la Repubblica, 24 ottobre 2022
Il ministro Valditara spaventa la scuola
Finisce nel mirino per un suo pamphlet dal titolo “L’impero romano distrutto dagli immigrati”. E anche se ha appena aperto i dossier più urgenti in Viale Trastevere, il neoministro all’Istruzione e, per aggiunta della premier Meloni, ora anche al Merito, Giuseppe Valditara è già messo in croce dal mondo della scuola. Il suo passato da senatore di An e Pdl relatore della Legge Gelmini sull’Università, intellettuale sovranista, allievo di Miglio e nel cerchio magico di Salvini, agita gli insegnanti ancora prima di un suo atto.
Quel titolo scatena reazioni indignate. Ancora di più lo fa la parola “Merito” – «un messaggio politico chiaro» il suo tweet nel giorno della nomina – aggiunta a un dicastero che si vorrebbe dell’educazione al netto di svolte linguistiche dal sapore ideologico. Lo attacca lo scrittore Christian Raimo: «Un titolo sulla caduta dell’impero romano facilmente confutabile, pensare a categorie di dentro e fuori rispetto a un periodo complesso come il tardo antico, che ha avuto enorme sviluppo nella ricerca storica, è strumentalizzare la storia a fini propagandistici».
L’ex responsabile scuola del Pd e autrice de “La scuola s’è rotta”, Mila Spicola, non è da meno e posta anche un altro libro di Valditara “Sovranismo, una speranza per la democrazia”: «Spero smentisca sé stesso nei suoi primi atti. Ma come docente della scuola democratica dico che quei titoli stonano».
Il ministro si difende ricordando che quel libretto nasce per Rubettino editore (“L’immigrazione nell’antica Roma”), uscito poi nel 2016 con diverso titolo con Il Giornale. «Polemica strumentale – reagisce – Come sempre succede quando un giornale pubblica un libro come allegato è l’editore che sceglie il titolo per rendere il lavoro più accattivante. Il mio è, comunque, un pamphlet che riconosce il valore storico delle migrazioni che vanno tuttavia governate e non subite. Spiace che con scarso metodo scientifico ci si limiti a leggere i titoli per esprimere giudizi, senza aver letto i contenuti».
Quanto al libro “Sovranismo”, continua Valditara, «l’ho sempre inteso riferito alla sovranità popolare, insomma a quanto ancora oggi conta la volontà del popolo e dunque il diritto di ogni cittadino di essere partecipe delle decisioni che lo riguardano. In questo senso la sovranità popolare è il pilastro della democrazia, come insegna l’articolo 1 della Costituzione». Ma non solo i suoi libri, almeno nei titoli, sollevano la scuola democratica, del “non uno di meno”. Il ministero al Merito fa paura. «Lo vogliamo capire che la scuola non è un posto dove si vanno a selezionare i migliori, che pensarla così è il modo più antidemocratico che esista? Nella logica del premio e del castigo, del vince chi se lo merita viene fuori solo il peggio» di bambini e ragazzi, reagisce con un post il docente-scrittore Enrico Galiano. Valditara, sebbene fu relatore della riforma dell’università, viene associato anche alla Legge che tagliò le gambe all’istruzione con la sforbiciata del duo Gelmini-Tremonti. Alla stabilizzazione dei precari in realtà da senatore contribuì con i percorsi abilitanti e con la proposta di prepensionamenti. Nel 2009 in un’intervista al Sussidiario Valditara si scagliò contro i prof “ideologizzati” in riferimento alla polemica sul minuto di silenzio per i militari morti in Afghanistan: «Un insegnante che predica il non rispetto delle istituzioni dev’essere sanzionato».
Il recente Valditara-pensiero sulla scuola si ritrova nel libro “È l’Italia che vogliamo”. Alcuni passaggi riguardano la necessità di «ridare autorevolezza ai docenti», di «continuo aggiornamento professionale» e di premi «a chi ottiene buoni risultati formativi». Infine, una scuola che non lasci indietro nessuno. Come? Passando «dalla logica del diplomificio a un modello di formazione che privilegi lo sviluppo individuale dei talenti e delle corrispondenti competenze».