Klara Murnau per “Libero quotidiano”, 25 ottobre 2022
IL LATO OSCURO DEL SOL LEVANTE - IL GIAPPONE È UN PAESE SICURO, CON UNO DEI TASSI DI MICROCRIMINALITÀ PIÙ BASSI AL MONDO, MA HA ANCHE MOLTI PROBLEMI: SUICIDI, RAZZISMO, MISOGINIA E MOLESTIE SESSUALI, ANCHE SU MINORENNI - LE LEGGI SULLA PROSTITUZIONE SONO MOLTO AMBIGUE E ANCHE L'ETÀ DEL CONSENSO È UN CAMPANELLO D'ALLARME: 13 ANNI - L'OSSESSIONE PER LE GIOVANI FEMMINE È ALIMENTATA DALL'IDEALE "KAWAII" (CARINO) E I MOLESTATORI AGISCONO QUASI INDISTURBATI NEI TRENI, METRO, ASCENSORI E NEGOZIO (SOLO IL 10% DEI CASI VIENE SEGNALATO) -
35° piano del Cerulean Tokyu Tower, davanti alle luci del famoso incrocio di Shibuya e alla commovente statua di Hachiko - simbolo nazionale e mio punto debole - sorseggio del tè Matcha osservando il sole tramontare dietro il Fujisan. Un clichè necessario per un Paese che è esattamente come ve lo aspettate; soprattutto voi, figli degli anni 80-90 svezzati a pane, Manga e Anime, la vera Bibbia della nostra infanzia e gloriosa adolescenza.
Il Giappone è un'enorme classe media che sorregge una società profondamente piramidale e che a seconda del punto della catena con cui ci si interfaccia, può garantire diversi "trattamenti" compreso quello di avvantaggiare sulla neanche tanto velata "diffidenza" verso i forestieri, che si aggrava a seconda delle nazionalità: cinesi, coreani, russi o africani, hanno da raccontare storie interessanti a riguardo.
Molti dei lati oscuri del Paese non sono un mistero: inquietantemente alto numero di suicidi, bullismo, assoluta non cura per la biodiversità con continui ed insensati massacri di balene e delfini, utilizzo indiscriminato della plastica, mancanza di gender equality: le donne ancora non hanno pari opportunità lavorative, basti ricordare lo scandalo dell'Università di medicina di Tokyo, dove molte specializzazioni venivano precluse alle studentesse e i test d'ingresso modificati.
Una burocrazia complessa e ambigua, ancorata all'uso di timbri per ogni tipo di documento, con figure professionali non necessarie e dipendenti dal buon vecchio fax, rappresentano un altro degli aspetti che fa a pugni con la visione di modernità esportata in occidente. Trovarsi dentro la loro bolla è straniante: fin quando si è al suo interno sembra funzionare tutto, ma la sensazione di fondo è che il mondo, nel frattempo, stia andando a un'altra velocità probabilmente perché trovandoci in un'isola sul Pacifico aperto, rende conto solo a sé stessa.
Uno dei lati nascosti e meno conosciuti del Giappone riguarda il mercato del sesso e la prostituzione. La prostituzione è illegale, ma le leggi nipponiche sono piuttosto controverse in merito, in quanto si limitano a vietare lo scambio di denaro per le prestazioni sessuali che comprendono la penetrazione.
Queste norme vengono facilmente aggirate da ragazze che offrono "massaggi stimolanti", rapporti orali o quant' altro senza che vi sia un rapporto completo. Le ragazze giapponesi che scelgono di mettere in vendita il proprio corpo, generalmente, lavorano a domicilio oppure all'interno di locali come "centri massaggi" o "soapland", a seconda delle tipologie di servizi offerti ai clienti.
VIETATO AGLI STRANIERI In realtà è possibile pagare anche per avere un rapporto completo, ma questo deve avvenire sottobanco in cambio di una somma aggiuntiva di denaro. Prima di acquistare il biglietto per Tokyo, sappiate che la quasi totalità di questi locali è categoricamente vietata agli stranieri (gaijin). Il motivo è dovuto alla convinzione che alcune malattie siano state importate dall'estero e dalla presunta incapacità degli occidentali di parlare la loro lingua.
Ma è nell'ossessione per la giovinezza femminile che si toccano punte di creepy inenarrabili. L'ideale Kawaii (carino, giovane, candido, delicato, femminile e romantico) è il canone imprescindibile a cui attenersi per essere considerate attraenti. La maturità è rispettata, ma privata della sua componente di sensualità e piacere. In questa sessualità un po' twisted purtroppo i casi di pedofilia hanno trovato terreno fertile.
Due anni fa, un'agenzia conosciuta a livello nazionale per babysitter, rimosse tutti i dipendenti di sesso maschile dopo una serie di scioccanti denunce per episodi di pedofilia verificatisi all'interno delle abitazioni delle famiglie che usufruivano del servizio. L'età del consenso è un altro campanello d'allarme: 13 anni. Questa è un'età nazionale di base stabilita dal Codice penale giapponese.
