Corriere della Sera, 22 ottobre 2022
Meloni, cronaca di un’investitura
roma La tensione di una giornata da libri di storia si scioglie al tramonto, quando Giorgia Meloni esce sul cortile d’onore del Quirinale e si ferma all’ombra del Torrino, su cui sventolano la bandiera italiana, il vessillo dell’Europa e lo stendardo presidenziale. Nel pollice alzato per dire «ce l’abbiamo fatta» e nel sorriso lampo concesso ai fotografi c’è tutta la felicità della prima donna italiana presidente del Consiglio, capo di un governo di destra che si autodefinisce sovranista. Ventiquattro ministri, solo sei le donne. Due vicepremier (Tajani e Salvini), tante conferme, qualche sorpresa, richiami sovranisti e identitari nei nomi dei ministeri e lo scivolone riparato in fretta dei due azzurri, Pichetto Fratin e Zangrillo, costretti a scambiarsi il dicastero.
La delegazione azzurraL’appuntamento con il capo dello Stato è alle 10.30 nella sala degli Arazzi di Lille. Berlusconi si fa precedere da messaggi in stile presidenziale: «Daremo al Paese un esecutivo forte e coeso». Salvini lo imita: «La squadra è pronta». Il leader di Forza Italia arriva in auto con i capigruppo Cattaneo e Ronzulli. E Tajani, dov’é? Perché il quartetto è diventato un trio? Il predestinato per la Farnesina, che uscirà dal palazzo facendo il saluto militare, li segue di una manciata di secondi ma è da solo e a piedi, rappresentazione plastica della spaccatura interna.
In tutto la delegazione della destra, con la spruzzata centrista di Maurizio Lupi, conta 12 tra leader e capigruppo. Fuori c’è la crisi innescata dalla guerra, Coldiretti manifesta sul piazzale perché «le stalle chiudono» e gli orologi del Quirinale dicono che bisogna far presto. Il colloquio con Mattarella dura 11 minuti, ma un quirinalista giura di averne cronometrati appena 7. In ogni caso è un record. «Viste le emergenze abbiamo la necessità di dare al Paese un governo forte e autorevole», accelera Meloni. E mezz’ora più tardi, diretta al ristorante di Montecitorio: «Colloquio breve? Sì, ma le idee sono abbastanza chiare». In quell’abbastanza ci sono le tensioni e gli scontri degli ultimi giorni, ma anche il «miracolo» di un’alleanza che si è ricompattata per garantire la nascita dell’esecutivo.
Una delle foto simbolo è un Berlusconi col cerone e il sorriso tirato fino allo spasimo della mascella, la mano che si alza nella Loggia d’Onore per salutare i giornalisti e quell’aria da padre nobile che, a forza di incarichi, la sa più lunga di tutti. Questa volta niente show, ma è lui a illustrare agli alleati affreschi e arazzi, dopo che Mattarella lo ha trattenuto qualche minuto per spazzar via le ombre sulla politica estera. Con Zelensky o con Putin? Con la Nato o con il Cremlino? Ed è sempre lui, Berlusconi, ad annuire una quindicina di volte davanti alle telecamere mentre parla Meloni, per spazzar via le scorie lasciate dalle esternazioni sulla guerra in Ucraina.
Lo sguardo d’intesaSul web impazza da ore il «var» del momento in cui la premier, a un passo dall’incarico, dice che «la sottoscritta» è stata indicata all’unanimità. Berlusconi cerca gli occhi di Salvini che ricambia lo sguardo e l’ex premier prima annuisce e poi aggrotta le sopracciglia. È stata dura per il quattro volte presidente del Consiglio passare lo scettro a una donna che ha quasi la metà dei suoi anni, ma l’ex sovrano vuole mostrarsi pacificato e posta su Twitter la foto che lo ritrae assiso su una poltrona quirinalizia che pare un trono, con Ronzulli, Cattaneo e, questa volta, anche Tajani. E c’è pure l’immancabile siparietto, con l’eterno «re Silvio» che, impressionato dai corazzieri, si rivolge al portavoce di Mattarella, Giovanni Grasso: «Qui siete tutti alti e belli».
Le due domandePoco prima, nel momento breve e solenne delle consultazioni, Mattarella aveva rivolto alla delegazione due domande secche. «C’è una maggioranza?». «E chi è il premier?». Risposte facili facili, un «sì» corale e il nome all’unisono di Giorgia Meloni. «La sottoscritta», appunto. La mimica, le facce, i passi sul tappeto rosso, le vicinanze e le distanze, tutto disvela il senso politico di una giornata che segna la fine della lunga era berlusconiana e l’inizio di una nuova stagione.
Quando la Fiat 500 bianca con la leader di Fratelli d’Italia sul sedile del passeggero approda sul Colle sono le 16.30. Di fronte al palazzo che fu dei papi ci sono un centinaio fra turisti, curiosi e qualche militante. Le gridano «Forza Giorgia», «daje!», lei fa ciao con la mano e nell’altra stringe alcuni fogli e un quadernone nero: la lista dei ministri da sottoporre al presidente. Il colloquio con Sergio Mattarella dura oltre un’ora e mentre la leader è chiusa faccia a faccia con il capo dello Stato, Berlusconi telefona a Mario Draghi: «Grazie per il prezioso lavoro».
Nella Loggia d’Onore le telecamere sono fisse sul portone chiuso, con i due corazzieri immobili come colonne e i giornalisti in attesa, orecchie e taccuini puntati. Alle 17.50 esce il segretario generale Ugo Zampetti: «Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito l’incarico a formare il governo a Giorgia Meloni che ha accettato l’incarico e ha presentato l’elenco dei ministri». Niente riserva, come il Berlusconi del suo quarto e ultimo governo. Ora non resta che attendere la lista. Pochi minuti ed ecco la prima donna premier, abito blu notte, tacchi color oro, tono deciso della voce e un pizzico di comprensibile emozione che la fa inciampare subito sulla parola «portafoglio». La presidente incaricata legge la lista dei ministri, poi saluta i giornalisti con un lampo di soddisfazione negli occhi: «Vi ringrazio e vi auguro buona serata e buon lavoro».
Alle sei della sera è il capo dello Stato a rivolgere «auguri di buon lavoro al nuovo governo». Intanto Meloni sente Draghi, fa visita al presidente della Camera Lorenzo Fontana, si ferma a vedere la mostra fotografica «A testa alta» e consegna ai giornalisti un frammento di storia personale: «Io ho iniziato a fare politica il giorno dopo la strage di via D’Amelio. Ora salgo questa scala e ci sono le immagini di Paolo Borsellino. È un cerchio che si chiude». La premier incaricata si sposta a Palazzo Madama e parla due ore con il presidente Ignazio La Russa. Oggi al Quirinale è il gran giorno del giuramento e domani mattina, a Palazzo Chigi, Mario Draghi consegnerà la campanella alla prima italiana presidente del Consiglio.