1 - LE MONDE, 'PARIGI VUOLE IL PRICE CAP, CON BERLINO CRISI APERTA', 20 ottobre 2022
“TRA PARIGI E BERLINO LA CRISI È ORMAI APERTA” – “LE MONDE”: “LE DIVERGENZE TRA LE DUE CAPITALI SI MOLTIPLICANO SU DOSSIER LEGATI ALLA DIFESA E ALL’ENERGIA” – IL VERTICE INTERGOVERNATIVO PREVISTO PER LA PROSSIMA SETTIMANA È STATO CANCELLATO, E TRA OGGI E DOMANI SI PROSPETTA UNO SCONTRO SUL PRICE CAP AL CONSIGLIO EUROPEO. DRAGHI PROVERÀ A MEDIARE E SPINGERE SUL TETTO “DINAMICO”. MA È IL SUO ULTIMO VERTICE. SENZA “MARIOPIO”, CON IL MOTORE FRANCO-TEDESCO IN PANNE, L’UE SARÀ IN STALLO. O MEGLIO, TORNERÀ A COMANDARE BERLINO… -
(ANSA) - Nel giorno del consiglio europeo di Bruxelles, il quotidiano francese Le Monde consacra il titolo di apertura alla crisi "aperta" tra Germania e Francia, prima e seconda economia della zona euro. "Tra Parigi e Berlino, una crisi ormai aperta", scrive il giornale, evocando tra l'altro la decisione di Emmanuel Macron e di Olaf Scholz di rinviare a data da destinarsi il tradizionale consiglio dei ministri franco-tedesco inizialmente previsto per il 26 ottobre a Fontainebleau, a sud di Parigi.
Il grande quotidiano parigino, tradizionalmente in edicola a metà giornata, sottolinea che "le divergenze tra le due capitali si moltiplicano su dossier legati alla difesa e all'energia, nell'attuale contesto di guerra in Ucraina".
Tra l'altro, come l'Italia, anche la Francia è fortemente impegnata per l'adozione del price cap sull'energia al livello Ue, una prospettiva a cui la Germania si oppone assieme ai Paesi Bassi. Ma non è tutto. Anche i "programmi militari franco-tedeschi arrancano, mentre Berlino si è impegnata in un progetto di scudo antimissile rifiutato dalla Francia", scrive Le Monde, secondo cui Macron è "seccatissimo per l'annuncio fatto dal cancelliere sull'attuazione di uno scudo tariffario da 200 miliardi di euro sull'energia". "Parigi spinge per un tetto al prezzo del gas durante il summit di Bruxelles, sperando di isolare Berlino ostile ad un tale progetto", conclude Le Monde.
2 - VACILLA L'ALLEANZA PARIGI-BERLINO, VERTICE IN BILICO Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”
Potrebbe essere rinviato l'annuale vertice intergovernativo tra Francia e Germania, previsto per la prossima settimana a Fontainebleau.
Causa del rinvio, preso in considerazione dalla parte francese, sarebbe l'assenza di progressi su dossier cruciali della cooperazione tra Berlino e Parigi, in primis energia e difesa, che avrebbero dovuto dare sostanza a una dichiarazione congiunta mirata a promuovere nuove iniziative a livello bilaterale ed europeo.
Trattandosi dell'appuntamento più rituale e simbolico dell'intesa franco-tedesca, un aggiornamento a data da destinarsi sarebbe forse il segnale più forte del difficile momento attraversato da quello che da sempre è considerato come il motore della costruzione europea.
Gli esempi di crescente divaricazione politica e interessi in conflitto si accavallano. Il rifiuto della Francia di aderire al progetto di uno scudo missilistico europeo lanciato dalla Germania insieme a 14 Paesi, segue la scelta di Olaf Scholz di recarsi da solo a Pechino ai primi di novembre (accompagnato da uno stuolo di imprenditori tedeschi) invece di andarci insieme a Emmanuel Macron, come questi gli aveva proposto.
Ancora, Berlino appoggia convinta la realizzazione del nuovo gasdotto Midcat Pipeline, che dalla Penisola Iberica porterà metano (e poi idrogeno verde) nel Nord Europa, mentre Parigi lo osteggia offrendo in alternativa la sua energia nucleare. Segnano intanto il passo progetti come il Future combat air system, il caccia multiruolo franco-tedesco-spagnolo cui Berlino sembra ora preferire gli F-35 americani, e il Main Ground Combat System, il nuovo carro armato franco-tedesco che entro il 2035 dovrebbe rimpiazzare i Leclerc e i Leopard 2. Ben oltre i singoli episodi, è la guerra in Ucraina a destabilizzare il rapporto tra Francia e Germania, dando un carattere strutturale al malessere che lo segna.
Parigi fa buon viso a cattivo gioco, cercando di capire in qualche modo le ragioni e le difficoltà dell'alleato tedesco, che vede vacillare il suo modello economico fin qui fondato sull'energia russa a basso costo e sull'inesauribile mercato cinese. Ma al fondo, più la guerra continua, più l'Occidente sostiene l'Ucraina portandola nella propria orbita, più il centro di gravità dell'Europa si sposta verso Est e verso Nord, diminuendo il significato della coppia franco-tedesca e ponendo sfide diverse a Parigi e Berlino.
3 - LA CRISI TRA PARIGI E BERLINO È GRAVE, SENZA DRAGHI LO SARÀ DI PIÙ Estratto dell’articolo di David Carretta per www.ilfoglio.it
[…] Lo stallo franco-tedesco sta compromettendo la capacità di risposta dell’Ue alla crisi del prezzo dell’energia. “In molti settori della politica industriale non c’è coincidenza tra le posizioni dei due paesi, per esempio per il diverso mix energetico”, spiega al Foglio un diplomatico europeo.
Quando non c’è un’intesa preliminare tra Parigi e Berlino, Ursula von der Leyen si muove solo se ha il via libera della Germania. Così si spiega il ritardo su un price cap dinamico sul gas o l’ostilità alla proposta di Paolo Gentiloni e Thierry Breton di lanciare uno strumento di debito comune stile Sure.
Le difficoltà elettorali del ministro delle Finanze, il liberale Christian Lindner, incidono “molto” sulle esitazioni del governo Scholz nell’Ue, dice il diplomatico. Il Consiglio europeo di oggi rischia così di concludersi con un’intesa solo su mezze misure. Nell’Ue conta più il peso dei numeri.
“La maggioranza oggi è formata da un solo paese, la Germania. Due se si aggiungono i Paesi Bassi”, ironizza un funzionario: “L’opposizione sono 17 paesi” (tra cui Italia e Francia). L’uscita di Draghi dalla scena europea aggraverà il problema. Il presidente del Consiglio, con i membri del suo governo, ha saputo creare coalizioni (come il gruppo dei 15 sul price cap) e fare pressioni sulla Commissione per muoversi, anche se con ritardo. “Senza Draghi, con il motore franco-tedesco in panne, lo stallo totale è più probabile”, dice il funzionario.