Il Messaggero, 21 ottobre 2022
Biografia di Francesco Lollobrigida
A chi fino all’ultimo ha compulsato il suo numero per un cenno, «davvero fai il ministro?», Francesco Lollobrigida ha dato la stessa risposta: «Farò quello che mi chiede lei». Lei è Giorgia Meloni, di cui il neoministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, è braccio destro e sinistro, cognato, amico.
Numero due del partito che ha co-fondato nel 2012, marito di Meloni Arianna, sorella maggiore della premier incaricata, Lollo è quello che in America chiamerebbero Chief of Staff della squadra meloniana. Nel senso che tutti, dallo staff ai neoministri, serrano i ranghi quando passa. Se il primo governo di destra-centro della storia italiana (e il primo con una premier donna) è nato si deve anche al lavorìo di un veterano della fiamma (che arde in lui grazie alla mamma, maestra con una passione per l’Msi). Forte di una lunga gavetta militante, dalle fila del Fronte della Gioventù fino all’assessorato ai Trasporti nella Regione Lazio e dunque al timone del gruppo dei fratelli d’Italia alla Camera.
Erano trentasei, sono quadruplicati (119) questa legislatura. Ecco perché privarsi del polso fermo di Lollo, un tempo noto come Beautiful per la fisionomia da attore hollywoodiano, non è stata una scelta facile per Giorgia. Che però ha infine ritenuto indispensabile la sua presenza in un esecutivo nato sotto una luna non proprio dritta, tra stilettate e sgambetti fra alleati infine ricomposti all’ombra del Quirinale. Tensioni che Lollobrigida riesce spesso a smorzare - la politica, rivendica lui, «la farei anche gratis» - non senza un talento per il tatticismo. Un esempio? L’operazione che ha portato alla nascita in deroga dei gruppi dei moderati a Montecitorio e Palazzo Madama, d’intesa coi centristi Maurizio Lupi e Antonio De Poli. Airbag per eventuali tensioni nella maggioranza, quando sarà.
Classe 1972, papà di Vittoria e Rachele, nato e cresciuto nella provincia di Roma, a Tivoli e poi a Subiaco, laziale reo-confesso (ha perfino fondato il club alla Camera) tanto da averlo rinfacciato a Mario Draghi al primo colloquio, «e io so’ della Roma», gli ha risposto lui ridendo, Lollobrigida è parente alla lontana di Gina e con la bersagliera, oggi in trincea con i rossobruni di Ingroia, si sente ogni tanto. Con lui al comando guai a sottovalutare il neo-ministero - agognato fino all’ultimo dalla Lega e chiave di volta del programma conservatore - che promette di accorpare deleghe assai più ampie del dicastero guidato dal leghista Centinaio e nasce per permettere all’intera filiera agroalimentare «di fare squadra in Europa». «Il nuovo ministero non è inedito, lo hanno anche in Francia, hanno difeso meglio i loro prodotti», dice il ministro incaricato arrivando al Senato, «lo faremo anche noi».
Un vecchio pallino, comunque, del vice di Meloni che alla sovranità alimentare ha dedicato una lunga trafila di iniziative parlamentari. E un mese fa, alla vigilia delle elezioni, non a caso ha incassato un’ovazione durante la visita agli stand della Coldiretti insieme a Giorgia. Nel Cdm, a Palazzo Chigi, sarà una sentinella della leader. Tanto più perché mancherà - destinato ad altra missione - il suo migliore amico e consigliere fedelissimo della Meloni Giovanbattista Fazzolari.