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 2022  ottobre 25 Martedì calendario

SNIFFATA DOPO SNIFFATA, LA FORESTA SPARISCE – IN COLOMBIA LA COLTIVAZIONE DELLE PIANTE DI COCA È CRESCIUTA DEL 43% IN DUE ANNI, METTENDO A RISCHIO LA BIODIVERSITÀ CON LA DEFORESTAZIONE GIÀ DIFFUSA IN TUTTA L’AMERICA LATINA – IL PRESIDENTE GUSTAVO PETRO HA DECISO DI DEPENALIZZARE LA COCAINA NEL PAESE, ACQUISTARE TUTTE LE PIANTAGIONI E CONTROLLARE IL COMMERCIO, COLPENDO I NARCOS -

In Colombia la coltivazione delle piante di coca, alla base della produzione di cocaina, è cresciuta del 43 per cento. Con 204 mila ettari di terreno coltivati, la nazione sudamericana si conferma così il più grande produttore mondiale della sostanza stupefacente. Lo afferma un nuovo rapporto delle Nazioni Unite. L’aumento della coltivazione rischia però di mettere in seria difficoltà la biodiversità, contribuendo alla deforestazione già molto diffusa in tutta l’America Latina. Anche per questo, il presidente Gustavo Petro ha presentato una proposta per depenalizzare la cocaina nel Paese. Invece di distruggerle, lo Stato ha intenzione di acquistare tutte le piantagioni colombiane, controllando il commercio e colpendo i narcotrafficanti.

Massimo produttore di cocaina nel mondo, la Colombia è da anni al centro del mercato di stupefacenti. La maggior parte della droga infatti non si consuma nel Paese, ma raggiunge l’Europa e gli Stati Uniti. Il nuovo rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) sottolinea come l’area più interessata sia  il dipartimento Norte de Santander, nel nord-ovest del Paese. Basti pensare che 22 mila ettari di coltivazioni si concentrano soltanto nel comune di Tibù, al confine con il Venezuela. Come sottolinea la Bbc, il raccolto è maggiormente fiorente vicino ai confini nazionali e nelle aree con facile accesso al mare. Qui i produttori lavorano a stretto contatto con i narcos.

Per fare spazio alle coltivazioni delle piante di coca, in Colombia si distruggono ogni anno 300 mila ettari di foresta. Un dato che, secondo le stime dell’Onu, corrisponde al 25 per cento dell’intera deforestazione annuale nel Paese. Inoltre, gran parte delle piantagioni sorge all’interno di riserve naturali. Per anni il governo ha cercato di contrastare la coltivazione, distruggendo i raccolti, senza però ottenere alcun risultato. Anzi.

«La pluridecennale guerra contro la droga ha fallito e se non si inverte la rotta durerà altri 40 anni», ha dichiarato il presidente Gustavo Petro lo scorso 23 settembre, durante la 77esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Parole forti che hanno spinto il governo ad avanzare una proposta che sta già facendo discutere. Bogotà intende infatti depenalizzare la cocaina, sperando così di assestare un duro colpo ai narcos. «Lo Stato dovrebbe acquistare tutta la produzione di piante di coca a prezzo di mercato», ha detto a Vice il senatore Ivan Marulanda. «Il costo sarebbe di 608 milioni di euro annui, circa la metà di quanto si spende oggi per distruggere i raccolti». L’idea sarebbe condivisa anche da Perù e Bolivia per creare una rete sovranazionale di controllo.

Depenalizzare la cocaina potrebbe realmente abbattere il narcotraffico illegale? Secondo gli analisi, è molto difficile. La produzione resterebbe comunque in mano a bande criminali che beneficerebbero dell’aumento di domanda spinto dall’assenza di sanzioni penali per il consumo. Inoltre, la creazione di un mercato legale interno spingerebbe ancor di più i produttori a vendere all’estero con maggiori prospettive di guadagno. La mossa potrebbe poi incrinare i rapporti con gli Stati Uniti. «Ucciderebbe la collaborazione», ha detto al Washington Post un funzionario della Dea. «Sarebbe devastante».