Il Messaggero, 21 ottobre 2022
Gli ubriachi al volante restano impuniti
Si mettono alla guida in stato di alterazione psico-fisica, superando spesso i limiti di velocità: trasformano così l’auto in un proiettile capace di uccidere. E quando uccidono, trovano nella magistratura una clemenza inspiegabile. «Anche se ora abbiamo la legge sull’omicidio stradale, i pm e i giudici tendono a svilirla, chiedendo e applicando il minimo della pena prevista: ossia 5 anni, che tra sconti e riti alternativi, scendono spesso a 2 o 3. Insomma, danno più attenzione al colpevole che alla vittima», spiega l’avvocato Domenico Musicco, presidente di Avisl Onlus (Associazione delle vittime di incidenti stradali, sul lavoro e per malasanità). «È capitato che, anche in caso di condanna, il tribunale non abbia revocato la patente all’imputato. Tutto ciò è diseducativo – fa notare l’avvocato Musicco, tra i promotori della legge sull’omicidio stradale – L’automobilista italiano è indisciplinato proprio perché non viene sanzionato: sa che gode di impunità. Nel nostro Paese abbiamo 3.200 morti l’anno sulla strada, oltre il doppio di Francia, Inghilterra, Spagna e Germania. La linea morbida è dimostrata anche dall’ultimo incidente mortale di Roma, in cui è morto il 18enne Francesco Valdiserri, travolto mentre camminava sul marciapiede di via Cristoforo Colombo: la ragazza che lo ha investito, nonostante fosse positiva all’alcol-test, al drug-test e recidiva, sta ai domiciliari e non in carcere». POCHI CONTROLLILa Capitale italiana è maglia nera in Europa per numero di vittime della strada, specie per quanto riguarda gli utenti deboli. Nel 2021 sono morti nell’area metropolitana di Roma 50 pedoni, 47 motociclisti e 9 persone a bordo di monopattini. Oltre allo stato disastroso delle strade capitoline – dalle buche ai dossi delle radici, dalla segnaletica sbiadita ai semafori che non funzionano – «a rendere catastrofica la situazione – spiega l’avvocato Musicco – contribuisce il fatto che ci siano pochi controlli da parte delle forze dell’ordine: sia sulla velocità, sia sulla guida in stato di ebrezza». In Inghilterra e Francia si fanno 10 milioni di alcol-test l’anno, in Italia solo un milione. Si contano sul lumicino le pattuglie dotate di etilometri: a causa delle lunghe revisioni e della scarsa fornitura di boccagli (che vanno cambiati per ogni automobilista). Ma il problema più grave è la mancanza di organici. La Polstrada – l’unica deputata a fare gli alcoltest nell’ambito della polizia di Stato – è il comparto che ha risentito di più dei tagli del 2015-2016. «Basti pensare che su Roma (ad eccezione del Gra) circolano una media di 1-2 pattuglie per turno, che percorrono solo le strade statali che vanno fuori dalla città», precisa il segretario del Sap, Stefano Paoloni.«È indescrivibile il dolore che si può provare quando ti viene sottratto un figlio in questo modo, così come accadde a me quando mia figlia di 17 anni fu investita sul marciapiede sotto casa, in una strada con limite di velocità a 30 all’ora – ricorda Giuseppa Cassaniti, presidente dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada (Aifvs) – La giustizia spesso in questi casi arriva dopo 10 anni, come è successo con mia figlia. E una giustizia ritardata, è una giustizia negata. In un società civile deve passare il concetto che certi comportamenti sono gravi e lo si fa anche con l’adeguata punizione di chi compie il reato». A questo proposito, è durata solo 6 giorni la detenzione in carcere di Marius Alin Marinica, il romeno condannato in via definitiva a 8 anni di reclusione per l’incidente del luglio 2019 in cui morirono quattro giovani, finiti con l’auto in un canale a Musile di Piave. Dopo aver fatto eseguire il 14 ottobre un’ordinanza di reclusione, la Procura generale di Venezia ha fatto retromarcia, accogliendo il ricorso del legale del 30enne. Il Tribunale di Sorveglianza dovrà quindi decidere sulla sua liberazione anticipata e la messa alla prova, per scontare gli ultimi anni in lavori di pubblica utilità.IL RECIDIVONei giorni scorsi un 50enne di Paliano, dopo due anni di visite mediche presso la Asl di Frosinone perché era stato trovato ubriaco alla guida, è riuscito a riottenere la patente. Per festeggiare si è fermato in un bar a bere. Ma, non avendo imparato la lezione, si è rimesso alla guida per tornare a casa. Dopo qualche chilometro, a Ferentino, è stato fermato dai carabinieri ed è risultato positivo all’alcol-test: la patente gli è stata nuovamente ritirata e la macchina sequestrata.