il Fatto Quotidiano, 21 ottobre 2022
I conflitti d’interesse di Guido Crosetto
“Ex tante cose. Ora uomo libero e imprenditore”. Così si descrive su Twitter Guido Crosetto, nuovo ministro della Difesa. A lui spetterà il compito di dirigere la politica militare italiana nei prossimi anni. Cuneese di Marene, 59 anni, una laurea millantata in Economia e commercio (“ho raccontato una piccola, innocente bugia”, ammise al Corriere nel 2013), Crosetto ha in effetti un curriculum molto ricco e a oggi non riveste incarichi politici, sebbene sia già stato parlamentare quattro volte. Da “uomo libero e imprenditore”, però, lavora da anni a stretto contatto con aziende a controllo pubblico. Proprio nel settore della Difesa, sponda Leonardo (allora Finmeccanica), il colosso militare controllato dallo Stato. Infatti oltre a essere dal 2014 “senior advisor” della partecipata pubblica, cioè consulente esperto, il neo ministro almeno fino a ieri risultava essere anche presidente di Aiad, l’associazione confindustriale delle aziende del settore militare, di cui proprio Leonardo è il socio più importante.
Da marzo 2020 è anche presidente del cda di Orizzonte Sistemi Navali, altra spa a controllo pubblico, in questo caso una joint-venture tra Leonardo e Fincantieri specializzata in sistemi tecnologici per le navi militari. In più, Crosetto ha lavorato anche con Elettronica Spa, multinazionale della cyber security, controllata dalla famiglia Benigni e partecipata dalla solita Leonardo e dalla francese Thales. Almeno fino al maggio 2018 è stato infatti consulente della Elt Spa, azienda che fa parte del gruppo Elettronica. “La collaborazione con Crosetto è terminata”, ci hanno spiegato dall’impresa romana senza fornire dettagli. Del Crosetto rappresentante delle aziende si ricorda l’exploit di un anno fa, in Commissione Difesa, nell’audizione informale sull’andamento del mercato delle armi: si schierò contro la decisione votata dal Parlamento per limitare l’export di componenti militari verso Arabia Saudita, Emirati Arabi ed Egitto. Disse: “Se si vuole cooperare o meno con un Paese, deve deciderlo il governo ragionando a lungo termine, non il Parlamento”. Riletta oggi, sembra un’indicazione su quella che sarà la sua linea da ministro.
Dei suoi incarichi da manager nel settore militare non ha mai fatto mistero. Molto più riservato si è dimostrato invece sui redditi percepiti. A inizio ottobre su Twitter ha commentato così le richieste del Fatto: “Sarebbe più veloce chiedermi il 740, visto che sono solo redditi legittimi e corretti”. Ora dovrà davvero rendere nota la dichiarazione dei redditi sul sito del governo. Resta comunque un dato che Crosetto potrà continuare a tenere segreto: i nomi dei suoi clienti. Perché oltre al ruolo di manager di aziende private a partecipazione statale, c’è anche il Crosetto imprenditore: è infatti azionista di diverse aziende ancora attive. Tre di queste offrono servizi di bed and breakfast a Roma, una si occupa di servizi contabili, un’altra è un’agenzia di viaggi attualmente amministrata da un curatore fallimentare. La più importante, però, svolge servizi di lobbying.
Si chiama Csc&Partners Srl: amministratore unico era proprio Crosetto, che aveva il 50% delle quote, mentre il resto delle azioni è in mano al figlio Alessandro e alla compagna, Graziana Saponaro. Nel 2021 la Csc ha fatturato 272 mila euro (con un utile netto di 179 mila euro). A fine settembre, mentre lo chiamavamo per avere un commento su questa società, Crosetto ha scritto su Twitter: “Ho deciso di liquidarla perché nessuno possa fare illazioni”. E ieri sempre su Twitter ha annunciato che lascerà anche le altre aziende: “Liquiderò ogni mia società (tutte legittime). Rinuncio al 90% del mio attuale reddito”. Finora però non ha mai dichiarato chi sono stati i clienti della Csc: sarebbe un’informazione interessante per i cittadini, che potrebbero così escludere ogni possibile conflitto d’interessi. Ovvero che Crosetto, fino a poco fa, riceveva soldi da aziende che ora avranno a che fare con lui non più nella veste di imprenditore, ma di rappresentante della Repubblica italiana.