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 2022  ottobre 20 Giovedì calendario

Intervista a Berlusconi. Cerca di difendersi dalla bufera che ha scatenato

Presidente Silvio Berlusconi, le sue parole su Putin hanno suscitato un vespaio di polemiche, non crede di aver messo in ulteriore difficoltà la formazione del governo?
«Sinceramente, data la gravità del momento internazionale e l’importanza delle decisioni da assumere per il futuro del nostro Paese, pensavo di dover dedicare il mio tempo a cose più importanti che a rettificare interpretazioni distorte e francamente ridicole del mio pensiero. Forse tutto questo si potrebbe evitare semplicemente se si mettessero da parte alcune pessime abitudini, come carpire e registrare di nascosto brani di conversazioni private».
Private o pubbliche quelle parole sono sue.
«Ma il tutto è fuori contesto, è stato diffuso senza conoscere il senso globale delle mie parole, con il solo scopo di diffondere calunnie e disinformazione. Naturalmente la mia critica non va al Corriere o agli altri grandi organi di informazione, che fanno il loro dovere comunicando le notizie che ricevono. Va verso chi ricorre a questi metodi, evidentemente non conoscendo altro modo per provare a metterci in difficoltà. Non si illudano, non mi sono fatto intimidire da ben altre aggressioni. Però è avvilente, e poco rispettoso degli italiani, ridurre a questo la discussione politica».
La sua ricostruzione sulla guerra appare assolutoria dell’invasione decisa da Mosca. Eppure lei ha rivendicato un ruolo politico di garanzia, suo e di Forza Italia, sulla collocazione dell’Italia a livello geopolitico. Collocazione occidentale, europea, in seno alla Nato. Può fare chiarezza in modo netto una volta per tutte?
L’invasione
Nessuna interpretazione assolutoria dell’invasione russa dell’Ucraina La mia è una netta condanna dell’attacco
«Io non ho dato nessuna interpretazione assolutoria all’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa. Al contrario, ribadisco per l’ennesima – e spero ultima – volta che la mia posizione coincide assolutamente con quella del governo italiano, dell’Unione europea, dell’Alleanza atlantica, dei nostri alleati americani, ed è di netta condanna dell’attacco militare contro uno Stato libero e sovrano. L’ho ripetuto in decine di dichiarazioni, Forza Italia si è sempre espressa in questo senso con le parole e soprattutto con i voti nel Parlamento italiano e in quello europeo. Se hanno un valore gli atti politici e istituzionali, e non i pettegolezzi, non vi dovrebbero essere dubbi. Voglio aggiungere, ad ulteriore chiarimento, che non rinnego affatto i miei passati rapporti di amicizia con Vladimir Putin, che hanno portato a risultati importanti, sempre conseguiti in pieno accordo con i nostri alleati dell’Occidente, come il trattato del 2002 a Pratica di Mare che mise fine dopo oltre cinquant’anni di angosce alla Guerra Fredda e il mio intervento nel 2008 per evitare l’invasione russa della Georgia. Ma oggi le circostanze sono cambiate. Le affermazioni che mi sono state carpite si riferivano a questo e – come ho già avuto occasione di spiegare – si riferivano a notizie che mi sono state date da fonti autorevoli e che ho riferito nel corso di un ragionamento più ampio. Ragionamento che si concludeva con la condanna dell’invasione russa e con l’auspicio di una soluzione negoziata, che ponga fine a questo massacro e che tuteli i diritti del popolo ucraino».
C’è un passaggio di quelle dichiarazioni che è poco chiaro, lei auspica un intervento deciso. Di chi?
«Credo che una soluzione definitiva nella guerra si potrà raggiungere solo con un forte e congiunto intervento degli Stati Uniti e della Repubblica Cinese. E comunque ribadisco: tutta la mia vita politica e tutti i miei atti di governo sono stati nel senso dell’Occidente e dell’Alleanza atlantica. È davvero paradossale e anche ridicolo, che si permetta di criticarmi proprio chi – come il Pd – appena un mese fa si è presentato alle elezioni con l’estrema sinistra di Fratoianni, che vota contro la Nato in Parlamento».
A che punto è la formazione del governo. FI è pronta a rinunciare alla Giustizia o volete ancora il Guardasigilli?
«La formazione del governo comincerà nel momento in cui il capo dello Stato conferirà l’incarico. Noi andremo alle consultazioni al Quirinale con gli alleati del centrodestra e proporremo il nome di Giorgia Meloni, in coerenza con il risultato elettorale. Naturalmente stiamo ragionando con i nostri alleati, in via del tutto informale, su ipotesi che prenderanno corpo nel momento in cui il presidente della Repubblica riterrà di condividere la nostra indicazione. A tale riguardo mi pare che una figura di alto profilo istituzionale come l’ex presidente del Senato possa dare le più adeguate garanzie per un incarico delicato come quello di ministro della Giustizia».
Lei ha rivendicato pari dignità con la Lega, per la rappresentanza nell’esecutivo. Ritiene che sarà accontentato?
«Ritengo sia una necessità addirittura ovvia, sempre sulla base delle indicazioni dell’elettorato, che hanno dato alla Lega e a Forza Italia un numero di voti quasi identico. Forza Italia è già stata penalizzata, rispetto a questa percentuale, nella distribuzione dei collegi uninominali, che hanno portato a 20 deputati e a 10 senatori in meno rispetto alla Lega. Per questo non abbiamo espresso né la presidenza del Senato né quella della Camera. Di tutto questo naturalmente si dovrà tenere conto. Il centrodestra è fatto di tre forze politiche, ognuna delle quali è numericamente e politicamente essenziale alla vita del futuro governo».
A cosa è servito l’incontro con Carlo Nordio?
«È stata l’occasione per riannodare i fili di un’antica conoscenza, ho incontrato una persona di grande spessore giuridico che ho sempre stimato ed apprezzato».
È ottimista su una ricomposizione dei dissidi con la premier in pectore? Pensa che il nuovo governo giurerà già domenica o lunedì?
«Non credo sia questione di un giorno in più o in meno. Credo che quello che conta sia offrire agli italiani un governo forte, coeso e autorevole. Su questo non ho alcun dubbio. In più, non parlerei di dissidi, ma di normali discussioni fra forze politiche alleate, leali, ma diverse fra loro. Le divisioni vere continuiamo a vederle fra i nostri avversari della sinistra».