La Stampa, 19 ottobre 2022
Le muse di Pasolini
«Mi ha regalato un anello, dunque mi ama», dice Maria Callas sicura di poter “redimere” Pasolini dall’omosessualità. «Se una persona non è felice non ti interessa», gli scrive Oriana Fallaci, che all’amico rimprovera di essere picchiata per lettera e che dopo il suo brutale assassinio, ancora oscuro, cercherà in tutti i modi di scoprire la verità. E poi ancora l’amatissima mamma Susanna Colussi, la quasi vedova Laura Betti, custode della memoria, e Giovanna Bemporad.Sono le cinque protagoniste de Le donne di Pasolini, prodotto da Anele (Gloria Giorgianni) e Rai Documentari (direttore Fabrizio Zappi) che vede la narrazione di Giuseppe Battiston e la regia di Eugenio Cappuccio. Un progetto nato nel centenario della nascita dello scrittore. Si tratta di un docufilm di 90 minuti che è una specie di guida in cui Battiston, friulano, ci porta nei luoghi dell’infanzia di Pasolini e insieme un percorso narrativo teatrale di drammaturgia scritto sulla base delle lettere e di tutto il repertorio Rai. Con le testimonianze di Dacia Maraini ed Emanuele Trevi.«Volevamo partire dai suoi territori e dal rapporto con la madre, una relazione fondante che ha segnato tutta la sua vita – racconta Giorgianni -. Da lì abbiamo pensato alle donne più importanti che hanno segnato il suo percorso. È la mamma, interpretata da una bravissima Anna Ferruzzo, che incontra e presenta al pubblico le donne di Pier Paolo. L’obiettivo è raccontare la modernità del pensiero di Pasolini, soprattutto perché è l’intellettuale che ha dato voce alle periferie, agli ultimi. Tra questi c’erano senz’altro anche le donne».L’idea, prosegue la produttrice, è declinare attraverso la sua relazione con le donne il racconto degli emarginati. Prezioso il contributo di Maraini sulla visita alla mamma di Pier Paolo dopo il suo assassinio, quando la donna apparecchiò per tre lasciando il piatto vuoto per il figlio. «Io non ho avuto il coraggio di dire nulla» ricorda la scrittrice, che per far capire quanto fosse intenso il legame tra i due aggiunge un altro ricordo. Pasolini telefonava alla madre tutte le sere. Così in una occasione, quando si trovava in Africa con Maraini e Moravia, si è fatto a piedi 50 chilometri per trovare un apparecchio in funzione e siccome la mamma gli aveva detto di avere un forte mal di testa, la mattina seguente aveva rifatto lo stesso percorso per avere sue notizie. «Siamo partiti dall’idea di questo piatto vuoto, una mancanza riempita – commenta Giorgianni -, mi piaceva uscire dal racconto dell’omicidio di Pasolini perché l’atrocità di quel delitto ha negli anni fagocitato il suo pensiero, la sua forza e il suo valore».Pasolini ha avuto per queste donne un amore vero. Certamente ha amato Maria Callas. Per lui c’era anche un rapporto carnale, fisico, che non è mai arrivato al rapporto sessuale forse, come dice Maraini, perché visto il rapporto con la madre l’avrebbe vissuto come un incesto. Ma tutto il resto c’era. Aveva una grande sensibilità e conoscenza del femminile. E aveva un’attenzione costante per chi non ha un posto nel mondo, a volte perché troppo creativo e idealista. «Lui non era un arrabbiato, un rabbioso, lui si difendeva» spiega Maraini.Il racconto parte dal Friuli perché modernità e radici sono un connubio indissolubile. Ecco allora che si vede un anziano che ha frequentato la scuoletta per analfabeti aperta da Pasolini a Versuta, ecco Casarza e i bellissimi paesaggi, ecco il lago di Grado mitico riferimento di Medea.Ed ecco Pasolini che parla attraverso il repertorio Rai. «Uno dei nostri obiettivi è sostenere la crescita del settore documentaristico italiano attraverso progetti di rilevanza culturale, caratterizzati da un racconto del reale innovativo e da storie capaci di suscitare un forte interesse», ricorda Fabrizio Zappi, direttore di Rai documentari.Nel film, spiega il regista Cappuccio, ci sono «cinque donne diversissime tra loro, che forse proprio per questo erano riuscite a coniugarsi con Pasolini. Il suo rapporto con il femminile, fondamentale per la radice materna, era senza implicazioni sessuali ma arrivava a un livello profondissimo – dice Cappuccio -. Queste donne hanno in comune la profondità e l’anticonformismo in un periodo storico nel quale l’essere donna era anche motivo di battaglia. Pasolini lo conoscevo profondamente a livello accademico – conclude il regista -, mi ha colpito immensamente la sua capacità non solo di qualità dell’opera ma anche di quantità. È stato impressionante scoprire come sia stato capace di produrre in maniera direi rinascimentale pittura, poesia, romanzo, cinema».Le attrici scelte – Anna Ferruzzo, Carolina D’Alterio, Martina Massaro, Liliana Massari e Sara Mafodda – vengono dal teatro e hanno in alcuni casi una particolare somiglianza con le donne che interpretan