La Stampa, 19 ottobre 2022
Intervista a Federica Brignone
Federica Brignone, la prima donna dello sci azzurro, ha occhi di tigre e anima ambientalista. Testimonial di una campagna per decarbonizzare la terra, si è lasciata dipingere tutta di nero «il colore che ho cercato di cancellare con il bianco della neve per salvare il pianeta». In ritiro sul ghiacciaio della Val Senales, è scollegata dalle notizie di cronaca «il caso Egonu? Non l’ho seguito, leggo solo i libri che ho qui, niente tv giornali e detox social». Immersa nella preparazione per il primo appuntamento della Coppa del mondo di sci, si concentra per il gigante. Sabato la fuoriclasse, prima italiana a vincere la Coppa del mondo generale, si metterà alla prova a Soelden per la 13ª volta. «Anche se non ho nulla da dimostrare, darò il massimo».
Federica, sta dicendo che sarà più rilassata?
«Non se ne parla proprio. Mi alleno 300 giorni all’anno e dovrei prenderla con calma? No, grazie. Ho ancora fame. Ho fatto un lavoro pazzesco e la vittoria resta il mio primo obiettivo. Con gli anni non mi sono rilassata affatto. Sono sempre la stessa e al cancelletto vedo rosso. Riparto da capo, come se fossi alla mia prima stagione. Fare la comparsa in gara non è nel mio dna».
Come è andata l’estate?
«Molto faticosa. Ho avuto un problema alla gamba sinistra a metà maggio... sono diventata matta. Ho vissuto di rincorsa, non ho potuto sciare, divertirmi con altri sport perché mi sono tuffata nella fisioterapia per recuperare. Non avevo neppure il tempo di cucinare. In più non ho sciato tutta l’estate, un po’ per la mancanza di neve, un po’ per la mia situazione fisica. Ma questi mesi hanno avuto un lieto fine. Sulla neve argentina, ad Ushuaia (dal 19 agosto) ho svoltato. E adesso sto molto bene».
Quest’anno ha finalmente il suo staff. Qual è il vantaggio?
«Posso lavorare seguendo i miei ritmi. I risultati raccolti sono la giustificazione di questa richiesta. Gli atleti di vertice lavorano così. Soprattutto per chi, come me, fa molte discipline. Io però sia chiaro, lavoro anche con la squadra delle polivalenti. Con Goggia, Bassino, Elena Curtoni, le sorelle Delago e la Pirovano che sta rientrando dall’infortunio siamo un team molto forte. Il nostro livello è sempre altissimo».
Suo fratello Davide ora è ufficialmente il suo allenatore. È più serena?
«Sì, con lui sono tranquilla e posso puntare su ciò che mi serve, è il benessere agonistico che ti regala il team privato. Come ho fatto in Argentina, mi gestirò il riposo. Non ho più 20 anni e gareggio in quattro discipline».
L’obiettivo della stagione?
«Prendo quello che arriva. Vincere non è scontato e non è facile. L’importante è essere continua. E poi farò delle scelte, non è possibile partecipare a tutte le gare, sono 41 più i Mondiali. Logisticamente è una cosa da pazzi. A novembre andrò a Copper Mountain e salterò Lake Louise e Levi. È un calendario folle, soprattutto per le polivalenti. L’importante è essere in forma da fine novembre in poi. Sarà una stagione lunghissima».
Uscendo dalla pista. Ha un rimedio per affrontare la crisi sociale economica e politica di questi tempi?
«La miglior difesa è l’attacco. Il mio segreto è sempre lo stesso, il lavoro e l’impegno. Certo, sono una persona fortunata perché non ho mai perso il lavoro anche durante il lockdown, però sono dura con me stessa e seguo una linea ferrea. Mai mollare. Invece, a volte noto che c’è chi preferisce faticare meno».
Olimpiadi 2026, sogno o traguardo realizzabile?
«Non è nei miei pensieri. È prematuro parlarne, non decido oggi. Devo anche fare i conti con il fisico e con la testa. A mio avviso è sbagliato pretendere che atleti come noi (cioè Goggia e Paris) rimangano ad alto livello. Siamo sulla cresta dell’onda da tanto tempo e abbiamo vinto molto. Stare al top fino al 2026 è pretendere troppo».
Ci spieghi...
«È impossibile avere le stesse motivazioni e vivere sempre con la valigia. La nostra vita è tosta, io me ne rendo conto adesso. Tra allenamenti e gare tornerò a casa a Natale. È dura, devi allenarti tutti i giorni cercando il massimo. Adesso sto alla grande ma, sinceramente, non posso pensare di passare un’altra estate come quella appena finita. Ho vissuto di rincorsa facendo solo fisioterapia. Ho 32 anni, l’orologio biologico scade e sono una donna. Insomma, non voglio continuare fino a 36 anni. Se dovessi smettere voglio prendermi un anno sabbatico per viaggiare. Deciderò stagione per stagione».
Che cosa pensa della crisi energetica?
«Era evidente da anni che saremmo arrivati a questo punto, ma abbiamo chiuso gli occhi. È come se avessimo voluto farci del male. I ghiacciai sono cambiati tantissimo da 20 anni a questa parte».
Anche lo sci sta diventando sempre più complicato, visti i costi. Cosa ne pensa?
«Che dobbiamo salvare i bambini e proporre delle soluzioni che permettano loro di stare sulla neve, divertendosi. Purtroppo con il costo della vita aumenta quello del sistema montagna». —