a Salvini.