Oggi, 13 ottobre 2022
Colloquio con Vincenzo Levizzani - su "Piccolo manuale per cercatori di nuvole" (il Saggiatore)
Quante volte vi siete sentiti ingannatidalle appdimeteo? Sieteusciti di casa con l’ombrello, nell’attesa di acquazzoni che non sono arrivati? Avete cambiato programma per evitare rovesci esistenti solo nelle previsioni del vostro cellulare? Diciamolo subito: la meteorologia è una scienza complessa, e le semplificazioni mal si conciliano con un sistema caotico come quello atmosferico. Prevedere che tempo farà oltre le prossime 48-72 ore è una chimera, così come illudersi di sapere con precisione da un’app, in una data località e ora per ora, se pioverà.
In questo caso è molto più utile alzare lo sguardo verso il cielo, e osservare con attenzione le nuvole. Le nubi, come si chiamano più correttamente, sono fondamentali per il nowcasting, cioè le previsioni a brevissimo. E anche se non esiste una nube uguale all’altra – in definitiva si tratta di aria calda e umida che salendo si raffredda, formando masse di vapore, goccioline e cristalli di ghiaccio, in continua trasformazione – imparare a riconoscerle ci dà un’idea di quello che sta per accadere a livello di meteo. Lo facciamo con l’aiuto di Vincenzo Levizzani, dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Cnr, a Bologna. Un fisico che ha dedicato la sua vita allo studio dei temporali, ed è l’autore del Piccolo manuale per cercatori di nuvole, in uscita ora per Il Saggiatore.
«La prima cosa è capire se le nubi hanno uno sviluppo verticale importante, oppure no, spiega Levizzani. «L’altro aspetto da tener presente è se le nubi si presentano con una stratificazione orizzontale, e quanto è marcata. Infine è determinante il loro colore: bianco, grigio chiaro, grigio scuro o tendente al nero». Ecco, conviene partire da questa semplice regola: più la nube si alza, con una crescita verticale, maggiore è la probabilità di pioggia nell’immediato. Le nubi torreggianti sono chiamate cumulonembi, secondo una classificazione inglese che risale al primo Ottocento e tutt’ora è in vigore.
Sono le nubi temporalesche per eccellenza, e più il loro colore è scuro – lo scuro rivela la presenza di ghiaccio – più imminente è la possibilità di rovescio. Per capire: sono delle pile di acqua e ghiaccio che raggiungono altezze anche superiori ai 12mila metri, sospinte da correnti ascensionali calde e umide, fino a crollare a causa dell’instabilità: ed è allora che si generano pioggia, neve e grandine. I cumulonembi non solo annunciano temporali incombenti, ma anche ilpericolodi fulmini. «All’interno di queste nuvole si forma molto ghiaccio, ed è l’impatto delle goccioline d’acqua su queste strutture ghiacciate a produrre una carica elettrica », continua il fisico. A quel punto bisogna assolutamente evitare di stare all’aperto, tanto più se nelle vicinanze di oggetti a sviluppo verticale (come alberi, ombrelloni, lampioni), per cercare riparo al chiuso, anche in un’auto. Una curiosità: i fulmini che vedete non arrivano dal cielo, ma sono scariche che partono dal suolo e vanno verso la nube. Solo il nostro occhio non riesce a percepirlo. Prima di diventare cumulonembi, le nubi possono avere l’ aspetto di batuffoli di cotone, soffici e candidi, molto decorativi: sono i cumuli, nubi basse che non supera noi 2 mila metri e dirado portano pioggia. Più in alto, trai 5 e i 15 mila metri, si possono scorgere altre nubi che si formano dall’incontro tra l’aria calda e umida che sale e le correnti turbolenti in quota. Sono i cirri, che hanno l’aspetto di riccioli di capelli, e i cirrocumuli, a forma di ciuffo più paffutello, e anche loro non sono associate a precipitazioni. Quindi il proverbio« cielo a pecorelle, acqua a catinelle» è sbagliato? Non esattamente, perché «questenubi sono la spia di un frontedi aria fredda in avvicinamento e ci danno una chiara indicazione della pioggia che sta arrivando nelle prossime 8-10 ore», precisa ancora Levizzani.
Se ci abbassiamo con lo sguardo, possiamo incontrare poidue tipi di nubi dalla stratificazione orizzontale. Più in alto ci sono gli altostrati con cui si manifesta il classico cielocoperto: nubiuniformi e ondulate, che possono assumere aspetti drammatici, con colorigrig io-bluastri, senza però che cada una goccia d’ acqua. Più vicino a noi potete scorgere invece i nembostrati, nubi spesse e molto scure, che portano nevicate e piogge anche sostenute, ma non temporali, grandinate o fulmini. E sempre a bassaquota, infine, ci sonogli stratocumuli, «masse nuvolose grandi e tondeggianti, che ricoprono buona parte degli oceani, proteggendoci dall’eccessivo irraggiamento solare», conclude Levizzani. Sono le nubi del cosiddetto «tempo uggioso», ma a parte una leggera pioggerellina non creano altri problemi.