La Stampa, 21 ottobre 2022
I falsari di Amazon
Due azioni indipendenti. Ma stessa finalità: mettere fine al fenomeno delle finte recensioni online. Amazon ha presentato la prima denuncia penale in Italia contro un intermediario. La prima anche a livello europeo. L’accusa a carico del broker è di aver organizzato una rete di persone disposte a recensire col massimo punteggio prodotti comprati sul portale per ottenere un rimborso sulla spesa effettuata. Nelle stesse ore si è mossa anche Altroconsumo, che ha presentato altre quattro denunce contro altrettanti responsabili di siti internet e canali social accusati di aver messo in piedi lo stesso meccanismo. Massimo riserbo sui nomi. Ma le denunce sono state presentate alle procure di Bologna, Ivrea, Milano e Roma. Azioni separate frutto però di un primo tentativo di coordinamento tra la società americana e l’associazione dei consumatori.
Tutto avveniva su siti internet specializzati o canali Telegram. Ce ne sono decine sul servizio di messaggistica. Il più grosso di questi, che La Stampa ha visitato, conta 42 mila iscritti. Ma se si prova a fare la somma solo dei canali più frequentati, il numero degli iscritti supera i 150 mila. Numeri che raccontano un fenomeno molto più esteso e radicato di quanto si possa immaginare. Perché si tratta di persone reali, che fanno recensioni reali, anche se il giudizio sul prodotto è falsato dal fatto di averlo avuto gratis. Da una prima stima, potrebbero essere circa 11 mila i siti e i canali social che alimentano il mercato delle false recensioni. Un problema per tutti gli attori in campo. Per i consumatori, che vengono indirizzati dalle finte recensioni all’acquisto di prodotti magari non così buoni. Per Amazon, che sul valore e l’attendibilità delle recensioni ha costruito parte della sua forza sul mercato. Ma anche per le aziende che su Amazon si comportano in modo onesto, senza cercare finti recensori dei loro prodotti.
Già, perché se ci sono recensioni coordinate, e tutte col massimo punteggio possibile, la ragione più plausibile è che dietro (a metterci i soldi) ci siano rivenditori disonesti, disposti a tutto pur di vedere le cinque stelle adornare i loro prodotti. E convincere all’acquisto altri potenziali clienti ignari. Meccanismo reso più efficace dall’esistenza di un coordinatore. L’intermediario che organizza questi canali. Probabilmente per un ritorno più consistente di un prodotto, o di un rimborso. Saranno le procure ad accertare il giro d’affari che c’è dietro. Illegittimo perché contravviene alle regole di utilizzo di Amazon.
Il colosso dell’ecommerce ha 12 mila dipendenti che si occupano di controllare le recensioni dei prodotti venduti sul suo portale. Con loro lavora un’intelligenza artificiale che cerca di scovare meccanismi ricorsivi e potenziali raggiri alle sue regole. Ogni settimana Amazon registra 30 milioni di nuove recensioni. Nel 2020, secondo i dati dell’azienda, ne sono state sospese 200 milioni.
Anche Altroconsumo è attiva da anni contro questa pratica. «Alcuni siti che abbiamo individuato hanno sistemi molto sofisticati, altri sono solo canali social», spiega a La Stampa Federico Cavallo, responsabile delle relazioni esterne dell’associazione. «Ci sono portali che fanno accedere direttamente con le credenziali di Amazon, mettono a disposizione dell’utente una lista di oggetti da recensire, lo collegano direttamente all’ecommerce dove può effettuare l’acquisto. Una volta fatto, e votato con il massimo del punteggio, si ottiene un rimborso tramite voucher o PayPal», spiega. L’accesso, aggiunge, è aperto sia agli acquirenti che «ai venditori che vogliono approfittare di questi portali». Altroconsumo nella sua indagine si è concentrata sui prodotti di natura tecnologica. Cuffie, smartphone, computer. «Ma è un fenomeno che riguarda ogni genere di prodotto, dalla casa alla cura della persona», aggiunge Cavallo. Un fenomeno cresciuto nell’epoca del consumatore diventato anche produttore di valore per le aziende che, con i suoi comportamenti online, con i commenti, le recensioni, indirizza anche le scelte degli altri. Prosumer è il termine che identifica questa nuova figura del commercio online. Al consumatore medio non resta che l’arma della diffidenza.
