la Repubblica, 25 ottobre 2022
I danni dell’estate infinita
Maniche corte, domeniche al mare, alberi in fiore con api e farfalle che succhiano il nettare. Questo autunno figlio del riscaldamento climatico sembrerebbe un idillio. Ma temperature di oltre 30 gradi che lambiranno anche l’inizio di novembre, con una media di 6-8 gradi in più oltre la media, sono un sipario dorato che nasconde un palcoscenico in pieno caos. Piante e animali nel nuovo clima hanno perso il copione. Le zanzare che ancora si riproducono, gli alberi che hanno perso le foglie in agosto e ora fioriscono perché credono sia primavera, gli uccelli che rinunciano a migrare, le tartarughe che cambiano sesso per il caldo, gli orsi e i rettili che rimandano il letargo sono i protagonisti di una pièce che ha perso la sua trama.
«Negli ultimi 700mila anni — spiega Lorenzo Ciccarese, esperto di foreste dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) — il clima è stato abbastanza stabile. Gli animali, le piante e i loro patogeni hanno avuto il tempo di stabilire un equilibrio. Ora i parametri stanno cambiando. Capire quali saranno gli effetti non è facile». Le zanzare sono forse il punto di partenza più visibile, anche in città. «Insetti e invertebrati avrebbero già dovuto essere nel periodo di svernamento. Invece sono ancora attivi» confermaSimona Bonelli, zoologa dell’università di Torino. «Così rischiano di consumare le risorse che gli serviranno in primavera per riprodursi».
Di denutrizione non soffrono le zanzare, che continuano a pungerci. Fabrizio Montarsi, entomologo, ne fa il censimento per conto dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie, in cerca di virus pericolosi come il West Nile, che ha fatto registrare un’estate da record nel Nord Italia. «Il West Nile sembra essersi esaurito » rassicura. «Ma le zanzare no, soprattutto quella tigre, più sensibile delle altre alla temperatura. La vedremo fino a quando non scenderemo attorno ai 10-12 gradi». Le zanzare avevano avuto anche un risveglio precoce in primavera, già ai primi di maggio. «Se di solito compiono circa 8 cicli riproduttivi a stagione, quest’anno sono arrivate anche a 10».
Accelerare il ciclo della vita come se fosse una videocassetta non è privo di conseguenze. Ne sa qualcosa quella parte del regno animale, dairettili agli orsi, che usa l’inverno per mettersi in pausa. «Durante l’estate accumulano le riserve che gli permetteranno di attraversare il periodo di ibernazione e poi di riprodursi in primavera. L’alternanza delle stagioni regola il loro ciclo endocrino» spiega Francesco Ficetola, zoologo dell’università di Milano. «Se invece quelle riserve le consumano ora, andando in giro, rischiano di non avere la forza per affrontare il periodoriproduttivo». Fra gli anfibi c’è chi, come il rospo smeraldino, da tempo si è adattato al clima secco e caldo della Sicilia e ha già scelto di deporre le uova in autunno (ma solo se piove abbastanza). «Non mi stupirei se anche altri suoi simili finissero per fare altrettanto» dice Ficetola.
Gli effetti del caldo sono ancora più evidenti per le tartarughe. «Il sesso dei nascituri dipende dalla temperatura a cui sono conservate le uova. Se supera i 28-29 gradi a maggio, nel periodo di schiusa, a nascere sono quasi solo femmine» prosegue lo zoologo di Milano. «Le specie terrestri riescono a trovare zonein ombra più fresche, ma le tartarughe marine depongono le uova sulle spiagge e rischiano di ritrovarsi con pericolosi squilibri fra i sessi».
Anche l’anomalia di questo autunno, in fondo, «non è che la coda di un’estate che ha infranto molti record» ragiona Claudio Celada, direttore dell’area conservazione della Lipu, Lega italiana protezione uccelli. «Sulle Alpi abbiamo specie come la pernice bianca che muta il piumaggio con la stagione: bianco in inverno e screziato in estate. Ma se manca la neve, non riuscendo a mimetizzarsi, diventa facile preda».
Altri uccelli, prosegue Celada, «ritardano la partenza per la migrazione. Altri decidono di rinunciare del tutto al viaggio, magari restando al tepore delle città. È il caso di specie non originarie del nostro paese, come i parrocchetti, che si sono adattati ai centri urbani, invadendoli». Tutti questi volatili si appoggiano su alberi non meno spaesati degli animali. Soprattutto dopo un’estate così dura, per la flora, come quella appena trascorsa. «Alcuni alberi hanno perso le foglie ad agosto a causa della siccità», ricorda Giorgio Vacchiano, ricercatore in gestione forestale all’università di Milano e scrittore. «Ora le condizioni sono un po’ migliorate. Un periodo di stress è terminato o si è alleviato e le temperature sono miti. In una parola, gli alberi sono convinti che sia arrivata la primavera e sia tempo di far sbocciare i loro fiori». Altro che rondini, fra farfalle tardive e finti boccioli, oggi non si sa più cosa siano né l’autunno né la primavera.