La Stampa, 23 ottobre 2022
Hu allontanato in favore di telecamere
Colpo di scena. L’ex presidente della Repubblica popolare cinese Hu Jintao scortato fuori dall’aula. In mondovisione. I giornalisti si sono appena posizionati per uno dei rari momenti del Congresso del partito comunista cinese a cui hanno accesso. Sono stati eletti i 205 membri del Comitato centrale: tra loro saranno scelti gli uomini che comporranno l’ufficio politico a 25 seggi e il suo comitato permanente. Si tratta del vertice di quella complessa piramide dove Stato e partito si sovrappongono per governare su un miliardo e quattrocento milioni di individui. Il momento è solenne.Hu Jintao, 79 anni, è seduto alla sinistra del suo successore, Xi Jinping. Un uomo dello staff lo invita ad alzarsi, ma lui sembra resistere. Cerca di portare con sé alcuni fogli, ma l’attuale presidente lo blocca discretamente con una mano. Passa alle spalle degli uomini più importanti del Paese per scomparire, forse per sempre, dai riflettori. La scena dura più di un minuto, un lunghissimo minuto in cui nessuno fa nulla. Tutti immobili, occhi bassi.Un malore? Una purga? E, se fosse, perché di fronte alle telecamere? E cosa c’era appuntato su quei fogli? Erano suoi o di Xi Jinping? Nessun comunicato ufficiale, nessun commento. La politica della seconda economia mondiale rimane un’oscura matassa di trame, personalità, ambizioni e ricatti di cui è difficile, se non impossibile, trovare il bandolo. Chi si occupa di affari cinesi è abituato a dribblare la censura, a pesare i silenzi più delle parole, ad avanzare per metafore e a non avere mai certezze. Bisogna saper leggere le foglie di té.Intanto la liturgia del ventesimo Congresso procede spedita. Xi Jinping fa il suo discorso, «bisogna osare lottare, e osare vincere», e la sedia di Hu rimane vuota. Appena finisce, l’agenzia di stampa Xinhua rilascia i nomi degli eletti. Molti veterani non sono stati riconfermati e si liberano quattro posti del comitato permanente del politburo. La prossima leadership sarà giovane e devota a Xi, si intuisce, tanto più che anche la Costituzione è stata nuovamente emendata e Xi è ufficialmente hexin, il nucleo del Partito attorno a cui tutto gira. Non era certo per questo che Hu Jintao aveva accettato di presiedere il partito e la nazione da primus inter pares.Faceva parte di quella generazione che cercava di mettere una pietra sopra ai personalismi e alle purghe del periodo maoista. Quelli che offrivano al proprio popolo un costante miglioramento dei livelli materiali di vita in cambio della stabilità politica. Quelli del comunismo sì, ma con caratteristiche cinesi. Purché il Paese cresca. Con Xi Jinping, invece, la Cina deve tornare al centro del mondo come quando c’era l’impero. Torna l’uomo forte e lo sprezzo delle regole. La fedeltà prima del merito. Il nazionalismo e l’ideologia prima dell’economia. Serve un rinascimento cinese, costi quel che costi.