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 2022  ottobre 26 Mercoledì calendario

Kanye West ha fatto incavolare tutti

Adidas e Balenciaga, i marchi con i quali collaborava da anni, hanno stracciato i contratti che li legavano a lui, rinunciando ai milioni che avrebbero incassato da qui alla fine dell’anno grazie alla partnership (il colosso tedesco dell’abbigliamento sportivo ne avrebbe guadagnati da solo 246). Negli scorsi giorni lo aveva fatto anche Gap. Hanno rotto i ponti con Kanye West anche Vogue e Anna Wintour.
L’AGENZIA
La CAA, agenzia di talenti di Hollywood che aveva arruolato il rapper nel proprio roster, lo ha scaricato. E così ha fatto anche Camilla Vasquez, il legale già al fianco di Johnny Depp nella causa contro Amber Heard, che era stata chiamata solamente tre giorni fa da West a gestire i suoi interessi commerciali. Vendite di dischi e streaming giù in picchiata. Tour negli stadi cancellati. Sono le conseguenze delle dichiarazioni alle quali si è lasciato andare Kanye West negli ultimi giorni. Tutta colpa dell’intervista politicamente scorrettissima concessa al podcast dello scienziato e informatico Lex Fridman (russo-americano di famiglia ebrea), nella quale il 45enne rapper da 160 milioni di dischi venduti ha sparato frasi interpretate come antisemite e antiabortiste. Tirando in ballo pure l’olocausto: «Stiamo ancora vivendo l’olocausto. Un mio amico ebreo mi ha detto di andare a visitare il museo dell’olocausto e la mia risposta è stata andiamo a visitare il nostro museo dell’olocausto: Planned Parenthood», ha detto, riferendosi alla campagna che negli Usa si batte contro l’obiezione di coscienza tra il personale medico. «Sei milioni di persone sono morte durante l’olocausto, 20 milioni a causa dell’aborto», ha aggiunto West. Che non pago, oltre ad accusare gli ebrei di gestire i mass media e di tramare contro di lui, ha rincarato la dose: «Il cinquanta per cento delle morti di persone nere oggi è legata all’aborto. Il posto più pericoloso per una persona nera negli Usa è il ventre della propria madre».
IL RAZZISMO
Già negli scorsi giorni aveva fatto discutere la scelta di Kanye West di sfoggiare alla settimana della moda di Parigi una maglia con la scritta White Lives Matter, criticata dagli attivisti che combattono contro il razzismo. Proprio lui che due anni fa donò 2 milioni di dollari a enti di beneficenza associati ai nomi di George Floyd e di altri afroamericani uccisi, ora sostiene che Floyd non sia morto per asfissia, ma «per un’overdose di fentanyl». Spingendo la famiglia a intentare una causa multimilionaria per diffamazione: si parla di una richiesta di risarcimento pari a 250 milioni di dollari. Nessuno sembra essere intenzionato a perdonarlo, stavolta, nonostante gli appelli dei fan che invitano a tenere conto di quei problemi di salute mentale che da anni lo rendono inquieto e turbolento (fu lui stesso nel 2019 ad ammettere di soffrire di disturbi bipolari): «Ho perso la mia famiglia. Ho perso i miei figli. Ho perso i miei migliori amici nel mondo della moda. Ho perso la comunità nera. La gente dice che ho perso la testa», si è disperato lui. Finito al centro di una vera e propria tempesta mediatica che rischia seriamente di compromettere per sempre la carriera.