Corriere della Sera, 20 ottobre 2022
I venti mesi di Draghi
Mario Draghi saluta, ringrazia e infila negli scatoloni la foto in cornice che lo ritrae con la squadra di governo sullo scalone di Palazzo Chigi. È il giorno degli addii e il dono pensato dalle ministre uscenti arriva al termine dell’ultimo Consiglio dei ministri. «È un ricordo molto bello, grazie a tutti», ricambia il presidente leggendo il biglietto. Di ritorno dal pranzo al Quirinale, in vista del Consiglio Ue, Draghi porta a tutti i ministri l’omaggio del presidente Sergio Mattarella, che ha ringraziato l’intero governo «per l’eccellente lavoro svolto e i lusinghieri risultati ottenuti».
Quanto al suo, di lavoro, il quasi ex capo del governo di unità nazionale è convinto di aver fatto le cose nel migliore dei modi. Lo dice lui stesso durante il breve saluto con i giornalisti: «Cosa ho imparato? Troppe, troppe cose... È stata un’esperienza straordinaria, di cui sono straordinariamente contento e che finisce in maniera molto soddisfacente. La cosa più importante è la buona coscienza del lavoro fatto». Draghi ringrazia i «chigisti» che lo hanno seguito in questi mesi difficili tra «pandemia, guerra e crisi energetica», riconosce all’informazione di aver svolto «un servizio fondamentale e straordinario, per i cittadini e per la democrazia italiana». E rivendica di aver risposto sempre alle domande «al meglio possibile e con tutta la sincerità», per il profondo rispetto «che si deve a una stampa libera».
Il pensiero dei giornalisti corre alla conferenza stampa dello scorso maggio, quando il premier criticò duramente l’intervista del ministro russo Lavrov su Rete4. Nel Paese di Putin «non c’è libertà di espressione», sottolineò Draghi, mentre «in Italia c’è libertà di esprimere le opinioni, anche quando sono false e aberranti».
Verità sul sociale
«Siamo stati accusati di non avere fatto nulla sul piano sociale, ora emerge la verità»
Scherza sulle tante, lunghissime conferenze stampa alle spalle («nessuno di voi se lo aspettava») e prova a sfuggire alle curiosità dei giornalisti: «Non ci sono domande, vero?». Ecco invece che la domanda su Berlusconi e Putin arriva e Draghi chiede pietà: «Basta, basta!». È ottimista sul futuro dell’Italia? Il presidente di nuovo sfugge, agitando le mani in segno di saluto e muovendosi verso l’uscita: «Grazie». E poi, tornando sui suoi passi: «Se non rispondo questo viene interpretato come una risposta». Non è finita. E le foto di Mussolini nei palazzi, vanno rimosse o no? «Ho detto che non rispondo. Basta. E non applaudite!».
Nel pomeriggio, l’ultimo Cdm. All’ordine del giorno c’è il decreto legge con le misure urgenti per arginare la crisi energetica e prorogare fino al 18 novembre la riduzione delle accise sui carburanti. Sul tavolo anche il parere dell’Ufficio parlamentare di bilancio, in cui è scritto che gli interventi in favore delle famiglie attivati dal governo hanno attenuato dell’88% l’impatto dell’inflazione su 5 milioni di famiglie meno abbienti. Draghi legge i numeri e poi, senza dissimulare l’orgoglio, condivide con i ministri l’ultima riflessione politica del suo mandato: «Qualcuno ci ha accusati di non aver fatto nulla sul piano sociale, ma finalmente emerge la verità sul lavoro che abbiamo fatto». Niente nomi, ma è chiaro che la frecciata è rivolta a Giuseppe Conte.
Tra le foto ricordo finisce negli scatoloni anche quella scattata ieri con lo staff del piano nobile di Palazzo Chigi: la portavoce Paola Ansuini, il capo di Gabinetto Antonio Funiciello, il sottosegretario Roberto Garofoli, il «media adviser» Ferdinando Giugliano, il segretario generale Roberto Chieppa, il consigliere diplomatico Luigi Mattiolo. Saluti e abbracci, poi Draghi vola a Bruxelles per l’ultimo Consiglio europeo.