la Repubblica, 16 ottobre 2022
Biografia di Lorenzo Fontana
ROMA – Quando era eurodeputato, dieci anni fa, tentò insieme a Mario Borghezio di consacrare l’Europa alla Madonna di Fatima, devozione assurta nel corso del Novecento a mito anticomunista. La statua portoghese che avevano prenotato, però, si perse all’aeroporto di Amsterdam e dovette essere sostituita da una copia rimediata all’ultimo. Il fervore di Lorenzo Fontana non ne uscì diminuito. Dagli scranni di Montecitorio ringrazia Papa Francesco, cita san Tommaso, ricorda la figura del giovanissimo beato Carlo Acutis. Ma il nuovo presidente della Camera ha un pedigree di cattolico ultrà. C’è lui dietro alla svolta di Matteo Salvini che nel 2019 iniziò a baciare rosari e invocare la Madonna, a turno di Fatima o di Medjugorje. Il cristianesimo è inteso come marcatore identitario e serbatoio di valori anti-moderni. Alla destra, estrema, del padre. Laureato in storia all’Università Europea di Roma, ateneo degli iperconservatori Legionari di Cristo, ha preso una seconda laurea a Padova nel 2011 con tesi sui movimenti populisti in Europa, citando Charles De Gaulle: «Siamo prima di tutto un popolo europeo di razza bianca, di cultura greca e latina e di religione cristiana». Nel 2018 scrive a quattro mani con Ettore Gotti Tedeschi, banchiere dell’Opus Dei ed ex presidente dello Ior, un libro su un suo cavallo di battaglia, “La culla vuota della civiltà”. L’impegno pro-life è una fucina d’incontri. Nel 2017 sfila a una marcia per la vita, a Roma, con Giorgia Meloni, monsignor Carlo Maria Viganò – l’ex nunzio apostolico negli Usa che negli anni si scatenerà contro Papa Francesco – e il cardinale Raymond Leo Burke, col quale si costruisce nel tempo una certa dimestichezza. Statunitense, il porporato vive a Roma ed è uno sfrenato sostenitore di Donald Trump, nonché amico, prima di una fragorosa rottura, del suo stratega Steve Bannon. Da ministro per la Famiglia e le Disabilità Fontana organizza nella sua Verona il Congresso mondiale della Famiglia, nel 2019, tappa italiana di una inedita alleanza nata dopo il crollo dell’Unione sovietica tra attivisti della christian right statunitense come Allan Carlson e i russi Alexey Komov, Vladimir Yakunin e Konstantin Malofeev, questi ultimi due imprenditori legati alla destra che affianca il patriarcato ortodosso moscovita nelle battaglie contro le coppie gay. Da ministro promise «il massimo impegno nella lotta alla denatalità», annota ora Avvenire, «cui poi non diede gran seguito». La onlus Pro Vita & Famiglia esulta per la sua elezione: «Il nuovo presidente della Camera dei deputati non poteva essere persona più vicina alle nostre battaglie culturali e politiche», afferma Jacopo Coghe. Altro tema che scalda il cuore di Fontana è la messa tridentina. Sposato con doppio rito, il nuovo presidente della Camera è amico già dai tempi di Verona di don Vilmar Pavesi, sacerdote tradizionalista brasiliano ora a Roma nella chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini. La parrocchia, a due passi da Campo de’ Fiori, è affidata alla fraternità San Pietro, un passo al di qua dello scisma lefebvriano, e il nuovo presidente della Camera vi frequenta le messe in latino. Quando Papa Francesco li sferza, i tradizionalisti gridano alla censura e Fontana chiosa: «Dialogare con tutti tranne che con i credenti nell’ordo missae». L’arcipelago integrista si complimenta per l’elezione: «Rendiamo grazie a Dio e ai voti dei deputati», commenta il blog messainlatino: «dall’abortista Boldrini ad un cattolico convinto». In nome della messa spalle al popolo stringe rapporti con un altro cardinale di Curia, il guineano Robert Sarah, da sempre in rotta con Bergoglio sull’immigrazione come sulla bioetica, quando si parla delle aperture del Concilio o dei rapporti con l’Islam. Altro argomento che accende il leghista. Non passa 7 ottobre che Fontana non twitti un ricordo della battaglia di Lepanto nel 1571, quando «le forze cristiane» salvarono l’Europa «dall’invasione islamica». Quanto di più lontano dal Papa della “Fratelli tutti”.