la Repubblica, 22 ottobre 2022
Biografia di Gennaro Sangiuliano
Il suo nome è rimasto coperto fin quasi all’ultimo istante, entrato nel toto-ministri giusto come indiscrezione, neanche tanto accreditata. Solo l’altro ieri, giorno primo delle consultazioni, ha cominciato a circolare con una certa insistenza, insieme a quello di altri intellettuali d’area. Tutti poi battuti al fotofinish. È Gennaro Sangiuliano, sovranistissimo direttore del Tg2, il nuovoministro della Cultura: l’ha spuntata su Giordano Bruno Guerri e pure su Giampaolo Rossi, l’ex consigliere d’amministrazione che da sempre gestisce per Giorgia Meloni lo spinoso dossier Rai. E questo perché – si vocifera – la sua uscita da Saxa Rubra innescherà un effetto domino tale da consentire a Fratelli d’Italia di fare incetta di poltrone: di rientrare cioè dal portone principale in quella Tv di Stato da cui con gran dispetto erano stati buttati fuori dall’ex maggioranza di governo. Senza contareche, sussurrano i maligni, «è molto più facile trovare qualcuno che guidi una testata anziché un amministratore delegato». E Rossi, quando Fuortes lascerà, al più tardi fra un anno e mezzo, è già in pole per prenderne il posto.Sebbene a nessuno sia mai riuscito un salto tanto clamoroso – dalla tolda di un Tg al governo, senza neanche passare per le urne – Sangiuliano neppure per un minuto ha pensato di non farcela. Per via delcursus studiorum : laurea in Giurisprudenza, dottorato e master. Ma soprattutto politico: militanza giovanile nel Fronte della Gioventù, consigliere circoscrizionale dell’Msi a Soccavo, provincia di Napoli, dove è nato nel ‘62 e poi lì candidato dal Popolo della Libertà, ancorché non eletto. Maurizio Gasparri come testimone di nozze. «La cultura è il mio alimento, sono orgoglioso di avere a casa una biblioteca di 15mila titoli, io stesso ne ho scritti 18 e ho vent’anni di attività accademica alle spalle», spiega il sanguigno neoministro aRepubblica. «Con Giorgia ci conosciamo da anni, siamo legati da amicizia e stima, tante volte ci siamo scambiati idee e libri, io li ho dati a lei e lei a me». Certo è che oltre alle biografie su Putin e Mao, su Trump, Reagan e persino il Quarto Reich – a denotare un marcato strabismo a destra – deve avere parecchio influito il suo continuo girovagare fra le convention di partito: di FdI innanzitutto, senza però disdegnare la Lega, a lungo preferita finché Salvini è rimasto auge e poi un po’ trascurata. Gli è costato persino una lettera di richiamo l’intervento con cui a maggio introdusse il comizio conclusivo di Meloni alla conferenza di Milano. Un discorso che tuttavia lo consacrò fra gli intellettuali di riferimento. Indicato esplicitamente da Ignazio La Russa fra gli estensori del programma elettorale dei Fratelli.In sua vece al Tg2 dovrebbe presto arrivare Nicola Rao, attuale vicedirettore del Tg1 storicamente in quota destra, ma solo per qualche mese. Il progetto di Meloni è infatti prendersi il primo notiziario nazionale, dove Rao potrebbe traslocare non appena l’attuale direttrice Monica Maggioni otterrà quello che chiede: la conduzione di un programma di approfondimento in prima serata. Se invece la Lega dovesse insistere per promuovere Roberto Pacchetti al Tg2, FdI è pronto a chiedere lo sfratto di Alessandro Casarin dalla TgR: riequilibrio necessario rispetto a un alleato sovradimensionato, se si considerano i pesi elettorali. Intanto Sangiuliano è già entrato nel mood patriottico: «Il mio motto», annuncia, «sarà la canzone civileAll’Italia di Leopardi che inizia così: O patria mia, vedo le mura e gli archi e le colonne e i simulacri e l’erme torri degli avi nostri, ma la gloria non vedo». La sua, in compenso, è appena iniziata.