La Stampa, 18 ottobre 2022
Molti universi
Cumrun Vafa sfoggia un nome esotico, che gli viene dall’essere un americano originario dell’Iran. Professore di fisica all’Università di Harvard, è fra i protagonisti dello sviluppo della teoria delle stringhe (una cattiva traduzione di «string», per quanto ormai inestirpabile dall’uso, mentre sarebbe corretto parlare di corde o cordicelle).Questa teoria ipotizza che le particelle elementari non siano sferette, ma cordicelle lineari, oppure variamente piegate o arrotolate, che, vibrando in diversi modi, creano tutto quello che esiste. La teoria, finora indimostrata, si porta dietro una quantità di conseguenze che piacciono moltissimo alla fantascienza, fra cui l’esistenza di uno spazio a 11 dimensioni e quella di un multiverso (da non confondere col metaverso digitale), formato da tantissimi universi (in numero non infinito, ma enorme) e paralleli al nostro. Intervistiamo Vafa in quanto ospite del Festival della Scienza e gli facciamo la prima domanda proprio sul multiverso.Fra i motivi che spingono lei e altri astrofisici a esplorare il multiverso c’è la speranza di spiegare come mai possa esistere un cosmo specifico, il nostro, che sembra fatto apposta in modo che possiamo viverci. Lo si depotenzia a un caso fra tanti. Ma c’è chi resta perplesso: per spiegare il nostro universo lo si inserisce in un multiverso ancora più complicato, fatto da uno zoo di cosmi di ogni genere? La toppa non è peggiore del buco?«In base alla teoria delle stringhe il numero di universi che possono esistere è vasto, indipendentemente dal fatto che ci piaccia o no. Il nostro è solo uno di questi esempi e non l’unico. Certo, alcuni degli universi che possono esistere sono noiosi o poco interessanti, perché durano per poco tempo o sono così piccoli che difficilmente possono immagazzinare informazioni. Naturalmente noi umani non viviamo in quell’angolo del multiverso. Alcuni fisici hanno partorito una tesi estrema opposta, sostenendo che il nostro universo è esattamente quello che è, in modo che possiamo viverci. Lo chiamano “principio antropico”. Io non credo affatto a questa tesi. Ritengo invece che viviamo per caso in un cosmo appartenente a un sottoinsieme di universi abitabili».Lei sta pubblicando in Italia il libro «Enigmi per decifrare il mondo» (Edizioni Dedalo), in cui parla di una serie di enigmi che ci offrono la chiave per capire l’universo. Quali sono questi enigmi? Puoi darci un esempio dei più intriganti?«Nel libro ne racconto un centinaio. Ce ne sono alcuni che riguardano la storia della scienza, per esempio le leggi di Newton o la Relatività di Einstein, e altri che si affacciano sul presente e sul futuro, come i buchi neri e la stessa teoria delle stringhe. Senza darne la soluzione, le cito un enigma che ha a che fare con il modo in cui le particelle elementari si dotano di una propria massa. Supponiamo di avere quattro città ai quattro angoli di un quadrato. Qual è il sistema autostradale più corto che colleghi tutte le città insieme?».Qual è questo modo? E come si lega il quesito alla massa delle particelle?«Non glielo dico, ma avverto: la risposta che sembra ovvia non è quella giusta!».Lei ha citato alcuni enigmi storici. Quando viene svelato un enigma, arriviamo al termine di un tratto di strada, punto e basta, o disvelare un mistero ne suscita altri? Insomma, da un enigma possono nascere altri enigmi?«Sì, in effetti gli enigmi non sono solo divertenti da risolvere in sé, ma suggeriscono nuovi modi di pensare ad altre cose. E sì, possono suscitare nuovi enigmi, su questioni che prima non si potevano immaginare. Questo è tipico del progresso scientifico: risolvere un problema spesso solleva nuove domande, ed è così che avanza la scienza».Invece non arriverà il momento in cui ci troveremo davanti a un unico enigma e potremo dire: ecco, chiarito questo, sapremo tutto dell’universo?«No, non sapremo mai tutto del cosmo. Ma è piuttosto soddisfacente vedere come diversi aspetti della realtà, nella sua maestosità, siano condensabili in semplici enigmi matematici che si prestano a essere svelati».Ultima domanda: la teoria delle stringhe ha molti sostenitori e molti detrattori. I detrattori affermano che è fatta da tante astrazioni e poche prove sperimentali. A che punto siete voi «stringhisti»?«La teoria delle stringhe ha già portato a una rivoluzione nel modo in cui l’umanità pensa all’universo. Tuttavia, rilevare le stringhe in modo diretto è difficile, per via delle dimensioni. Però ci aiuta il fatto che la teoria ha degli effetti indiretti sulla fisica a lunga distanza e questi si possono misurare. Per esempio, certe proprietà dell’energia oscura e della materia oscura, che dominano l’universo, sono fortemente influenzate dalla teoria delle stringhe. Sono convinto che esperimenti futuri, alcuni entro un decennio, possano confermare alcune previsioni della teoria, e quindi darne una validazione indiretta».