la Repubblica, 26 ottobre 2022
Intervista a Paolo Banchero
La divisa azzurra, i tricolori sugli spalti, lo striscione “Paolo orgoglio italiano”, i ventuno punti sotto lo sguardo dei genitori, Mario e Rhonda. Tutto così simbolico da non sembrare vero. E in effetti non lo sarà. Perché nella storia di Paolo Napoleon Banchero in questa notte del Garden, nonostante il ko di Orlando con New York, ogni sua azione, ogni schiacciata a canestro sembrava fatto apposta per allontanarlo da noi: il numero uno al Draft, il ragazzo paragonato a LeBron James, forse non giocherà con l’Italia. Molti non saranno sorpresi. Inutile vi guardiate attorno: se lo avete visto in azione almeno una volta nell’ultima settimana, e notato come lo trattano da star, avete pensato “questo da noi non viene”. Il dubbio è cresciuto nel dopo gara, quando è entrato in sala conferenze, con zero voglia di parlare, volto fisso come un dado, e alla domanda dei giornalisti sul futuro con il tricolore sul petto ha risposto: «Ora penso ai Magic».
Può succedere se a 19 anni hai segnato al debutto come LeBron e Kareem Abdul-Jabbar e messo dentro almeno venti punti nelle prime quattro partite, come Wilt Chamberlain e Dominique Wilkins. L’ultimo era stato Grant Hill, nel ’94. Hill è un nome che può dire poco, invece dovrebbe: è il dirigente della nazionale Usa guidata da Steve Kerr, e vuole formare un nuovo Dream Team con Zion Williamson, Ja Morant e Trae Young. Pensate che Hill non abbia pensato a Paolo?
Gli analisti, intanto, prevedono un futuro da All Star. Differenze tra basket del college e Nba?
«Direi nel viaggiare: quando giri molto devi cercare di riposare, curare il tuo corpo, cercare di essere sempre idratato. Qui devi curare ogni dettaglio».
E in campo?
«C’è molta più fisicità in area, devi
prendere colpi e andare avanti».
Dopo quattro partite, lei è secondo nella lega per tiri liberi presi, più di Jimmy Butler e Joel Embiid.
«Cerco di essere aggressivo, di conquistarmi i falli e segnare i tiri liberi».
Il concetto di aggressività torna spesso nelle sue dichiarazioni.
«È la cosa che qui ti dicono tutto il tempo: sii aggressivo, sii duro».
Però alla fine è arrivata la quarta sconfitta su quattro.
«Ne abbiamo altre 78 da giocare, dobbiamo alzare livello di concentrazione e di urgenza.
Dobbiamo vincerne una e cominciare a costruire».
Questa partita che cosa le ha insegnato?
«Muoviamo abbastanza bene la palla in alcuni momenti, abbiamo avuto più di una seconda chance al tiro, preso rimbalzi. Solo che, uhm, a un certo punto ci siamo bloccati».
Prima volta al Madison Square Garden, sensazioni?
«Giocare qui è divertente, vedere tutta quella gente, il tifo. Sugli spalti c’erano anche mamma e papà, è stato bello».
La notte del draft disse di non vedere l’ora di giocare con gli azzurri: ma tra nazionale italiana e Usa, Banchero alla fine chi sceglierà?
«Adesso gioco con i Magic e sono davvero concentrato su quello che sto facendo. Ma sono orgoglioso del mio essere italiano, del nome che porto, orgoglioso di essere cittadino italiano. Ho visto un sacco di italiani al Garden tifare per me».
Al suo coach, Jamahl Mosley, pochi minuti prima era stato chiesto con chi, secondo lui, Banchero dovrebbe giocare, tra Italia e Usa: «Lascio che sia lui ad avere un’opinione in merito», aveva risposto, allargando un sorriso.