Corriere della Sera, 17 ottobre 2022
Intervista a Anna Bonamigo e Adriano Panatta
Anna si fa di colpo seria e appassionata come tutte le donne che ci tengono a tracciare con precisione i contorni di un grande amore, smette di scherzare (è simpatica), posa il caffè e dice: «Ci siamo risposati da molto adulti, ciascuno dopo un primo divorzio. Lui a 70 anni suonati, io qualcuno in meno. Non abbiamo mai smesso di credere nell’istituzione matrimonio, avevamo ancora voglia di sentirci una famiglia. Il nostro è un amore maturo ma allegro, continuiamo a stupirci ogni giorno». Adriano riemerge da una nuvola di fumo e fa Adriano, scanzonato e ironico da quando mandava ai matti Bjorn Borg sulla terra rossa di Parigi: «Storia meravigliosa… ma di chi parli, amore mio?».
Anna Bonamigo e Adriano Panatta, lei avvocato (civilista), lui eterno ragazzo col ciuffo, la coppia più bella di Treviso dove lui, romano di Roma, si è trasferito per passione. Sposati il 10 ottobre 2020 a Ca’ Farsetti, Venezia, dall’amico comune ed ex magistrato Carlo Nordio, conoscenti da sempre, ritrovati a Capri nell’estate 2013, quando Anna ballava scalza con Peppino (di Capri) e Adriano stava incollato al divano, fedele alla (personale) regola di vita: «L’uomo non dà la manina per strada, non canta e non balla». Perché no? «Hai mai visto Robert Mitchum cantare o ballare?».
Anna, come è cominciata?
«Me lo ricordavo rigido, a Capri quell’anno lo trovo ammorbidito ma non succede nulla. Torno a Treviso, mi chiama: devo organizzare lì una cosa di tennis, mi prendi appuntamento col sindaco? Lo accolgo, lo porto in giro, chiacchieriamo. Iniziamo a sentirci. Un giorno, rivedendolo, mi accorgo che gli si è acceso l’occhietto».
Adriano: «Non mi risulta».
Anna: «Inizia a corteggiarmi. Poi mi ha confessato che aveva capito male la mia età!».
Adriano: «Ma non è vero!».
Nessuna esitazione a infilarsi in una storia con l’Adriano nazionale, eroe di Davis?
«Mille dubbi! Ero titubante. Il passato sportivo, la fama da sciupafemmine…».
Adriano: «Ma de che?!».
Anna: «Mi ero separata dopo 23 anni di matrimonio, però speravo ancora nell’amore. Infatti è nato un sentimento fortissimo. Dopo qualche mese, Adriano mi chiama: vengo a vivere da te a Treviso».
Una scelta netta.
«Dopo una vita raminga, io credo che con me a Treviso Adriano abbia trovato una casa, una stabilità, una normalità che gli mancava. Il cinema e la pizza, in bici sul fiume, cose che non aveva mai fatto».
E poi l’investimento sulla città: l’ex Sporting Club Zambon rilevato a un’asta e trasformato nell’Adriano Panatta Racquet Club.
Adriano: «Un progetto a cui ha subito partecipato il mio caro amico Philippe Donnet, Ceo del Gruppo Generali e mio testimone di nozze. Tutti i trevigiani, inclusa Anna, hanno iniziato a giocare a tennis qui. Abbiamo ridato vita a questo spazio, riqualificato la zona, riportato la gente allo sport dopo la pandemia».
Ha ancora voglia di andare in campo a insegnare dritto e rovescio, Adriano?
«Solo con i ragazzini, gli adulti mi annoiano. La scuola è in mano a mio cugino, tradizionalista come me: dire che non insegniamo il rovescio a due mani è eccessivo però di certo qui le rotazioni esasperate non sono benvenute».
La proposta di nozze è stata tradizionale come il bel rovescio di Panatta, Anna?
