il Fatto Quotidiano, 21 ottobre 2022
Intervista a Massimiliano Cencelli, quello del manuale
La notizia è che l’87enne Massimiliano Cencelli, democristiano di ferro, del “manuale” che porta il suo nome si è un po’ stufato. Da oltre cinquant’anni è sinonimo di spartizioni di poltrone e incarichi conferiti con il bilancino tra i partiti di governo: con “il manuale Cencelli” appunto. Tutto si deve a una sua intuizione nel lontano 1967, quando era un funzionario della Dc: “In direzione si scannavano per i posti di governo. Io ne stavo parlando con Adolfo Sarti (ex deputato, ndr) e gli feci una battuta: ‘Scusa, ma è così semplice: facciamo come se fosse una società per azioni. Prendiamo le percentuali delle correnti al Congresso e dividiamo i posti di governo in base a quelle’. Sarti si illuminò: ‘Hai scoperto l’uovo di Colombo!’”.
Pare semplice.
Ogni poltrona aveva il suo peso e doveva essere calcolata in base a quello. Era un lavoro di fino.
Ha sentito l’audio di Berlusconi? “La presidenza del Senato vale due ministeri, quella della Camera uno”. È una valutazione realistica?
Sono numeri campati in aria.
Lo spirito del Cencelli però è immortale: 5 ministeri a quel partito, 5 a quell’altro, una quota di tecnici…
Purtroppo sì. È la politica che è cambiata. Vede, per vanità io dovrei essere contento che il mio nome continui a girare, però adesso basta. La piantassero e iniziassero a ragionare in altri termini.
Cosa intende?
Gli italiani non riescono a fare la spesa, a pagare le bollette. Non credo che la gente stia a pensare a chi ha più ministri e sottosegretari.
Giorgia Meloni sarà all’altezza di queste sfide?
Non lo so. Io sono un vecchio democristiano, cresciuto alla scuola di Alcide De Gasperi, può immaginare come la penso… ho anche qualche amico in Fratelli d’Italia, conosco Guido Crosetto, è una persona perbene, un lavoratore. Meloni però non mi convince molto.
E Berlusconi? Ce lo vede come guastatore del governo?
Io credo sia importante saper riconoscere le stagioni della vita: quando arriva il tramonto, va accettato. Non so se vuole sabotare il governo, ma non credo ne abbia la forza. L’ho pure conosciuto, a Palazzo Chigi, quando era premier. Mi fece i complimenti: “Certo che suo padre ha fatto una cosa eccezionale!”. Credeva che il manuale se lo fosse inventato il mio papà. Per fortuna c’era Gianni Letta, che glielo spiegò: “Mica l’ha fatto il padre, l’ha fatto lui!”. Berlusconi ha tanti figli, tante mogli… potrebbe riposarsi un po’.
L’aneddoto è notevole.
Gliene racconto un altro: quando lavoravo ai servizi di sicurezza con Francesco Mazzola (altro ex parlamentare democristiano, ndr) andai a New York per incontrare il sindaco. Mi conosceva pure lui: “Anche noi usiamo il manuale Cencelli”, disse. E per cosa? “Per la divisione delle scrivanie”.
Mi pare di capire che non ne può più, del suo manuale.
Mi manca la Dc. Feci la prima tessera a 18 anni, anche se non ci si poteva iscrivere prima dei 21. Mio zio era nella sezione di Borgo Cavalleggeri a Roma, il segretario era De Gasperi. Mi diede la tessera lui in persona, mi fece “socio aggiunto”. Lavoravo gratis, guidavo il camioncino ai comizi. A fine giornata, per pagarmi, mi davano un libro. La politica era una cosa seria.