La Stampa, 18 ottobre 2022
Il Tg1 contro Fiorello. Polemica
L’edicola di Fiorello toglie spazio all’edicola reale, l’informazione satirica annulla quella vera per buona pace del servizio pubblico. La notizia che il programma mattutino di Fiorello su Rai1 Viva Asiago 10! avrebbe tolto uno spazio importante all’informazione del Tg1 non poteva passare sotto traccia. Come aveva anticipato La Stampa la grande protesta c’è e ci sarà ed esploderà nel prossimo Cda di giovedì. Il comitato di redazione del Tg1 rivendica lo spazio che va dalle 7,15 alle 8 del mattino, recuperato all’interesse del pubblico a costo di un gran lavoro che ora si vuole vanificato. «Non c’è compensazione – si legge nel comunicato – consapevoli che questa decisione semplicemente non può essere accettata, né tantomeno imposta e rappresenta uno sfregio al nostro impegno quotidiano, ci riserviamo di mettere in campo tutte le opportune forme di protesta». Perché, come di solito avviene in Rai, le cose arrivano a secco. Il programma di Fiorello doveva essere programmato una volta chiuso il Festival di Sanremo. A quel punto c’era tempo per decidere, spostare, considerare. Invece di botto l’ad Carlo Fuortes ha comunicato, senza aver prima dato alcuna comunicazione agli organismi sindacali che vanno informati quando si stravolgono i palinsesti, di anticipare la messa in onda a dicembre. Questo senza porsi alcun problema circa le ricadute, rivelando l’assenza totale di consapevolezza sulle conseguenze, accusano i diretti interessati. Scegliere altro orario era possibile? Certo. Optare per Rai2 era possibile? Si poteva fare anche se i costi industriali non avrebbero retto. Però la Rai poteva fare un investimento importante e così tentare di riaccendere veramente una rete spenta. Appuntarsi al bavero della giacca il distintivo di benemerito per aver riportato Fiorello in Rai, avrebbe avuto senso e forse reso meno amaro l’inevitabile addio della dirigenza, se Fiorello fosse tornato con un grande show di prima serata, non azzoppando l’informazione vera con un programma ironico di para-informazione dai contorni già sperimentati. In Rai si dice da tempo che se Cairo o la dirigenza Mediaset chiedessero il canone in quanto servizio pubblico svolto più e meglio della Rai, pochi potrebbero obiettare. La congiuntura internazionale non facile e la partenza di un nuovo governo, chiedeva la pazienza di aspettare qualche mese, il tempo per capire che Italia ci si troverà davanti, si dice a viale Mazzini. Gli esegeti delle cose Rai azzardano pure che questo potrebbe essere un regalo in extremis offerto appunto a chi il nuovo governo sta formando e che si avvantaggerebbe di uno scarto dell’attenzione. A pensar male, andreottianamente parlando, si fa peccato ma ci si azzecca sempre. —