la Repubblica, 20 ottobre 2022
Intervista a Ilaria D’Amico
Il primo a tifare per lei è il compagno Gianluigi Buffon. «Abbiamo una bella famiglia allargata, quattro figli maschi. La mia era fatta tutta da donne. Lui è un navigatore a vista, quando il mare è agitatissimo è una sicurezza: è solido. In questo periodo, in cui succedono tante cose nella nostra vita, anche scelte logistiche, mi rassicura: “Amore, questo è il programma che volevi fare, e lo fai”.
Fantastico». Ilaria D’Amico, 49 anni, parla con orgoglio del compagno e dei suoi ragazzi. Dopo una vita a Sky si prepara al debutto su Rai 2, il 27 ottobre, con Che c’è di nuovo.
Lasciato lo sport torna all’informazione politica. Come sarà il nuovo programma?
«Il calcio sarà sempre un divertimento e una passione, ma avevo fatto tutto, a Sky siamo stati pionieri, ho vissuto il periodo più bello. Il commento delle partite, le Olimpiadi, i Mondiali. Volto pagina».
Come ha maturato la scelta?
«Mi ero presa un anno sabbatico per la famiglia. Quando la Rai è arrivata a gennaio con l’idea di riportarmi a essere un punto di riferimento dell’informazione sono stata felice.
Lavoro con Alessandro Sortino, con cui facevo Exit su La7, i ragazzi partiti con noi sono diventati cronisti di punta, firmano bellissimi reportage.
Il nostro obiettivo è fare un racconto sfaccettato per far nascere dubbi, il dubbio è la mia filosofia di vita».
Con quello che succede la materia non manca.
«Vorrei raccontare questo mondo che sembra impazzito: con la guerra in Europa non capiamo se il nostro riferimento siano le super potenze, ci scopriamo più fragili. In casa nostra succede di tutto, arriva la prima volta una donna al governo, la destra vince. Verrebbe da dire: che c’è di nuovo? Tutto».
Partiamo da Giorgia Meloni.
«Partiamo dal pregiudizio su Meloni, ma bisogna essere onesti e va detto subito: questa è la sua grande opportunità. La guardo, è una madre come me, arrivi tardi e ti senti in colpa, vorresti fare tutto. Un po’ le dovevano rompere le scatole perché non vedeva la figlia, no? Ma nessuno le rompeva a Berlusconi se non vedeva i figli. Il racconto delle donne “Eva contro Eva” non fa gioco al mondo femminile, non ci fa progredire. L’aspetto personale mi incuriosisce, ho osservato le sue scelte: il silenzio, in stile draghiano.
Poi, invece, trovo l’intervento a Vox: quale è la sua vera strategia?».
Appunto: lo ha capito?
«Lo scopriremo, spero».
Oggi in tv vince ancora la rissa?
«Ho fatto la scelta di provare a spiegare le cose. I programmi hanno bisogno di un periodo in cui aggiustano la linea e poi si consegnano nella loro identità. Ho assistito a tante risse. Metterò in scena le contraddizioni ma non mi interessa che finisca con un ospite che, urlando, copre la voce degli altri e da casa non si capisce niente».
A proposito di ospiti, come si orienta?
«Non vorrei la solita compagnia di giro, invitata ovunque forse perché la gente la riconosce.
Non vorrei vedere sempre gli stessi».
I primi?
«Preferisco non dirli, troppa concorrenza».
Come sarà strutturato il programma?
«Avremo i reportage a stretto e largo raggio: la realtà vista dai nostri filmaker. Poi c’è l’incontro, l’intervista che faccio in studio – non solo politica – con un libero pensatore. Può essere anche unattore. Se Sabrina Ferilli venisse a spiegarmi la sua percezione di dove sia finita la sinistra, per me vale più di un politico. Seguiremo l’agenda del Paese, per fotografare la società con chi sa mostrartela. Speriamo di carpire la curiosità di chi vuole essere informato».
Rai 2 soffre per gli ascolti, sente la responsabilità?
«La tv è strana, a volte sono giusti i temi e è sbagliato il racconto. Vedere chi ha vinto la serata mi sembra un’operazione inutile. La Rai impone di chiudere a mezzanotte, un programma ha senso o non ce l’ha, a prescindere se abbia vinto. C’è qualcosa di interessante? Allora vale.
È più difficile la sfida, se riesce in Rai è più bello. Fai servizio pubblico.
Tutto ottimizzato: lo studio è quello da cui va in onda I fatti vostri,che ilgiovedì si trasforma».
Il giovedì, nella storia della tv, era caratterizzato da Michele Santoro.
«Per quanto Santoro facesse scelte divisive, la sua era una pièce teatrale del giornalismo, un vero capolavoro.
Aveva la capacità di incuriosire e far affezionare la gente».
Con i social è cambiato tutto: che valore gli attribuisce?
«Altissimo, dal punto di vista del veicolo delle informazioni. Su TikTok ci sono personaggi interessanti, se lo guardi con curiosità c’è tutto: una finestra su mondi diversi. Sono molto meno capace di far entrare i social nella mia vita, non li userò mai per raccontarmi. Avevo aperto il mio Twitter perché facevamo le dirette tweet dal Parlamento. Ma ho sempre avuto difficoltà».
Si viene giudicati in tempo reale.
«Non leggo mai i giudizi della gente, nella maggior parte dei casi già so cosa ci trovo: la bile. Adoro papa Francesco, mi hanno fatto vedere commenti anche su di lui».
Qualcuno pensava che la storia d’amore tra lei e Buffon fosse improbabile. Invece...
«Invece eccoci qua. Per me al secondo giro impari dagli errori del passato, il senso della stare insieme è supportarsi e non sopportarsi: stiamo bene insieme, è una cosa spontanea».
Che pensa della guerra dei Roses combattuta da Totti e Ilary Blasi?
«Mi sembrano due bravissime persone finite in un frullatore di livori reciproci. Secondo me anche loro avrebbero voluto tenersi lontani da questo terribile clamore. Nessuno deve arrivare alla fine del mese.
Conoscendoli, penso che entrambi avrebbero voluto l’opposto rispetto al risentimento che sta uscendo».
È sempre difficile lasciarsi?
«Tutte le storie che finiscono sono scritte malissimo quando ti volti dall’altra parte. Non mi sento di condannarli, provo tenerezza. Avranno bisogno di tempo per non sentirsi più come coppia, ma solo come genitori. E lo sei per sempre».