la Repubblica, 18 ottobre 2022
Droni e missili per jet. Lo scambio tra Mosca e Teheran
Il terrore di oggi nei cieli dell’Ucraina potrebbe domani diventare quello di tutto il Medio Oriente. L’Iran sta mettendo nelle mani di Putin le risorse belliche più importanti accumulate nell’ultimo decennio. Ha dato ai russi la sua scorta di droni, diventati protagonisti dei raid su Kiev, e si prepara a consegnare pure i missili balistici. Il massiccio trasferimento di armi da Teheran a Mosca apre però un altro fronte di preoccupazione: qual è la contropartita promessa al regime degli ayatollah?La Repubblica islamica ha escluso più volte forniture ai belligeranti, ma le immagini degli attacchi condotti in Ucraina documentano l’impiego di centinaia di droni iraniani. In particolare si tratta degli Shahed 136 di forma triangolare, usati come droni-kamikaze, e dei più grandi Mohajer-6. Ordigni semplici e robusti, progettati durante il lungo embargo con una limitata presenza di componenti occidentali: meno precisi dei sistemi Nato, turchi o cinesi ma allo stesso tempo poco costosi. Il loro prezzo è inferiore a quello dei missili portatili Stinger o dei più potenti S-300 che la contraerea ucraina lancia per cercare di fermarli. Non dispongono quasi mai di apparati di guida satellitare GPS, che possono venire disturbati con apparecchiature jammer, ma alcuni hanno altri meccanismi per mantenere la rotta assegnata. La loro efficacia poi è stata dimostrata dagli attacchi condotti dagli Houthi yemeniti contro l’Arabia Saudita e i Guardiani della Rivoluzione hanno sperimentato la tattica degli sciami: il volo simultaneo di parecchi droni, in modo da avere la certezza che una parte raggiunga il bersaglio.Secondo le anticipazioni del Washington Post, il Cremlino è poi prossimo a ottenere una consegna di missili balistici che colpiscono a velocità quattro volte superiori a quella del suono. L’Iran potrebbe cedere i Fateh-110, con una portata di 2-300 chilometri, e i Zolfaghar, che arrivano a 700 chilometri: ognuno ha una testata con mezza tonnellata di esplosivo. Sono missili concepiti dagli ingegneri di Teheran con il supporto di società cinesi e le ultime versioni del Fateh-110 sono accreditate di una buona precisione: nel gennaio 2020 vennero scagliate contro le basi americane in Iraq come rappresaglia per l’uccisione del generale Soleimani. Non si sa quanti ne siano stati prodotti, ma le stime ipotizzano parecchie centinaia. Il loro ingresso sul campo di battaglia potrebbe avere effetti terribili sulla popolazione civile perché l’Ucraina non ha strumenti in grado di intercettarli tanto che Kiev, Odessa, Sumy, Kharkiv sarebbero esposte a bombardamenti continui. «Il sostegno alla guerra della Russia riceverà una risposta chiara da parte dell’Ue», ha detto il presidente della Commissione Ursula von der Leyen paventando nuove sanzioni europee. Sulla stessa linea gli Usa: «Chiunque faccia affari con l’Iranche potrebbero avere collegamenti con lo sviluppo di droni, di missili balistici o con il flusso di armi a Mosca deve stare molto attento».L’arsenale non è stato concesso da Teheran senza ottenere compensazioni. Il 15 settembre Putin ha incontrato a Samarcanda il presidente Ebrahim Raisi discutendo un accordo strategico. Gli ayatollah vogliono sfruttare l’occasione per modernizzare le forze armate con una lista della spesa che comprende tank, cingolati da combattimento, missili anti-nave e anti-aerei a lungo raggio. Mosca oggi non può privarsene ma può concedere agli iraniani i progetti per costruirli in maniera autonoma. C’è una sola eccezione: i caccia. Teheran ha corteggiato a lungo i Sukhoi 30, adesso chiede il meglio: i Sukhoi 35, jet con radar avanzati, motori a ugelli orientabili e capacità di caricare otto tonnellate di bombe. Il generale Hamid Vahedi, comandante dell’aviazione, un mese fa ha dichiarato che ne vogliono comprare 64. E negli ambienti dell’intelligence occidentale circola anche un’altra ipotesi: Mosca potrebbe offrire a Teheran la tecnologia dei “super missili” ipersonici. Una minaccia diretta per Israele, che – se confermata – potrebbe spingere il Paese a rompere la neutralità nei confronti del conflitto ucraino.Diversi giornali hanno rivelato che aziende private di Tel Aviv avrebbero iniziato a collaborare con le autorità di Kiev, fornendo sistemi per disturbare i telecomandi dei droni iraniani e immagini satellitari delle loro basi in Russia. Immediata la reazione dell’ex vicepresidente, il “falco” Dmitry Medvedev, che ieri ha messo in guardia Israele dal cedere armi all’Ucraina: «Distruggerebbe le nostre relazioni».