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 2022  ottobre 19 Mercoledì calendario

Periscopio

Che cosa contraddistingue il Segretario Generale dal Padiscià – o, addirittura, dall’Imperatore? E chi nomina il Patriarca, il Gran Visir, il Muftì o il Califfo? Che cosa distingue il Politburo dal Gran Divano? Non c’è appena un passo da un divano a un’ottomana? Iosif Brodskij, Fuga da Bisanzio.


Gli attacchi con i droni sferrati su Kiev e nel nord-est dell’Ucraina, sono l’ennesima dimostrazione che delle parole di Putin non ci si può mai fidare. E il marchio iraniano su quei droni – insieme alle minacce rivolte da Dmitry Medvedev a Israele e alla preoccupazione degli Usa per i favori di Riad a Mosca – fa pensare a un inquietante spin-off mediorientale della guerra in Ucraina. Giulia Belardelli, HuffPost.


Che ironia: Allah e il materialismo! V.S. Naupaul, Fedeli a oltranza.


Succede al mattino, all’ora dell’alzabandiera nel centro di addestramento russo di Soloti, a Belgorod, a pochi chilometri dal confine ucraino. Tre reclute musulmane incrociano le braccia e dicono che non andranno a combattere. Si tenta la carta del discorsetto motivazionale: la guerra contro gli ucraini è una guerra santa. Quelli ribattono che la guerra santa è una sola, e si fa in nome di Allah contro gli infedeli. Un colonnello sbotta: questo Allah dev’essere un codardo se non vi permette di combattere per il paese al quale avete giurato fedeltà. repubblica.it.


I dispotismi, sosteneva Montesquieu, si reggono sulla paura: i sudditi hanno paura del despota, il despota ha paura dei sudditi. La pace è pericolosa per il dispotismo. Favorisce intrighi di palazzo e rivolte. Per questo, pensa Montesquieu, i regimi dispotici hanno bisogno della guerra. Per tenere uniti i sudditi e rendere più difficili le manovre sotterranee tese a sostituire il despota. Angelo Panebianco, CorSera.


«La consegna da parte dell’Iran di missili balistici alla Russia è una sveglia per Israele perché fornisca aiuto militare all’Ucraina», ha detto il ministro israeliano per la Diaspora, Nachman Shai. Il Foglio.


Dimenticati i mattoidi persuasi che con il vaccino si introducesse nel nostro organismo un microchip per trasformarci in robot dediti al consumismo sfrenato. Dimenticati i balordi sostenitori della grande trama internazionale, da Soros a Gates passando per i Rotschild. Dimenticati pure i filosofi, notissimi, che si concedevano a giornali ed estemporanei convegni. [Dimenticate] le analogie con Goebbels e Mussolini, ovvero […] il preludio a una più ampia, radicata e spietata dittatura di stampo fascista. Noi giornalisti, naturalmente, eravamo complici non sempre inconsapevoli. Non è roba dell’altro secolo, è roba di un anno fa. E un anno dopo si fischietta. Mattia Feltri, La Stampa.


Così come ieri non bisognava difendersi dal Covid, ma da vaccini e green pass, così oggi il pericolo è rappresentato dalla capacità di difendersi degli ucraini, che potrebbe spingere Putin, si dice, a utilizzare la bomba atomica. Francesco Cundari, Linkiesta.


Mettiamola così: galateo istituzionale avrebbe forse suggerito un incontro in campo neutro (tipo gli uffici della Camera); secondo il galateo anagrafico invece è il più giovane ad andare dal più anziano, non viceversa, a prescindere da ruoli e importanza; la ferrea logica della politica, che non sempre corrisponde al manuale di Monsignor Della Casa, immortala, nell’immagine di Silvio Berlusconi che varca l’ingresso di via della Scrofa, un impietoso passaggio di testimone rispetto alla gestione proprietaria del centrodestra consumata nei pranzi di Arcore e palazzo Grazioli dei bei tempi. Alessandro De Angelis, HuffPost.


[Imperversava una bufera di neve,] e per 3 giorni e 3 notti, dal 25 al 27 gennaio 1077, l’imperatore Enrico IV attese davanti al portale del castello della marchesa Matilde di Canossa in attesa che Papa Gregorio VII, ospite del castello, s’impietosisse e ordinasse che gli fosse aperto. […] L’umiliazione di Canossa ebbe effetti devastanti per il penitente perdonato: al rientro in Germania, Enrico scoprì di essere stato deposto dai principi tedeschi, che avevano eletto al suo posto il cognato Rodolfo di Svevia. Domenico Cacopardo, ItaliaOggi.


Ciao gufi, si parte. Titolo di Libero.


Di fronte alla domanda di Fabio Fazio sul soccorso centrista per l’elezione del Presidente del Senato Ignazio La Russa, il leader di Azione ha sfoderato un «non credo che vi sia stato il voto favorevole dei quattro (“quattro”, mimato anche con le dita della mano) senatori di Renzi». Daniele Marchetti, ItaliaOggi.




Per le offese a Paola Egonu, pallavolista azzurra che ha già collezionato un certo numero di medaglie, si sono mossi in tanti. Orecchie da mercante [invece] quando [ai neoeletti presidenti delle Camere e persino ai loro congiunti] viene non di rado augurata o preannunciata la morte. Maurizio Belpietro, La Verità.


«La Russa boia speriamo che tu muoia», siglata con la A cerchiata, simbolo degli anarchici: questa la nuova scritta contro il presidente del Senato, Ignazio La Russa, comparsa sulle mura dell’Acquedotto Alessandrino, nel tratto che attraversa il parco Sangalli, a Roma. […] Gli uomini della Digos hanno avviato i primi accertamenti. Al vaglio degli investigatori le immagini delle videocamere di sorveglianza della zona. Agi Agenzia Italia.


Seriamente s’indaga sugl’imbrattatori di muri come su una banda armata? Pierpaolo Albricci, ItaliaOggi.


Nell’ottobre 1922 fu pubblicato il poema di Thomas Stearns Eliot La terra desolata, tra le opere fondamentali del modernismo. Ida Bozzi, CorSera.


Phebas il Fenicio, morto da quindici giorni, / Dimenticò il grido dei gabbiani, e il fondo gorgo del mare, / E il profitto e la perdita. T.S. Eliot, La terra desolata.


Abbiamo idee sbagliate e ideologie fasulle, in cui non crediamo ma in cui fingiamo di credere, purché portino acqua al nostro mulino di spericolati conformisti. Roberto Gervaso.