Molte prefetture e comuni hanno le proprie leggi locali «contro la corruzione minore» che aumentano l'età de facto a 16-18. Allora perché l'età del consenso sessuale è così bassa quando in realtà non è così? Provate a domandare, otterrete una risposta confusa accompagnata dalla scusante che almeno a Tokyo è di 17 o 18 anni. E che quelle fanciulle che si vedono fuori dai locali per adulti, sembrano solo delle bambine, sono solo vestite da bambine, ma in realtà sono maggiorenni. Forse.
Il Giappone è un Paese sicuro (?). Tra i tassi di microcriminalità più bassi al mondo e le più alte percentuali per molestie sessuali, la nazione fronteggia ogni anno la vergogna di non riuscire a tutelare abbastanza le proprie donne e bambini. I chikan (molestatori) agiscono soprattutto nei treni, metro e ascensori. Sono centinaia i casi riportati in rete e si stima che solo il 10% di tutti gli incidenti di palpeggiamento venga segnalato. Apps, gruppi di supporto, corsi di difesa personale, vagoni della metro solo per donne, sono alcune delle armi messe a disposizione delle ragazze.
PROBLEMA NAZIONALE Con un tasso di natalità disperatamente basso e i continui incidenti che coinvolgono minorenni, la protezione dell'infanzia dovrebbe essere una delle missioni principali della nazione, ma risulta ancora oggi una sfida insormontabile. Nel 2017, gli uffici di orientamento per l'infanzia hanno riferito di aver fornito supporto in circa 89.000 casi di abuso a livello nazionale, un sorprendente aumento di 90 volte rispetto al 1990, quando i dati sono stati inizialmente compilati.
Ma anche se il problema attira una sempre maggiore attenzione da parte dei media, che offrono un flusso infinito di storie strazianti, in agguato appena sotto la superficie c'è la questione raramente riportata delle scomparse. Nel 1961 si iniziò a registrare i cittadini giapponesi in età da scuola elementare e media che da oltre un anno non vivevano all'indirizzo indicato nel loro registro di residenza ufficiale e di cui non si aveva più traccia. In oltre mezzo secolo l'indagine ha registrato circa 26.000 bambini scomparsi. La domanda ovvia per molti è che fine hanno fatto? Nella maggior parte dei casi il loro destino rimane un mistero. Il governo fornisce assistenza sociale sulla base dei registri dei residenti archiviati presso gli uffici comunali.
Questi includono programmi di base come l'assicurazione sanitaria nazionale, l'indennità per i figli, il sostegno scolastico e l'assistenza pubblica. Per alcuni, tuttavia, la mancanza di informazioni aggiornate implica che le autorità non sono in grado di tracciare la loro situazione e valutare con precisione se hanno bisogno di assistenza o meno.
BUROCRAZIA OBSOLETA Gli uffici giapponesi di orientamento si affidano a un sistema di informazioni sugli abusi sui minori incredibilmente antiquato per condividere le conoscenze sulle sparizioni e vittime di violenze. Le informazioni sui casi prioritari, come pedofilia e bambini che soffrono in condizioni di vita abiette, vengono ancora oggi inviate tramite fax. Inoltre, non esiste un database informativo, né un sistema di archiviazione adeguato. Anche il supporto delle autorità può essere problematico.
Ciò è in parte dovuto alla protezione delle informazioni personali e alla necessità di determinarese sia stato commesso o meno un reato. Alla luce di queste richieste, la polizia in molte situazioni rifiuta di aprire un caso o quando lo fanno, spesso può essere troppo tardi. Nel 2014 i resti di un bambino furono scoperti in un appartamento ad Atsugi, nella prefettura di Kanagawa. Aveva cinque anni al momento della sua morte e avrebbe dovuto iniziare in una scuola elementare locale, ma non si è mai presentato ed è stato considerato disperso.
L'amministrazione scolastica, il consiglio per l'istruzione e gli uffici locali hanno esaminato la questione, ma non sono stati in grado di confermare dove si trovasse. Quando la polizia è stata chiamata a indagare, erano già trascorsi otto anni. Una bambina di quattro anni nella prefettura di Aichi fu trovata morta per abbandono mentre i genitori tenevano il fratello di sette anni rinchiuso in casa. Nonostante i segnali che qualcosa non andasse, non ci furono denunce dagli uffici competenti.
Tutto questo mentre il padre continuava a ritirare gli assegni familiari per entrambi i figli in municipio. Paese che non sa dire No. E che si lascia immolare. Ma per quanto insensato, questa forzato silenzio forse ha una ragione per noi difficile da digerire; come quando testimoniai attonita nella linea metro JR verso Shinjuku a un uomo che tentava di afferrare una quasi bambina mentre tutti fingevano di non vedere. (So che per molti di noi sembra impossibile pensare di non agire, ma immaginate se in una metropoli di 37 milioni di persone, tutti si comportassero come Italiani: si formerebbe un grande cratere, e bye bye Tokyo).
Tentai di far notare cosa stesse accadendo nel vagone. Quando mi alzai per allontanare la ragazzina da quell'uomo, una giapponese seduta accanto disse in inglese: «Stai ferma, si conoscono. Non devi fare nulla».