la Repubblica, 17 ottobre 2022
Se Fascina detta la linea al Cav
Il dubbio di Pulcinella: e se in tutto quello che è successo ci fosse anche lo zampino dell’onorevole Marta Fàscina, o Fascìna, la quasi moglie di Berlusconi?
Da una trentina di anni ormai l’osservazione e di conseguenza l’informazione politica hanno dovuto assumere i codici e lo sguardo con cui si cerca di decifrare le dinamiche di corte. È uno scrutinio al tempo stesso appassionante e ingrato perché, più che la razionalità dei progetti e delle alleanze, è la vita stessa che entra nuda e cruda nella contesa in termini di favoritismi, ambizioni, gelosie, tradimenti e ripicche ai quali, nel caso del Cavaliere, si sommano i circuiti famigliari, per giunta di primo e di secondo letto.
A farla breve, l’ipotesi è che l’altra settimana il vecchio e malconcio sovrano sia stato mandato a sbattere dalla coppia Ronzulli-Fascina, cuore del cuore di quel cerchio magico che in varie accezioni (giglio, raggio, tortello) comunque accompagna il processo di regressione tribale dei partiti in Italia. A differenza di Ronzulli, che dopo tutto voleva accomodarsi su una poltrona ministeriale di serie A, non è del tutto chiaro il movente che avrebbe spinto la muta e ieratica favorita a perseguire il fallimentare disegno di votare scheda bianca contro La Russa e quindi ai danni di Meloni.
Si è letto che sulla faccenda sono intervenuti i figli, Marina e Piersilvio, più che scontenti della gestione politica e della figuraccia paterna: ed ecco che sull’orizzonte post-cortigiano della sconfitta s’intravede, con sintomatica puntualità, l’immagine di una Fascina espiatoria, con possibili intrugli e ripercussioni tali da rendere il momento ancora più aggrovigliato, sorprendente e teatrale – commedia e melodramma, tanto per cambiare.
Ora, non sono cose che si certificano dal notaio, ma pure a costo di allungare il tavolo del famigerato gossip assegnandogli respiro, funzione e perfino dignità, può tornare utile l’analogia, o se si vuole la serialità con cui vanno in scena le crisi nell’ambito del berlusconismo. Percui tocca ricordare come nel giugno del 2016, allorché dopo la debacle alle amministrative il Cavaliere dovette subire una rischiosa operazione all’aorta, già all’ospedale Marina figlia, insieme ai vecchi amici e consiglieri tagliati fuori, puntò il dito sul precedente cerchio magico, cioè sull’accoppiata Francesca Pascale e Mariarosaria Rossi: «Stava morendo per colpa vostra!».
Sono, come ovvio, questioni delicate e nulla impedisce di pensare che Silvione, cui aldilà di ogni convenienza le due si erano in fondo affezionate, fosse in qualche modo disposto a farsi “spremere come un limone” fino al cedimento fisico. Fatto sta che mentre giaceva al San Raffaele, fu fatta ritornare a villa San Martino la fedele segretaria Marinella, si affidarono i conti a un manager con un cognome degno di Flaiano, il dottor Cefariello, e soprattutto venne dato il benservito a Rossi.
Come molti ex di quel mondo (il maggiordomo Alfredo, il cuoco Michele, Walterino Lavitola e la stessa Ruby) la penultima “badante” si è poi lanciata nella ristorazione aprendo una pizzeria dalle parti di Caserta, “Codice Rossi”. Ma fu proprio allora che per sostituirla accanto a Berlusconi, per scelta anche famigliare arrivò Licia Ronzulli che, oltre al vantaggio di essere un’infermiera, aveva dimostrato una certa abilità nella vendita del Milan. È dall’ufficio stampa della squadra rossonera che, forse non a caso, proviene Fascina, a quei tempi in versione assai meno compassata e capigliatura spensieratamente ricciolona. Nel 2018 le fu garantito un super collegio, venne quindi eletta e di lì a poco scalzò Pascale dal cuore del sovrano inaugurando in un nuovo cerchio magico.
A riprova di come tali entità della post-politica tendano a farsi soggetti autonomi, tanto la pariglia Rossi- Pascale favoriva l’ala moderata di Forza Italia, in primis Carfagna, quanto quella Ronzulli-Fascina virò verso un asse preferenziale con Salvini. E qui ci si ferma – magari in attesa di un terzo cerchio magico e cortigiano.