Corriere della Sera, 26 ottobre 2022
Intervista al neoministro Guido Crosetto
Guido Crosetto, ministro della Difesa, ha fondato Fratelli d’Italia e preso metaforicamente e letteralmente in braccio Giorgia Meloni, in una vecchia foto che resta un simbolo della nuova destra.
Quanto durerà il governo Meloni?
«Per la prima volta abbiamo un presidente del Consiglio che disegna un orizzonte di 10 anni con un discorso serio, di alto livello. Ha fatto un atto di coraggio, serietà e lungimiranza, senza pensare se sarà rieletta, ma pensando a fare le cose giuste per il Paese anche se all’inizio forse non tutte saranno comprese».
C’è più continuità o discontinuità rispetto al governo di Mario Draghi?
«Questa gara io non l’ho mai capita. Non dobbiamo necessariamente bloccare tutte le cose che Draghi ha fatto. Quelle buone devono essere portate avanti e quelle che non sono state condivise possono essere lasciate cadere».
Zelensky ha detto al Corriere che Meloni è coinvolta nella discussione tra i Paesi europei per inviare nuovi aiuti militari a Kiev. Le dotazioni saranno simili alle precedenti o ci saranno anche difese antiaeree?
«È prematuro. Non si può rispondere prima che ci siano stati questi incontri. Meloni parlerà con gli altri presidenti della Ue e insieme si deciderà la linea dei prossimi mesi, come è stato quando a Palazzo Chigi c’era Draghi».
Giuseppe Conte ha già dichiarato che non voterà il prossimo invio di armi all’Ucraina, le dispiace?
«Sarà un problema, sì, nel senso che su temi così importanti sarebbe meglio avere il Parlamento unito. Conte dovrà spiegare perché ha deciso di assumere una posizione diversa, visto che il M5S l’invio di armi lo ha votato».
L’Italia manterrà l’impegno di investire il 2% del Pil per le spese militari?
«È un impegno che ha preso lo Stato italiano e che la maggioranza uscente, compreso Conte, aveva definito con una tempistica che dura cinque anni. Quindi non ci sarà una riduzione di quell’impegno e comunque vedremo cosa consentirà il quadro di finanza pubblica».
Meloni non ha fatto riferimenti alle posizioni pro Putin di Berlusconi. Non vi creano imbarazzo?
«Mi pare che non esista il caso. La maggioranza è totalmente compatta anche nelle posizioni di politica internazionale».
Tra gli alleati non c’è chi può strizzare l’occhio a Putin, come in passato Salvini?
«No, basta vedere come è stata accolta Meloni dalla stampa russa».
Zelensky ha invitato Meloni a Kiev. Partirà a breve, o non ci sono le condizioni di sicurezza?
«Siamo al governo da due giorni, non siamo ancora nella pienezza dei poteri. Avremo tale pienezza di poteri quando sarà acquisita la fiducia anche al Senato e potremo iniziare a valutare i dossier».
L’invito di Zelensky
La premier in Ucraina? Aspettiamo la fiducia anche del Senato, poi potremo iniziare a valutare il dossier
Dal faccia a faccia di Roma con Macron può nascere un asse Italia-Francia per contenere la Germania?
«Il presidente italiano sa perfettamente che deve dialogare con tutte le nazioni europee e costruire un asse con tutti per raggiungere gli obiettivi. Ci sono mete che possiamo raggiungere da soli e altre che raggiungeremo se ci muoveremo tutti insieme in Europa. Con Macron ha iniziato la costruzione di un rapporto di considerazione e fiducia e con gli altri leader lo costruirà nel prossimo periodo. Anche se con alcuni questo rapporto c’è già».
Pensa a Le Pen e Orban?
«Fratelli d’Italia non è mai stata con Le Pen e Orban, non fanno parte del gruppo conservatore Ue. Politicamente Meloni non è alleata con loro. Il programma di FdI è diverso da quello di Le Pen in Francia. Per offrire una ricetta per il Paese non abbiamo bisogno di copiare da nessuno».
Avete ancora il progetto di subordinare il diritto europeo a quello italiano?
«Deve chiederlo al ministro delle Riforme».
Draghi diventerà segretario generale della Nato dopo Stoltenberg?
«Non ne ho mai sentito parlare. Prima però bisogna chiedere a Draghi se vuole farlo. Non vorrei fosse per lui l’ennesimo dispetto».
Proverete a riformare la Costituzione a colpi di maggioranza?
«Giorgia Meloni ha troppo rispetto per il Parlamento da non voler coinvolgere tutti. Ha un’idea, ma la sua proposta è aperta. Il punto di partenza è il semi-presidenzialismo alla francese, come la proposta che fece il centrosinistra a suo tempo. È lì che si vuole arrivare».
Ha poi querelato, come aveva annunciato, chi la ritiene in conflitto di interessi per aver guidato l’Aiad?
«Poiché il conflitto di interessi è una fattispecie giuridica precisa, e io non ho alcun conflitto d’interessi, lo farò giudicare dalla legge nei confronti di chiunque lo affermi. In primis Conte. Io sto facendo cose che nessuno prima di me ha mai fatto, mi sto privando di attività costruite in decenni che nulla hanno a che fare con la difesa, tipo i B&b».
Era proprietario di aziende che producono armi?
«No, io ho presieduto la confindustria che raggruppa le aziende dell’aerospazio, della sicurezza e della difesa, le cui principali imprese non sono mie, ma di Fincantieri e Leonardo. Magari avessi società che producono armi, sarei ai Tropici e non qua. Da presidente Aiad il mio rapporto quotidiano era con la ministra Trenta, con Conte, Pinotti, Guerini, Renzi o Draghi. Il settore degli armamenti non muove un passo senza l’autorizzazione dello Stato».
Non ci vede nemmeno una questione di opportunità?
«No, in questi anni il mio compito principale era andare in giro per il mondo a vendere i prodotti italiani a fianco dei rappresentanti dello Stato. Da domani dovrò farlo al ministero, perché uno dei compiti della Difesa è promuovere le nostre aziende all’estero».