Corriere della Sera, 21 ottobre 2022
Intervista a Raffaele Palladino
«Lo vede quel prato là fuori? Tre anni fa alle otto della sera allenavo i bambini di nove anni. Ora guido una squadra di serie A, costruita grazie a investimenti importanti e all’ambizione della proprietà. In un mese la mia vita è stata radicalmente trasformata. Vivo un sogno».
Raffaele Palladino, nell’ufficio che durante le visite è occupato da Adriano Galliani, indica uno degli otto campi di cui è dotato il rinnovato centro sportivo del Monza, recentemente intitolato alla memoria di Luigi Berlusconi. Affidare la panchina a un ragazzo di 38 anni, con il curriculum limitato a esperienze nel settore giovanile, è stato un atto che molti hanno considerato un azzardo. Palladino, il 13 settembre scorso, fu chiamato a sostituire Giovannino Stroppa, reo di aver conquistato un punto in sei partite e di non aver dotato la squadra di un gioco gradevole. I tre successi consecutivi in campionato, di cui il primo roboante sulla Juventus, e il recente passaggio del turno in Coppa Italia beffando l’Udinese in casa propria hanno fatto ricredere gli scettici.
Esecutore dei suggerimenti presidenziali o futura stella?
«So di essere stato investito di una responsabilità importante. Ma vivo il momento con dedizione sì ma anche leggerezza. Mi godo ogni momento di questa esperienza, brutto o bello che sia».
Riavvolgiamo il nastro. Come avviene la promozione dalla Primavera alla prima squadra?
«Il lunedì seguente al pari di Lecce mi telefona Galliani. Mi chiede di raggiungerlo a casa sua per conoscere le mie idee di calcio. Stiamo un’ora insieme a discutere prima che mi congedi, avvertendomi che il suo desiderio di assegnarmi la prima squadra avrebbe dovuto essere avallato dal presidente Berlusconi».
Nervoso davanti alla prospettiva di attendere la benedizione da Arcore?
«È stata una serata piacevole anche lì, mi hanno chiesto opinioni su ogni singolo giocatore».
È vero che le fu proposta la scelta di subentrare non subito ma durante la sosta di ottobre?
«Sì ma non ho voluto aspettare anche se dopo pochi giorni il calendario ci metteva davanti la Juventus, una partita oggettivamente difficile. Ho avuto coraggio ma era la mia occasione. Nella vita passano dei treni su cui bisogna salire».
Berlusconi è più prodigo di domande o di consigli?
«Nel corso di quella cena ha voluto anche informazioni sulla mia vita privata. Era curioso di conoscere Raffaele».
Lo sente spesso?
«Di solito dopo le partite per commentare l’andamento e poi a metà settimana. Vuole sapere com’è il clima, se ci sono infortunati. Poi fa delle considerazioni in base alla sua esperienza, anche al Milan».
Le ha già detto che detesta la costruzione dal basso?
«Ah ma quella anch’io...: che senso ha esagerare con il possesso palla se poi non si finalizza? Si gioca per segnare. Non ci sono imposizioni, poi certo tutti sappiamo che il modulo dell’albero di Natale ha fatto le fortune del Milan».
Ha dichiarato di avere due maestri. Ha sentito Juric prima di accettare l’incarico?
«Ho un grande rapporto personale con Ivan. Mi ha detto “vai e spacca tutto”».
E Gasperini?
«Mi ha fatto una raccomandazione avvertendomi che dopo un cambio è fondamentale dare subito una propria impronta di gioco».
Come ha trasformato un gruppo ultimo in classifica nella squadra che ha sbancato il Friuli?
«Ho trovato giocatori demoralizzati, ho lavorato sulla testa anche attraverso il contatto fisico. Li ho abbracciati e con ciascuno di loro ho avuto colloqui individuali. Ho cercato di dare un’identità e dal punto di vista fisico ho preteso allenamenti intensi».
Come nasce la sua carriera di allenatore?
«Nel marzo del 2019 da svincolato ho ricevuto l’offerta di Galliani di giocare nel Monza in Lega Pro per aiutarlo a salire in B. Ho detto sì a una condizione: quando smetto, vorrei iniziare un percorso da tecnico nel vivaio. L’ottobre seguente guidavo i bambini».
La partita di domani sarà speciale per Silvio&Adriano. Lo avverte?
«L’elettricità si sente... col Milan è una gara storica, attesa da Berlusconi e Galliani da quando hanno acquistato il Monza. È una bellissima sensazione, speriamo di poter regalare loro una soddisfazione».
Non tremeranno le gambe ai suoi giocatori al debutto a San Siro?
«Nelle partite più complicate il Monza si esalta. Sarà durissima ma al contempo giocheremo in uno stadio pieno in una bellissima atmosfera. È una di quelle serate in cui bisogna andare più forte e dare qualcosa in più».
Dove può arrivare il Monza?
«Chi lo sa? Dobbiamo concentrarci su una sfida alla volta, con equilibrio, senza esaltarci ora né deprimerci quando arriveranno le difficoltà. Spetterà a me gestire le emozioni del gruppo».
Palladino, ma secondo lei perché l’hanno scelta?
«L’ho chiesto anch’io a loro nella sera di Arcore. Mi hanno risposto: perché sei un ragazzo intelligente e chi ha queste doti in ogni campo della vita, anche senza l’apparente necessaria esperienza, arriva».