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 2022  ottobre 27 Giovedì calendario

Ritratto di Maria Montessori

«Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo». E anche: «Diamo il mondo al bambino». Così Maria Montessori esprimeva la propria illimitata fiducia nell’infanzia, una fiducia che rimane alla base dei suoi insegnamenti pedagogici. E si ritrova in coloro che si sono dedicati ai piccoli, scrivendo poesie, filastrocche e libri, oppure insegnando, o curandoli. La Montessori aveva capito che, dando affetto, sicurezza e strumenti di crescita a un bambino, si può formare nel modo migliore l’uomo o la donna che diverrà.
Riecheggia, questa consapevolezza dell’infanzia come epoca dorata, questa nostalgia del senso dell’illimitato che si perde una volta cresciuti, anche nelle parole di uno dei più straordinari libri mai scritti, apparentemente per piccoli e in sostanza per adulti. Il Piccolo Principe, di Antoine de Saint-Exupery, in cui si dice: Tutti i grandi sono stati bambini una volta (Ma pochi di essi se ne ricordano).
LA FAMIGLIA
Colei che è destinata a cambiare la pedagogia mondiale – e che è stata citata dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel discorso di insediamento – nasce il 31 agosto 1870 vicino a Chiaravalle, nelle Marche. Viene da una famiglia agiata, aperta: il padre Alessandro è un funzionario; la madre Renilde è una donna colta, di idee risorgimentali. Dopo un periodo a Firenze, la famiglia si sposta a Roma, dove Maria va a scuola e si appassiona alla matematica e alla biologia.
GLI STUDI
In seguito, vinte diverse difficoltà, si iscrive a Medicina alla Sapienza, dove si laurea nel 1896, specializzandosi in neuropsichiatria. Allarga quindi il campo dei suoi studi, si occupa dei piccoli che hanno problemi psichici («I bambini con ritardi mentali non sono fuorilegge: hanno diritto a tutti i benefici dell’educazione») redige testi, si avvicina al teosofismo, lavora nella Clinica Psichiatrica dell’Università, dove si lega a Giuseppe Montesano.
LA GRAVIDANZA
Dopo qualche tempo scopre di aspettare un bambino, che nasce il 10 marzo 1898 e viene chiamato Mario. La gravidanza è stata tenuta nascosta e il piccolo viene affidato a una famiglia di Vicovaro. Appare piuttosto sorprendente che proprio la Montessori compia la dolorosa scelta di abbandonare un figlio. D’altro canto, all’epoca era inaccettabile avere un bambino fuori dal matrimonio. Montesano sposerà un’altra donna, più convenzionale, causando a Maria un tale trauma che per una lunga fase si vestirà sempre di nero. Quando Mario avrà quattordici anni, la madre potrà riprenderlo con sé, designandolo però come un nipote. Lui, comunque, conosce la verità, che sarà rivelata ufficialmente nel testamento di Maria.
LA SOFFERENZA
Anche come antidoto contro la sofferenza, lei si getta nel lavoro, una vera missione. Ottiene una cattedra di Antropologia, si occupa di una scuola nel quartiere San Lorenzo, apre grazie ai baroni Franchetti la prima Casa dei bimbi a Roma. Ne nasceranno molte altre, in tutto il mondo. Si tratta di un progetto a tutto campo, un movimento umanitario e inclusivo, che vuole coltivare il potenziale, i talenti di ciascun bambino, formandone la personalità senza imposizioni. Maria, in polemica con la mentalità punitiva del tempo, comincia a elaborare il metodo Montessori. Nel 1909 esce Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nella Casa dei Bambini, che ha successo anche negli Usa, dove viene tradotto e pubblicato. Gli estimatori sono sempre di più, ma non mancano i critici e i denigratori. Le viene anche imputato di aver copiato il metodo dalle sorelle bresciane Rosa e Carolina Agazzi.
Lei reagisce viaggiando, va in America – il New York Tribune la definisce nel titolo La donna più interessante d’Europa – poi in Spagna, dove decide di stabilirsi con la famiglia (il figlio si è sposato e ha avuto 4 bambini), gira per l’Europa, tiene conferenze. Da sempre si batte a favore dell’emancipazione femminile, tanto che già a fine Ottocento parlava di parità salariale. Per un periodo Mussolini – che vuole eliminare l’analfabetismo – sostiene la sua impostazione pedagogica e Maria prende la tessera. Il suo metodo, tuttavia, si scontra con i principi del fascismo, che finirà per condannarlo e far chiudere le scuole.
L’EMIGRAZIONE
L’Europa vive la stagione terribile dei totalitarismi e Maria si sposta ad Amsterdam con i suoi. Prenderà la residenza olandese. Nel ’39 si reca in India, dove è molto apprezzata anche da Gandhi. Adotta il tradizionale sari bianco, forma nuovi maestri, inaugura scuole.
A causa della II Guerra mondiale, viene confinata dagli inglesi per un periodo. Dopo la fine del conflitto torna in Italia, dove vengono riaperte le sue scuole e rilanciata l’Opera Nazionale Montessori; riceve onorificenze e premi; lotta contro l’analfabetismo nel mondo; viene candidata tre volte al Nobel per la Pace. Il 6 maggio 1952 muore per un’emorragia cerebrale in Olanda, a Noordwijk aan Zee, dove viene sepolta. Fra le molte manifestazioni di omaggio, ci sarà l’emissione di diversi francobolli in suo onore, nonché la celebre banconota da mille lire negli anni ’90.