la Repubblica, 22 ottobre 2022
Biografia di Carlo Nordio
ROMA – È stato al centro di un braccio di ferro «tra i più tesi di tutta la vigilia del nuovo governo», è il liberatorio commento che arriva dai suoi, mentre Berlusconi ha perso anche questa partita, e Giorgia Meloni infila ormai l’uscita del Quirinale. Eppure il nome di Carlo Nordio, neodeputato e nuovo ministro della Giustizia, 75 anni, magistrato fino al 2017, «non è mai stato in discussione neanche per un’ora», da parte della premier. E non è difficile capire perché. Toga simbolo delle battaglie di destra: per la separazione delle carriere e per il ripristino dell’immunità parlamentare; contro «l’abuso» della custodia cautelare e delle intercettazioni nelle indagini, nemico delle correnti, Nordio è forse uno dei pochi pm storicamente “avversario” dei colleghi dell’accusa. Ma, da Venezia, con rigore non discutibile, ha indagato sia sulle coop rosse – negli anni in cui duellava coi colleghi di Mani Pulite – sia sul sistema corruttivo del Mose che più di recente, ha travolto l’ex ministro e governatore di FI del Veneto, Giancarlo Galan. Nordio si è battuto in primavera anche per i 5 Sì ai referendum: poi clamorosamente falliti. Forse uno dei pochi versanti, quest’ultimo, che lo ha visto su posizioni distanti da Meloni: FdI era infatti per il No alla demolizione della legge Severino, mentre il neo ministro – sebbene non la consideri una priorità – è convinto che vada pesantemente limitata.E ora, da Guardasigilli, a quale “rivoluzione” si appresta? E come saranni completate le riforme appena partite, dopo complesso lavoro della ministra Cartabia?Nordio eredita il campo minato di una giustizia segnata da inefficienze croniche e mancanze di risorse, delegittimata da anni di scandali, e in cerca di quella «rigenerazione etica» su cui ha posto l’accento, anche nel giorno dell’applauditissimo insediamento bis, il presidente SergioMattarella, che guida il Consiglio Superiore. Non a caso, il primo messaggio istituzionale, con «i più sinceri auguri di buon lavoro», arriva proprio da Palazzo dei Marescialli. È il vicepresidente del Csm, David Ermini, a congratularsi accennando agli imminenti nodi. «Per il suo lungo passato nella magistratura, Nordio – sottolinea Ermini – conosce assai bene e dall’interno la “macchina della giustizia” e i malanni che la affliggono, a iniziare dalla allarmante carenza di organico, dalla grave situazione delle carceri e dalla inadeguatezza dell’edilizia giudiziaria». E proprio sul Csm da rinnovare dovrà concentrarsi subito il Guardasigilli: dopo l’elezione dei membri togati, il Parlamento in seduta congiunta dovrà eleggere i dieci membri laici, alla luce del nuovo corso («procedure trasparenti», «rispetto della parità di genere») varato da Cartabia, insieme alle altre riforme – sul processo civile, quello penale, e il versante ordinamentale.Sullo sfondo, le lesioni di un quasi trentennale conflitto tra magistratura e politica. Un passato da archiviare. Anche per questo l’incontro di qualche giorno tra Nordio e il leader di FI (attualmente imputato a Milano per corruzione in atti giudiziari) – una mossa dettata evidentemente dall’asprezza della crisi Meloni-Berlusconi – è parsa ad alcune toghe una sgrammaticatura evitabile.L’associazione nazionale magistrati chiede risorse, mezzi. «Il nostro augurio per il ministro va insieme agli auspici. La tenuta dei principi su cui si fonda la giurisdizione, che siamo sicuri sia avvertita come una precondizione comune», evidenzia con Repubblica il presidente Anm, Giuseppe Santalucia. «Ma le inefficienze di cui soffre la giustizia si combattono solo con risorse, investimenti, organici». Un’altra pagina da scrivere. Sotto l’ombra di divisioni.