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 2022  ottobre 16 Domenica calendario

MIRELLA SERRI RISPONDE A PAOLO GUZZANTI - NEL SUO ARTICOLO DI OGGI SU “IL GIORNALE”, HA RAGIONE QUANDO DEPRECA L’ESECUZIONE SOMMARIA DI CLARETTA E L’ESPOSIZIONE DEL SUO CORPO A PIAZZALE LORETO. MA HA TORTO MARCIO QUANDO SOSTIENE CHE NON C’ERA “NESSUNA RAGIONE PER GIUSTIZIARLA”, OVVERO CHE LA PETACCI AVEVA LA SOLA “COLPA” DI ESSERE L’AMANTE DI MUSSOLINI, UNA “NON COLPA” INSOMMA. IN REALTÀ DI RAGIONI PER SOTTOPORRE IL SUO OPERATO A UNA SUPREMA CORTE DI GIUSTIZIA VE N’ERANO DI SOSTANZIOSE E NUMEROSE…" -

 https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ldquo-sara-difficile-che-questo-paese-faccia-grandi-passi-avanti-se-328337.htm Mirella Serri per Dagospia

Per carità! Basta con l’odio, basta con le divisioni! Soprattutto basta con l’uso strumentale dei fatti storici. Le scritte apparse alla Garbatella contro il presidente del Senato Ignazio La Russa sono frutto di ignoranza, cialtronaggine e pure di stupidità. Quelli che scrivono non conoscono nemmeno le modalità dell’esecuzione di Mussolini. Il quale non avrebbe dovuto mai essere giustiziato in quel vile e barbaro modo ma avrebbe dovuto essere sottoposto a un giusto processo. Una Norimberga italiana meritava anche la donna che per tanti anni fu al fianco del Duce, Claretta Petacci.

Paolo Guzzanti, nel suo articolo di oggi su “il Giornale”, ha ragione quando depreca l’esecuzione sommaria di Claretta e l’esposizione del suo corpo a Piazzale Loreto, “giustiziata a colpi di mitra per nessuna ragione ed esposta con le sue intimità all’oltraggio della folla”. Ma ha torto marcio quando sostiene che non c’era “nessuna ragione per giustiziarla”, ovvero che la Petacci aveva la sola “colpa” di essere l’amante di Mussolini, una “non colpa” insomma.

In realtà di ragioni per sottoporre il suo operato a una Suprema Corte di giustizia ve n’erano di sostanziose e numerose. E’ vero: Clara è passata alla storia per essere stata una donna giovane, assassinata innocente a fianco del Duce. Ma si tratta di una mistificazione: la Petacci non si tenne affatto fuori dai giochi politici del Ventennio, né fu solo o soprattutto l’amante-trastullo esclusivamente asservita ai voleri del Duce. Come hanno dimostrato Pasquale Chessa e Barbara Raggi ne “L’ultima lettera di Benito” (Mondadori) e come chi scrive ha cercato di documentare nel volume “Claretta l’hitleriana.

La donna che non morì per amore di Mussolini” (Longanesi), la compagna di Benito fu profondamente e “radicalmente antisemita”, come diceva lei stessa, fu un’ascoltata consigliera politica del despota e fu un’attiva collaborazionista dell’esercito che occupava l’Italia (cosa per cui era prevista la pena capitale).

Ma come accade spesso alle donne, nel Bene e pure nel Male, il loro ruolo viene sminuito e trascurato. Il vero operato di Clara venne denunciato da gran parte della stampa italiana nell’agosto del 1943, dopo la caduta del regime: insieme alla famiglia, e in particolare al fratello, aveva compiuto furti e ruberie, aveva praticato il vietatissimo contrabbando di oro, aveva goduto di assegnazione di terreni pubblici, aveva messo in piedi un traffico di certificati in modo da concedere agli ebrei più benestanti colpiti dalle leggi razziali, a fronte di grossi compensi, l’arianizzazione, ovvero il passepartout per sfuggire alla persecuzione.

Trasferitasi a Salò per stare a fianco di Benito fu confidente e collaboratrice di Guido Buffarini Guidi, ministro dell’Interno (che emanò l’ordine di polizia per internare tutti i gli ebrei, sia italiani sia stranieri, nei campi di concentramento provinciali). Inoltre fu la longa manus dell’ambasciatore plenipotenziario di Hitler, Rudolf Rahn, nel governo di Salò e svolse un ruolo di sottogoverno, mettendo in posti cruciali i fedelissimi dei nazisti. Si propose addirittura a Mussolini come interlocutrice di Hitler per andare a Berlino e convincere il Cancelliere del Reich a spedire nuovi contingenti militari in Italia. Il suo attivismo nazifascista era assai noto: come le scrisse il Duce poco prima di morire, “tu sei odiata dagli italiani al pari di me e anche più di me”.

Ha raccontato Aldo Lampredi, responsabile dell’assassinio di Mussolini e della Petacci, che anche i partigiani ben conoscevano le sue responsabilità e non ebbero esitazioni nell’eseguire gli ordini emanati dal CLNAI nei suoi confronti. L’omicidio però non fu la strada giusta. Bisognava rendere edotti tutti gli italiani del suo agire efferato, facendo emergere la verità in un’aula di giustizia. Ma in Italia, complici anche gli antifascisti, si preferì non fare i conti con il passato. Clara era una donna astuta e intelligente: la sua vocazione al Male e le sue nefandezze sono state per tanto tempo cancellate.