Corriere della Sera, 23 ottobre 2022
A Mosca è vietato dire gay
La minaccia è ovunque. Non ci sono solo i cartoni animati di South Park e di Peppa Pig. Al deputato Alexander Khinshtein di Russia Unita, ex editorialista del quotidiano Moskovskij Komsomolets, non sfugge nulla. «Ho scoperto che circola tra noi il film Chiamami con il tuo nome (del regista italiano Luca Guadagnino, ndr), che mostra in primo piano l’unione di due corpi maschili». La circostanza è aggravata da un fatto inaudito. Su VKontacte, il social più diffuso in Russia, «quest’opera disdicevole» può contare su oltre venti gruppi di seguaci che ne discutono e apprezzano i contenuti.
L’Operazione militare speciale in Ucraina significa anche questo. Più si va avanti, più diventa estrema la crociata contro l’Occidente collettivo e la presa di distanza dai suoi valori corrotti, parole di Vladimir Putin. Nella settimana appena trascorsa, mentre il mondo guardava al Cremlino, a Kherson, alle conseguenze della legge marziale e della mobilitazione parziale, la Duma ha continuato a lavorare su un testo normativo, approvazione prevista per il 27 ottobre, che estende all’intera società russa il divieto anche solo di nominare i «rapporti sessuali non tradizionali» e «ogni relazione che non attiene in modo stretto all’eterosessualità».
A dire il vero, esiste già dal 2013 una legge che proibisce la diffusione tra bambini e adolescenti di informazioni su cultura gay, gender, Lgbt, e di concetti come la parità sociale di eventuali relazioni «diverse». I trasgressori vengono multati, le case editrici rischiano anche la sospensione temporanea dell’attività. Nel 2014 la Corte europea per i diritti umani stabilì che ledeva i diritti dei cittadini. Ma nello scorso marzo la Russia è uscita dal Consiglio d’Europa dopo 26 anni di partecipazione. Mani libere.
A metà luglio, un gruppo di deputati ha presentato un disegno di legge che allargava all’intera popolazione la proibizione totale della propaganda dei rapporti sessuali non tradizionali (Rsnt) e degli stili di vita «che negano i valori della famiglia tradizionale», tra i quali è citata anche la «cosiddetta cultura child-free», ovvero le persone che scelgono di non avere figli.
«L’Operazione militare speciale non si combatte solo sui campi di battaglia, ma anche nei cervelli e nelle anime delle persone. Oggi siamo qui a combattere perché in Russia non ci siano, per citare il nostro presidente, i genitori n.1, n.2 e n.3 al posto di mamma e papà. Quella contro l’Occidente è una lotta di civiltà. Perché la Russia è l’ultimo avamposto nella difesa dei valori tradizionali contro la deviazione sessuale come norma. La presunta cultura Lgbt è uno strumento nella guerra ibrida contro il nostro Paese e noi abbiamo il compito di proteggere la nostra società».
Dopo il saluto di Khinshtein, presidente della Commissione per le politiche dell’informazione, il 17 ottobre si sono svolte le audizioni per redigere il nuovo testo di legge. Sergej Mironov, capogruppo alla Duma di Russia Giusta-Per la Verità si è lamentato dell’articolo 13 della Costituzione russa, che memore dell’Urss impedisce l’adozione di una ideologia di Stato. «È un grave errore, alla luce del pericolo che corriamo. Non ci si può neppure accontentare delle multe. Certi intellettuali non lesineranno soldi per fare la loro propaganda gay e Lgbt. Bisogna inserire la responsabilità penale».
Il presidente dell’Accademia delle scienze cecena Giambulat Umarov ha trasmesso un messaggio di Ramzan Kadyrov. «Il nucleo del satanismo che combattiamo in Ucraina è proprio la sodomia». Konstantin Malofeev, l’oligarca fondatore e proprietario del canale ultra-patriottico Tsargrad, ha lanciato una proposta. La parola gay non deve esistere. «Che sia proibito per legge l’uso di termini come anche gender o Lgbt, che hanno un unico significato: depravazione».
Infine, il 20 ottobre è stato deciso di presentare alla Duma un pacchetto di leggi sul divieto totale di propaganda dei rapporti sessuali non tradizionali, che non andranno più nominati in alcun contesto pubblico. Saranno quindi modificate in tal senso anche le leggi sulle tecnologie informatiche, sui mass media, sulla pubblicità e sul sostegno statale alla cinematografia della Federazione russa. La proposta è stata firmata da 390 deputati su 450. Il vice speaker della Duma Piotr Tolstoj, discendente del grande scrittore, non vede l’ora di votare. «Siamo entrati nella fase decisiva della battaglia per i nostri valori familiari, morali e religiosi il cui esito può essere solo la vittoria. È in gioco il futuro della Russia e della nostra civiltà».