Il Messaggero, 21 ottobre 2022
Biografia di Matteo Piantedosi
«Uno bravo, che mi toglie problemi e non me li aggiunge», questo l’identikit che l’ex ministro Anna Maria Cancellieri faceva di Matteo Piantedosi, quando entrambi erano a Bologna: lei come commissario del governo al posto del sindaco Flavio Delbono, lui come viceprefetto. E, racconta chi lo conosce, che è proprio questo il valore aggiunto del nuovo ministro degli Interni: risolvere i problemi prima che si tramutino in emergenze. Capacità che può avere soltanto un alto funzionario dello Stato che conosce pregi e limiti della burocrazia, sa coniugare gli imperativi della legge alle necessità della gestione quotidiana, non smette mai di mediare ma non deroga ai suoi principi. Un atteggiamento mantenuto, indipendentemente, se c’era da organizzare il Concertone della notte di Capodanno a Bologna (invitò nella città dei cantautori le star di X-Factor), gestire gli sbarchi dei migranti nei porti italiani mentre il Nord Africa ribolliva oppure attaccare pubblicamente la Federcalcio quando – con l’Italia vincitrice agli Europei di calcio 2021 e in piena pandemia – decise di far girare per le strade della Capitale il bus scoperto con gli eroi di Wembley, incurante del rischio contagi. Cinquantanove anni, nato a Napoli ma avellinese doc (ancora oggi Cervinara è il suo luogo dell’anima), una moglie (Paola Berardino) anche lei prefetto a Grosseto e due figlie, Piantedosi è stato, tra l’altro, vice capo della polizia, prefetto a Lodi, Bologna e Roma. AL VIMINALESoprattutto è di casa al Viminale, dove ha lavorato con governi di colori diversi (Monti e i due di Conte). Qui ha raggiunto la fama da capo di gabinetto di Matteo Salvini, quando questi era ministro degli Interni, contribuendo alla stesura dei decreti sicurezza. Un ruolo che ha mantenuto anche con Luciana Lamorgese, prima di essere spedito a Roma come prefetto per fronteggiare le emergenze più disparate: la criminalità che fa della Capitale una meta di tutte le organizzazioni locali e non, l’assenza di discariche e le continue crisi dei rifiuti, il picco di incidenti stradali o il Covid. Sempre a suggerire soluzioni alle amministrazioni competenti, senza mai prendersi i meriti. Chi ha parlato con lui in questi giorni, racconta che il neo ministro non avrebbe gradito la facile equazione: vicino a Salvini e quindi in quota Lega in questo dicastero. Rivendica l’essere un alto funzionario dello Stato che risponde soltanto alla Costituzione. E che da oggi avrà ancora meno tempo per le sue passioni: il ciclismo – ha anche scalato lo Stelvio – i dischi di Pino Daniele, i libri di García Márquez, Savinio e Nietzsche, Cervinara e la cucina napoletana.