la Repubblica, 26 ottobre 2022
La metamorfosi di Bono: Il capitalismo non è così male
La rockstar che ha aiutato a cancellare il debito dei Paesi poveri ora cancella le magliette con scritto “Che Guevara”, critica la tassazione dei super ricchi e l’ingenuità dei no-global, loda nelle canzoni Bill e Melinda Gates e Warren Buffett. In una lunga intervista alNew York Times, il frontman degli U2 Bono Vox parla del suo nuovo memoriale in uscita l’1 novembre, Surrender: 40 songs, one story, inclusi ebook e audiolibro narrato dallo stesso Bono per Penguin Random House (in Italia con Mondadori).
Il libro rappresenta il manifesto dell’ultima trasformazione del leader di una delle band rock più famose di sempre, oltre 200 milioni di dischi venduti, passato a 62 anni da piromane a pompiere, cresciuto a Cedarwood Road e finito a Davos, la star che nel 2019 al World Economic Forum, davanti alla platea di miliardari, disse: «Il capitalismo non è immorale, ma amorale». Ora aggiunge: «Il capitalismo è una bestia selvaggia ma la globalizzazione ha portato molta più gente fuori dalla povertà di ogni altro “ismo”». Promuove Thomas Piketty, critico della tassazione extra ai super ricchi: «Se qualcuno si presenta con un’idea migliore, la sottoscrivo. Non sono cresciuto con l’idea di rendere eroi gli uomini d’affari ma se portano lavoro alla comunità e trattano bene le persone, sono eroi». E aggiunge: «Scrissi una canzone che diceva “scegli i tuoi nemici con attenzione perché sono quelli che ti definiranno”. Fare dell’establishment il nemico è facile, no?». Iltesto fa parte di Cedars of Lebanondel 2009 e a molti sembrava diretto verso altri bersagli. Ora sembra rivolta ai no-global del G8 di Genova. «Entrai in possesso di alcuni nastri dei massacri nella scuola — rivela — mi chiesero di farli girare. Lo feci, quando li restituii dissi loro: “Bene, cosa farete, cosa faremo?”. Mi risposero: amico, noi siamo anarchici, non siamo fatti per quella mer…». Dice di essere “molto diverso” dagli inizi: «Pensavo bastasse redistribuire le risorse per risolvere i problemi, ora so che non è così. È buffo quando ci arrivi da attivista. Ho speso molto tempo in Africa, lì mi dicevano: non ci dispiacerebbe un po’ di globalizzazione ». Bono resta uno degli artisti più impegnati contro la povertà, introdotto alla filantropia nell’84 dall’amico Bob Geldof. È quello della One Foundation, il manager nel board della californiana Zipline che consegna con i droni medicine in Ghana e Ruanda, ma anche il capo di una band accusata di aver spostato gli affari dall’Irlanda all’Olanda per sfruttare i benefici fiscali. C’è questo libro, non proprio rock: «L’ho scritto per spiegare che la vita è un atto creativo, le grandi tele sono le cose che fai nella vita. Tutto quello che volevo un tempo era trovare un posto, scrivere una grande canzone e sentirla cantare da tutti. La canzone pop — aggiunge — è l’espressione del divino. Non sarei sorpreso se gli U2 facessero nei prossimi anni il loro miglior album. Non perché il mondo ne abbia bisogno, ma perché potremmo».