Corriere della Sera, 24 ottobre 2022
Carolina Crescentini contro le «cagne maledette»
«Ma ce se po’ parla’ co’ st’algoritmo?». Corinna Negri è tornata, l’attrice «cagna maledetta», eterna fonte di disperazione per il regista René Ferretti («Ho fatto tanti errori nella mia vita ma li ho espiati tutti lavorando con Corinna»). Un ruolo di culto con cui Carolina Crescentini convive, orgogliosamente, da quindici anni: l’ha incontrata per la prima stagione della serie Boris creata da Mattia Torre, Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, poi per le due successive, quindi per il film. E ora per Boris 4, prodotta da Lorenzo Mieli per The Apartment, in anteprima alla Festa di Roma e da mercoledì prossimo su Disney +. Il prototipo dell’attrice così negata da spingere tutti a dare il peggio sul set, così prepotente da trattare male tutti, dai truccatori agli autisti, così arrogante e ignorante da voler riscrivere la storia («La Gioconda... la Gioconda era Monnalisa? No! Era Leonardo, era ‘n omo. La verità nun se dice mai») è ora alle prese, anche come produttrice, con una immaginaria Piattaforma globale. Non più la fiction Gli occhi del cuore 2 ma una più impegnativa serie tv, Vita di Gesù, da un’idea di Stanis La Rochelle (Pietro Sermonti) nel frattempo diventato suo marito e partner nella casa di produzione Snip (So Not Italian Production).
Ne ha incontrate tante di Corinne?
«Sì: ovunque, non solo nel cinema. Le trovi nella politica, negli uffici, nelle aziende. Una cialtrona assoluta, incapace ma con l’autostima a mille. La sua incompetenza è pari solo alla sua ignoranza».
A quali modelli si ispira?
«Mattia, Giacomo e Luca ne avevano certo in mente di precisi, come su tutto, di recitazione, di messa in scena, di cura delle luci. Boris racconta la realtà dei set in maniera quasi documentaristica, dove spesso ci si accontenta di fare le cose alla carlona. Per dirla con una delle battute culto, alla cazzo di cane. Ho lavorato con un regista, non dirò il nome, che dopo ogni ciak, anche modesta, diceva: straordinaria. Proprio come René».
Ovvero Francesco Pannofino. Avete ricomposto la vecchia squadra. Ma manca Torre, scomparso nel 2019.
«Se n’è andata anche Roberta Fiorentini, la mitica segretaria di edizione Itala. Amici cari che sono presenti in modo tenero e intelligente in questa stagione».
Per tornare a Corinna, è diventata produttrice. È un consiglio per le «cagne maledette»?
«Perché no? Lei è rimasta la stessa, ora è convinta di avere capacità manageriali. È diventata ancora più coatta. Fare la produttrice le permette di non dover più piacere a tutti e lasciar emergere la sua vera natura: di scaricatrice di porto. Lei e Stanis si sono sposati ma continuano a odiarsi. Lui è cane quanto lei, un vero mitomane convinto di poter interpretare Gesù a 50 anni».
E lei come vive il passaggio del tempo?
«Io bene. Ho fatto mia una delle sue battute: “Io ho gli anni che ho”. Mi ha svoltato la vita. Corinna la vive peggio. La troviamo invecchiata perché ha la mia faccia, di chi non ha mai fatto interventi di chirurgia estetica. Lei di certo ne avrebbe fatti, ora avrebbe dei begli zigomi a mandarino».
«Boris» divenne un successo su Fox prendendo in giro la tv generalista. Arrivata su piattaforma è diventata un cult anche per i più giovani. Ora prende di mira il mondo dello streaming dominato dagli algoritmi.
«Il successo di Boris sta prima di tutto nella sua capacità di autoironia. Per me “cagna maledetta” è insieme un complimento, un antidoto, un mantello per salvarsi dai momenti Corinna».
Nella serie di Francesco Bruni, «Tutto chiede salvezza» lei interpreta una madre alla «Bellissima».
«Ha avuto la figlia, Fotinì Peluso, da giovane e vive la sua carriera come una rivalsa personale. Ne ho visti di madri e padri così, soprattutto di attori bambini. Tremendi».