«Un biglietto che accompagnava un mazzo di rose il 29 gennaio, giorno del mio compleanno: auguri, amore, vuoi sposarmi? Post scriptum: solo se te la senti, eh».
Adriano: «Mica mi sono messo in ginocchio con l’anello!».
Anna: «Poi hai fatto anche quello».
Com’è Adriano, quando non fa Panatta?
«Sensibile, generoso. Vero. Mai uno sgarbo. Non è il tipo che ti tiene aperta la portiera, quando andiamo in giro insieme lui avanza ad ampie falcate e a me tocca inseguirlo sul tacco 12 ma è come se mi aprisse la strada: va avanti e controlla. Il suo più grande pregio è che è presente. Nessun gesto eclatante, ma c’è».
Il suo passato di campione lo rende un compagno impegnativo?
«Eh, un po’ sì. Gli impegni, gli inviti, la riconoscibilità. Ha momenti in cui si estranea e io faccio fatica a capire. Ma so come prenderlo: quando ha bisogno di stare solo, gli lascio i suoi spazi. Poi, passato il silenzio, torna. Ed è di nuovo simpaticissimo».
Adriano: «Sono fatto a modo mio, a volte mi do fastidio da solo. Sai che c’è? A me le lunghe conversazioni sullo stesso argomento mi stufano. Ho molto rispetto per la libertà degli altri, ogni tanto ho bisogno di godere della mia».
Davvero non ha mai cantato in presenza di una donna?
Anna: «Sì che ha cantato! Una volta, in auto da Roma a Treviso, abbiamo ripassato a squarciagola tutto il repertorio di Battisti».
Adriano: «Infatti volevo lasciarti giù a Roncobilaccio».
Le famose facce di Adriano, celebrate anche dal documentario di Procacci sulla Davis del ‘76, «Una Squadra».
«Uh, non ne parliamo. Quando giochiamo a padel, oltre alle facce, mi ruba tutte le palle. Ora capisco cosa ha passato il povero Paolo Bertolucci in doppio…».
Torniamo al matrimonio. Ho la sensazione sia stato un giorno speciale, Adriano.
«Lo è stato. Per la prima volta in vita mia sono riuscito a riunire nella stessa stanza i miei tre figli, i miei due nipoti e i miei due fratelli. Magico. Peccato per quell’usanza barbara imposta da Anna la sera prima…».
Cioè?
«Case separate, lo sposo non deve vedere la sposa, cose medioevali, maddai!».
Anna: «Ci tenevo!».
Adriano: «Non ti ho raccontato una cosa buffa. Fumavo fuori da Ca’ Farsetti, aspettandoti. Passa una coppia di giovani sposini, lei stupenda, aria mediorientale. Famo a cambio? ho chiesto al marito. Abbiamo riso come scemi. Poi sei arrivata tu, bellissima. E ho capitolato».
Si è commosso, Anna?
«Aveva l’occhio lucido ma si è tenuto».
Adriano: «Altra regola: l’uomo vero piange molto, ma sempre da solo».
Per cosa si litiga a casa Panatta-Bonamigo? Anna ha avuto una breve militanza politica a Treviso nel centrodestra, Nordio mentore; Adriano è noto sinistrorso. La politica vi divide?
Anna: «Fu una campagna di servizio, una parentesi interrotta dalla scomparsa improvvisa di mio padre, che mi spinse a prendere in mano lo studio. Le affinità politiche tra me e Adriano non mancano, magari le idee le esprimiamo in modo diverso ma spesso ci ritroviamo a dire le stesse cose».
Adriano: «Io sono da sempre liberale e progressista, anticomunista e antifascista nella stessa identica maniera. Alla mia età, dopo averla frequentata all’opposizione a Roma con Rutelli, alla politica credo poco. Scelgo le persone, non i partiti».
E se Anna volesse tornare alla politica attiva?
«Serve troppo pelo sullo stomaco, né lei né io siamo persone così. La sconsiglierei vivamente. Per amore, solo per amore».