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 2022  ottobre 16 Domenica calendario

La vita di Bono Vox raccontata da lui stesso

Comincia tutto con un annuncio affisso all’inizio dell’anno scolastico, nel settembre del 1976, sulla bacheca della Mount Temple School di Dublino: «Batterista cerca musicisti per formare una band». Non passa molto tempo prima che Larry Mullen, Adam Clayton, David Evans e Paul David Hewson poi soprannominato Bono Vox dall’amico Fionan, a sottolineare quelle sue incredibili doti vocali si ritrovino a suonare nella cucina del primo, trasformata in un’improbabile sala prove. «È bizzarro come il nostro destino si compia naturalmente. Siamo tutti stipati in quel forno che è la cucina di Larry. Come facciamo a far entrare in questa stanza così piccola la batteria, gli amplificatori e noialtre apprendiste rockstar?», scrive Bono ritornando con la mente a quei giorni, cruciali per quello che sarebbe stato il futuro degli U2, una delle più grandi band di sempre.
L’OPERA
All’epoca il cantante aveva solamente 16 anni. Oggi ne ha 62 e racconta la sua vita in un’autobiografia. Si intitola Surrender. 40 canzoni, una storia e uscirà negli Usa e nel Regno Unito l’1 novembre, per poi arrivare nelle librerie italiane il giorno successivo (edito da Mondadori).In 696 pagine 40 capitoli, ciascuno ispirato a una canzone del gruppo il frontman degli U2 si mette a nudo e confessa le fragilità dell’uomo, nascoste dietro l’apparente invincibilità dell’artista: «Surrender, arrenditi, è una parola carica di significati per me. Essendo cresciuto nell’Irlanda degli Anni ’70, con i pugni alzati (musicalmente parlando), non era una prospettiva che mi venisse naturale», dice lui, nato nel Northside di Dublino da padre cattolico e madre protestante e cresciuto nei primi, durissimi anni delle violenze settarie tra protestanti unionisti e repubblicani cattolici che avrebbero insanguinato l’Irlanda del Nord per un trentennio (con gli U2 avrebbe raccontato il conflitto nordirlandese in Sunday Bloody Sunday). E pensare che proprio «per volere di Dio» rischiò di rinunciare al rock and roll e di diventare un predicatore. Così, almeno, gli suggerì di fare un fanatico della comunità di ultracattolici che frequentava all’epoca, sostenendo di aver avuto una visione: «Disse: Devi rinunciare alla musica. Il mondo è rotto e non è attraverso il rock che tu puoi ripararlo, ma interpretando canti di lode», ricorda il cantante. Quando Bono chiamò il manager Paul McGuinness per comunicarli la decisione di lasciare il gruppo, questo gli rispose che aveva appena firmato un contratto per un tour negli Stati Uniti: «Dissi: Scusa, credo di non aver capito bene». L’album War nel 1983 superò i 10 milioni di copie vendute a livello mondiale: da quel momento niente sarebbe stato più lo stesso nella storia degli U2.
IL LUTTO
Un capitolo, intitolato Iris (Hold Me Close), come la canzone a lei dedicata contenuta in Songs of Innocence del 2014, è tutto incentrato sulla morte della madre Iris. Fu per esorcizzare il dolore legato alla perdita improvvisa, a causa di un aneurisma cerebrale, che il 14enne Paul David Hewson cominciò a cantare. Nelle pagine del libro racconta nel dettaglio i momenti immediatamente successivi al decesso: «Portano me e mio fratello Norman in ospedale per dirle addio. Entro nella stanza arrabbiato con il mondo intero. Non riesco a capacitarmi che una parte di lei già non ci sia più. Le teniamo la mano. Ho pochi ricordi di mia madre Iris. Il fatto è che dopo la sua morte in casa non si è più parlato di lei. Forse, però, la verità è peggiore. E cioè che non abbiamo più pensato a lei». Tra le canzoni non può mancare Sweetest Thing, dedicata alla moglie Ali. La coppia che ha quattro figli, uno dei quali, Elijah, 23 anni, ha seguito le orme del padre fondando una band, gli Inhaler ha appena festeggiato i quarant’anni di matrimonio: «Non ho mai avuto bisogno di prendere droghe o di fare sesso con le groupie perché ho incontrato la donna dei sogni».
Chissà come i compagni di band hanno preso le sorprendenti dichiarazioni alle quali si è lasciato andare all’inizio dell’anno: «Penso che gli U2 remino molto verso l’imbarazzo, siamo proprio al limite». Le attività del gruppo sono state congelate. Quello che debutterà il 2 novembre al Beacon Theatre di New York e che lo vedrà presentare il libro è stato annunciato come un vero e proprio tour solista di Bono, che durante gli show si esibirà da solo. In Europa arriverà nella seconda metà del mese, ma non sono previsti passaggi in Italia: «Mi manca stare sul palco e la vicinanza del pubblico degli U2. Più che un memoir, questo libro è un racconto collettivo, se penso a tutte le persone che mi hanno permesso di arrivare fin qui».