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Appena entrati si è accolti da un messaggio. «Importante. Leggere prima di ordinare». Segue una lunga lista di accorgimenti. Cosa fare, cosa non fare, di cosa munirsi prima di comprare un prodotto su Amazon e ottenere un rimborso sulla spesa effettuate. Parziale o totale, dipende dall’oggetto comprato. Quello a cui La Stampa ha fatto accesso è uno dei canali Telegram dove si organizzano le finte recensioni di prodotti in cambio di un rimborso. Il più frequentato di tutti tra le decine esistenti in italiano. 42 mila iscritti. Il vademecum contiene indicazioni utili per fare in modo che tutto fili liscio. Che non ci sia alcun sospetto da parte di Amazon. «Massimo due o tre ordini a settimana», ma da alternare a «ordini normali», quindi senza rimborso. Perché quelli che si organizzano non sono ordini normali. Servono per far schizzare le valutazioni dei prodotti in cima alle classifiche e convincere altri utenti a comprarli.
Il canale, che come immagine principale ha un’icona a cinque stelle, il massimo del voto possibile per un prodotto comprato su Amazon, indica tre tipologie di ordini possibili: con recensione, e qui il rimborso è del 100% «se non diversamente specificato»; senza testo, ma solo con le cinque stelle, ma per certificarlo va inviato uno screenshot; solo acquisto, e qui serve una foto del prodotto ricevuto. Sotto una lunga lista di prodotti possibili: elettrostimolatori muscolari, cuffie bluetooth, telecamere spia per bambini. Tutti prodotti con un link che rimandano direttamente ad Amazon per l’acquisto. Una volta fatto tutto e fornito eventuali prove, si ottiene il rimborso su un account PayPal.
Ancora più dettagliato è il vademecum di un altro canale Telegram. Il secondo per dimensioni. 26 mila iscritti. L’incipit è immediato: «Non corri il rischio di essere truffato, se non ricevi il rimborso puoi sempre fare il reso entro 30 giorni dalla data di acquisto». Come a dire, nessuno qui perde nulla. Tranne Amazon. Ci sono cosmetici, vestiti, elettrodomestici, oli essenziali e prodotti anti calvizie. Centinaia di prodotti messi ogni giorno. Un elenco sterminato. Di ogni tipologia di beni acquistabili. Tranne libri, sembrerebbe. Questo canale (cinque stelle su sfondo blu) chiede invece un profilo Amazon con cinque recensioni già fatte. Un conto PayPal per i rimborsi. E un avvertimento sulle spese di spedizione: non saranno rimborsate. Poi però un invito, che suona quasi ironico: «Se volete evitarle, abbonatevi ad Amazon Prime». Il rimborso è promesso in «3-5 giorni». A servizio dei recensori, anche un canale Telegram dove si invia il link della recensione per avere i soldi.
Infine, una serie di accorgimenti per evitare di insospettire il portale di ecommerce: «Ogni tanto, fa una recensione diversa e non mettere cinque stelle». O ancora: «Fai recensioni anche 10 giorni dopo dalla ricezione del prodotto». Perché, viene spiegato a chiare lettere, «questa pratica va contro le policy di Amazon» e «nel caso il tuo profilo risultasse sospetto potrebbero toglierti per sempre l’opportunità di recensire». Una macchina perfetta. Studiata in ogni dettaglio. Consapevole che l’attività è illecita, ma organizzata in maniera tale da non destare troppi sospetti. Ma il fenomeno negli anni ha raggiunto dimensioni tanto grandi da minare alla base la sua segretezza. Da un primo calcolo sono 150 mila gli iscritti a questi canali. Senza contare quelli dei siti creati per mettere in contatto diretto recensori e prodotti desiderati. Ora a chiarire se c’è un reato e chi sono i responsabili saranno le indagini di quattro procure italiane allertate da Amazon e Altroconsumo. Intanto i canali sono ancora attivi. Mentre scriviamo vengono pubblicati nuovi annunci. Nell’ordine. Una «fototrappola» per animali selvatici. Un integratore per le difese immunitarie. Un orologio per il fitness.