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 2022  ottobre 20 Giovedì calendario

CAMORRA E NDRANGHETA SI SPARTISCONO IL LAZIO - I NAPOLETANI COMANDANO A LATINA E FROSINONE, I CALABRESI A VITERBO E RIETI, IN PARTICOLARE A CAPENA, DOVE I CLAN HANNO FATTO NUMEROSI INVESTIMENTI NEL SETTORE DEL COMMERCIO ALIMENTARE E NEL SETTORE IMMOBILIARE - IL COMUNE DI FONDI, IN PROVINCIA DI LATINA, È ANCHE “UNO SNODO FONDAMENTALE DEL TRAFFICO DI DROGA” -

Se la Capitale rappresenta un unicum in tema di radicamento delle cosche mafiose, fuori dal grande raccordo anulare inizia un'altra storia criminale, molto più simile al resto del Paese. A spartirsi il Lazio sono principalmente la ndrangheta, infiltrata nelle province nord di Viterbo e Rieti, e la camorra, che si è stanziata nelle province sud di Latina e Frosinone, anche per ragioni di vicinanza geografica.

VITERBO E RIETI Come emerge del VI e VII Rapporto Mafie nel Lazio, elaborato dall'Osservatorio per la Sicurezza e la legalità della Regione, a Viterbo operano organizzazioni mafiose autoctone e riferibili alla ndrangheta. Un gruppo criminale, promosso dal calabrese Giuseppe Trovato, attuava «pratiche estorsive nei confronti dei negozi di compro oro, dei locali notturni e nel settore del recupero crediti, avvalendosi della ferocia e del peso militare degli albanesi».

La ndrangheta ha esteso i suoi tentacoli anche nella provincia di Rieti. In particolare a Capena, dove, secondo quanto emerso dalle indagini, il clan ha fatto numerosi investimenti nel settore del commercio alimentare, nonché nel settore immobiliare.

LATINA E FROSINONE «Nel sud del Lazio le camorre hanno costituito e rafforzato, negli anni, numerose basi operative, consolidando un reticolo di relazioni e rapporti con parti dell'imprenditoria e della classe dirigente pontina», si legge nel Rapporto. Il territorio che si estende da Formia a Minturno, in provincia di Latina, è da anni interessato da attentati e intimidazioni. Il Mercato ortofrutticolo di Fondi rappresenta «l'illustrazione plastica del condizionamento economico con metodo mafioso». Il comune di Fondi è anche «uno snodo fondamentale del traffico di droga», proveniente dal Sud America (via Spagna).

«Nella provincia di Frosinone appare prevalente la presenza di gruppi di origine camorristica», si legge nella relazione della Dia al Parlamento del primo semestre del 2021. In particolare, il clan dei casalesi tende sempre di più a «ricercare la collaborazione dei cosiddetti colletti bianchi, ossia degli imprenditori che hanno permesso all'organizzazione di riciclare il denaro illecito proveniente dalle estorsioni, dal traffico dei rifiuti e soprattutto dalle gare d'appalto».

ANZIO E NETTUNO Il Rapporto Mafie nel Lazio definisce Anzio e Nettuno un «laboratorio criminale». Proprio ieri la Procura di Roma ha chiuso le indagini sulle infiltrazioni della ndrangheta in questi due comuni del litorale: 66 persone rischiano di finire a processo. Ai vertici di due distinti distaccamenti delle ndrine di Santa Cristina d'Aspromonte (in provincia di Reggio Calabria) e di Guardavalle (in provincia di Catanzaro) c'erano Giacomo Madaffari, Bruno Gallace e Davide Perronace. I clan puntavano a infiltrarsi nelle amministrazioni locali attraverso il controllo del settore ittico e lo smaltimento dei rifiuti. Avevano anche in progetto di acquistare e importare da Panama circa 500 chili di cocaina nascosti a bordo di un veliero, in origine usato per regate transoceaniche.

I CASTELLI E GLI AMICI DI DIABLO Il territorio dei Castelli Romani, e in particolare la zona di Velletri, «si è caratterizzato negli ultimi tempi per una tentacolare espansione di associazioni criminali che hanno rivelato i connotati tipici di stampo mafioso». È partita da Velletri la contesa tra gli albanesi Elvis Demce ed Ermal Arapaj, che insieme ad Arben Zogu, Dorian Petoku e Daliu Lozlim sono «narcotrafficanti di spicco inseriti da un decennio nel tessuto criminale della Capitale» e «negli anni sono cresciuti accanto a Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, condividendo anche il tifo per la squadra della Lazio».