il Fatto Quotidiano, 16 ottobre 2022
Il sesso secondo La Russa
Ti ricordi la prima volta, Ignazio, la prima volta che hai fatto l’amore? Ti ricordi lei com’era? Dove eravate? Ti ricordi se ti è piaciuto? Eri imbranato? Lei è rimasta contenta? Era il 16 ottobre 2002. Ignazio La Russa era uno dei tanti uomini politici italiani. Uno dei pochi che militava nel partito erede del fascismo, il Movimento Sociale Italiano. Io stavo realizzando una delle mie interviste per il settimanale Amica. Interviste basate sui rapporti dei politici italiani col sesso, meglio ancora, sulla prima volta che avevano fatto l’amore.
Non è sempre facilissimo fare il giornalista. Ci vuole una certa dose di faccia tosta per fare domande del genere. Soprattutto a un uomo, soprattutto a un politico, soprattutto a un signore che affondava i suoi pensieri politici nel movimento fascista. Io, una volta, ho chiesto anche a Silvio Berlusconi se aveva pulsioni gay e lui non l’aveva presa benissimo. Mi aveva detto: “Lei, per caso, è un pervertito?”.
Ignazio La Russa fu più disinvolto. Ammise di avere in sé una alta percentuale femminile. Ciò mi dette il coraggio di fiondarmi in quella crepa aperta. E gli chiesi se aveva mai avuto rapporti omosessuali. Posso fare questa domanda a un ex fascista? “Puoi. Ma la mia risposta è no”, disse. Io, giornalista a schiena dritta, non mi arresi. Se ti scoprissi improvvisamente gay che cosa faresti? “La prenderei male. Non vorrei perdere i piaceri dell’eterosessualità”.
Io gli chiarii che esistevano anche i piaceri dell’omosessualità, senza convincerlo. E sui piaceri dell’eterosessualità ci intrattenemmo piacevolmente per un paio di ore. Cominciammo dalla prima volta che aveva fatto sesso. “Ricordo tutto. Tutti i particolari. Ma è il caso?”. È il caso. Ignazio La Russa, 52 anni, deputato di An, mefistofelico e bruttarello braccio destro di Gianfranco Fini, aveva 17 anni quando aveva fatto l’amore la prima volta. Flavia. “Eravamo innamorati. Lei era vergine. Non le dissi che ero vergine anche io”. Ma lei la sapeva lunga e glielo chiese. E lui mentì. Fece finta di essere un grande esperto in fatto di sesso. “Invece ero assolutamente imbranato. E anche un po’ impaurito. Lei era più imbranata di me. Fu una cosa dolcissima”.
Insomma, il mefistofelico braccio destro di Gianfranco Fini, confessò di essere un tenerone. Partimmo dai fondamentali. Che cosa è l’amore? “Mica sono un Bacio Perugina”. Uno sforzo. “Un sentimento profondo che nasce dall’incontro tra due anime”. Giusto. Bacio Perugina. Per essere un fascista non sembrava molto macho. Ignazio mi parlò di tutta quella che era la sua sfera sentimentale e sessuale. Mi disse che spessissimo aveva desiderato la donna d’altri. E che quello era un comandamento maschilista. Mi disse che la prima cotta l’aveva presa per Sara, la ragazzina siciliana. “Io ero carino, avevo dei begli occhi verde-azzurro, una bella voce”. Sembra incredibile. La Russa bello e con una bella voce! Sesso? “Grandi balli della mattonella, l’unico sesso che si faceva a quell’età”. La canzone più arrapante? “Un granello di sabbia. Nico Fidenco. Ti voglio cullare, cullare, posandoti sull’onda del mare del mare… Era praticamente una scopata”. Però molto romantica. “Ai miei tempi c’era il silenzio. Il linguaggio degli sguardi. La comunicazione a distanza, far capire senza dire. Delicatezza”.
Fascista atipico. “Il fascista, storicamente parlando, non doveva essere macho. Doveva essere potente. Andare con le donne. Essere pronto al sesso. Andare al casino in compagnia”. Se fossi maschilista mi diresti con quante donne sei stato? “Non ho mai fatto le tacche. Oggi è quasi più snob dire: “Non mi tira più”. Le vanterie sessuali sono sempre esistite. “Semmai mi vanto della qualità”. La tua donna ideale? “Mora, occhi chiari, gambe lunghe. Latina. Cucinotta. Ferilli. A pari merito”.
Ma torniamo alla politica. Potevo evitare di chiedergli se avesse mai avuto storie con ragazze comuniste? “Tantissime. Mai avuto preclusioni politiche”. La politica non è tutto. “Vallo a dire a quella ragazza che si accorse che ero di destra solo sul più bello”. Sul più bello? “Avevo 20 anni, lei si chiamava Nema e sul più bello mi disse: ‘Non posso: mio padre è partigiano’”.
Sul più bello. “Sul più bello”. Non riuscii a fargli dire che cosa voleva dire “sul più bello”. Com’era finita? Lei si era rivestita, lo aveva salutato e sulla porta aveva cantato Bella Ciao? Non è dato sapere. “Sul più bello” il papà partigiano aveva avuto la meglio sugli occhi verde-azzurri del ragazzotto fascista.
Ebbi anche la possibilità di indagare sul tasso di “femminismo” di colui che era ancora ben lontano, allora, dall’essere la seconda carica dello Stato. Tradire è uguale per uomo e per donna? “Se ragiono dico di sì. Ma non ragiono e dico di no. Il tradimento della donna è più grave”. Vergogna Ignazio! Ti avevo dato la possibilità di fare bella figura e l’hai gettata alle ortiche. Ma già che siamo ormai intimi, come sei come amante? “Tenero”. Ecco fatto, avevo intervistato l’unico fascista tenero che si aggirava per l’Italia. Allora, quasi per vendicarmi, feci partire l’ultima domanda. Cattiva, antipatica, dispettosa. Anche un po’ scema. Sei un eiaculatore precoce? “Non sono un incredibile stallone”. L’avevo capito. “Ma nemmeno uno di cui le donne dicono: ‘Dio mio che disastro’. Nella media. A chi non è andata male una volta nella vita?”.
È vero. A chi?