il Fatto Quotidiano, 26 ottobre 2022
Lo show di Renzi d’Arabia
Nel giorno in cui Giorgia Meloni ottiene la fiducia alla Camera, Matteo Renzi è lontano cinque ore di volo. Appena saputo il calendario parlamentare, la scorsa settimana il leader di Italia Viva ha confermato la propria presenza al FII Institute, la kermesse annuale organizzata dalla fondazione saudita legato alla famiglia reale di bin Salman nel cui board of trustees siede proprio l’ex premier (per una retribuzione annua che può arrivare agli 80 mila dollari lordi).
E così ieri Renzi ha partecipato all’evento di Riyadh, dialogando per un quarto d’ora con Jared Kushner durante un panel su “pace e prosperità”.
Una coppia di “grandi amici”, stando a quanto annuncia Renzi prendendo posto di fronte all’interlocutore americano. Peccato che la presenza di Kushner in Arabia Saudita, al pari di quella di Renzi, lo stia esponendo a parecchie polemiche: uomo d’affari, fondatore di una grossa società di consulenza, Jared è il genero di Donald Trump (ha sposato sua figlia Ivanka) ed è stato suo senior advisor durante gli anni alla Casa Bianca. Un consigliere fidato che ha solidi legami con l’Arabia di bin Salman, anche mentre il suo Paese e l’amministrazione di Joe Biden hanno raffreddato i rapporti con Riyadh a causa della posizione saudita rispetto al conflitto in Ucraina.
Ma tutto ciò rimane fuori dal portone del King Abdul Aziz Internation Conference Center, magnifico centro congresso che da anni ospita gli eventi del FII. Date a cui Renzi tiene moltissimo, al punto da incastrare i voli tra importanti impegni politici romani: a gennaio 2021 tornò da Riyadh in piena crisi del secondo governo Conte, un anno fa invece si spostò in Arabia nel giorno in cui il Senato affossava il ddl Zan. Di fronte ai sauditi, Renzi si dice “orgoglioso” di far parte del FII, poi scherza: “Ormai noi italiani esportiamo instabilità. Il Regno Unito prova a imitarci, ha avuto un governo in carica solo per 44 giorni”. Kushner ringrazia l’ex premier per “l’aiuto” durante gli anni alla Casa Bianca, Matteo ricambia la carineria elogiando la cosiddetta Pace di Abramo, gli accordi tra Emirati arabi e Israele firmati nel 2020 col “patrocinio” di Trump e dello stesso Kushner. Poi Renzi rilancia un tormentone ben noto al pubblico italiano (meno, forse, a quello saudita): “Servono leader che pensino alla prossima generazione, non al prossimo tweet”. E si arriva alla guerra in Ucraina: “Qualche anno fa Macron disse che la Nato era cerebralmente morta ed era vero. Credo che paradossalmente l’invasione di Putin possa aver dato nuova vita alla Nato”. Non manca “il sogno che i miei figli possano vivere negli Stati Uniti d’Europa”, prima dello sketch finale: “Non posso sperare che ci sia una referendum al riguardo, l’ultima volta mi è costato il lavoro”. Risate, applausi, strette di mano. Il panel finisce ed è tempo di riprendere l’aereo (secondo la pagina “Jet dei Ricchi” è l’ennesimo jet privato di queste settimane): si torna all’altro lavoro.